domenica 1 luglio 2012

Alla 48a. Mostra Internazionale del Nuovo Cinema - Festival di Pesaro stravince "Djeca - Buon Anno Sarajevo" della bosniaca Aida Begic che si aggiudica ben tre premi

PESARO, 1 - Cerimonia di premiazione anticipata e un po’ sbrigativa per dare spazio alla partita Italia-Spagna, per la conclusione della 48a. Mostra Internazionale del Nuovo Cinema con

ben tre premi per il film bosniaco “Djeca” di Aida Begic. A decretare vincitore il film – che verrà distribuito dalla Kitchen Film col titolo “Buon Anno Sarajevo” è stata per prima la giuria composta dalla regista Antonietta De Lillo, dall'attrice Francesca Inaudi e dal critico e cronista cinematografico Boris Sollazzo; poi quella dei giovani, composta da studenti e neo laureati dell’Università di Urbino “Carlo Bo”, infine da una giuria presieduta da Paolo Fosso e composta da Andrea Paolotti e da un rappresentante di Amnesty International Italia che gli ha assegnato il premio “Cinema e diritti umani” di Amnesty International Italia. La giuria ufficiale gli ha conferito il premio Lino Miccichè, all'unanimità, con la seguente motivazione: “Djeca, di Aida Begic, è un film post-traumatico. Un film che ha il pregio di riuscire a parlare senza traccia di patetismo delle conseguenze devastanti della guerra in Bosnia, e allo stesso tempo di ogni conflitto, di ogni shock bellico. E' un'opera dalla delicatezza dolce e dolorosa, come l'interpretazione dell'intero cast, sostenuto dalla superba performance della protagonista, che nonostante la giovane età esprime la maturità e l'asciuttezza degne di una grande attrice.
Un film modernamente neorealista che mescola con perfetto equilibrio finzione e pochissimi elementi documentari, appena accennati e laceranti. Un film in cui il grande talento della regista accompagna lo spettatore nella prospettiva di uno sguardo femminile pudico e potente, empatico e tagliente ma totalmente privo di auto indulgenza. Uno sguardo dolente ma in fondo carico di speranza. Quello di una donna e di una generazione che non ha alcuna intenzione di arrendersi. I giovani giurati, invece, hanno così motivato la loro scelta: “Per la tematica trattata che approfondisce argomenti spesso trascurati o affrontati superficialmente; per l'alta qualità della fotografia e del montaggio; per l'aspetto emozionale che va oltre l'inchiesta asettica suscitando un coinvolgimento profondo nella soggettività della bravissima e giovanissima protagonista”. Hanno poi deciso di assegnare una Menzione Speciale al film israeliano “Sharqiya” di Ami Livne “per la prospettiva originale attraverso la quale emerge il tema della speranza in uno scenario problematico come quello israeliano”. Il premio “Cinema e diritti umani” è stato invece così motivato: “Con una narrazione apparentemente asciutta ma al contempo densa di suggestioni poetiche, in cui l’estetica dell’azione si mescola senza soluzione di continuità all’estetica del linguaggio, il film riesce a raccontare con decisione la condizione di una giovane e antica nazione europea. Attraverso gli occhi e la quotidianità di una donna che vive sulla propria pelle i contrasti drammatici della Bosnia post-bellica senza rinunciare alle proprie convinzioni, si sviluppa una storia che parla di diritti umani soffocati, della commistione tra criminalità e politica e del sacrificio di quello che è il fiore di una nazione ovvero la nuova generazione, resa drammaticamente e disperatamente orfana da una guerra non sua e non ancora superata”. Anche la giuria del premio di Amnesty International Italia ha voluto esprimere una
Menzione speciale al documentario “Ferrhotel” di Mariangela Barbanente perché: “Raccontando la vita quotidiana di una comunità di rifugiate e rifugiati della Somalia, che hanno trovato riparo in un hotel abbandonato al centro di Bari, il film delega la qualità poetica alle voci dei protagonisti. Il loro linguaggio tradizionalmente spirituale ci accompagna e ci guida nelle loro problematiche attraverso i racconti del loro tragico passato, delle loro speranze, dei loro tentativi di integrazione. Il Ferrhotel diventa rifugio per alcuni e gabbia per altri; qualcuno va, qualcuno resta. In tutti, in un presente vissuto tra incertezza e speranza, vi è la determinazione a riprendersi la propria dignità di persone”. Come è noto alla Mostra di Pesaro, la sezione “Cinema in Piazza” propone una selezione dei titoli presenti nelle sezioni principali del festival adatti per un pubblico meno specializzato ma altrettanto curioso. Le cinque pellicole che hanno partecipato a questa sezione sono state: “Barbara” del tedesco Christian Petzold, “Sharqiya” di Ami Livne, “La Jubilada” (La pensionata) del cileno Jairo Boisier, “Unten Mitte Kinn” (Lower Upper Cut) del tedesco Nicolas Wackerbarth e lo stesso “Djeca” (Buon anno Sarajevo) di Aida Begic. Gli spettatori della “piazza” dell’edizione 2012, che hanno votato alla fine di ogni proiezione e sul sito del festival, hanno assegnato il premio del pubblico al film “Barbara” di Christian Petzold, presentato in anteprima fuori concorso. La pellicola tedesca ha conquistato il pubblico della Piazza e ha trionfato con una media di 3,2 punti (su 4), distanziando di misura il vincitore del Concorso “Djeca”, secondo con 3,1. Sul terzo gradino di questo podio immaginario è finito il film israeliano “Sharqiya” con la media di 2,8
Ma ci sono stati, come di consueto, altri premi. La giuria del concorso video Premio Cinemarche Giovani, riservato ai giovani, entro i 30 anni d’età, che vivono, studiano o lavorano nella Regione Marche (per cortometraggi a tema libero della durata massima di 3 minuti), composta dal critico Pierpaolo Loffreda (coordinatore del Premio) e dai giornalisti Paolo Angeletti (“Il Resto del Carlino”), Alberto Pancrazi (Rai) e Claudio Salvi (“Il Messaggero”), ha assegnato a maggioranza il Premio Cinemarche Giovani 2012 al cortometraggio: “Mnemonautica” di Francesca Accorroni, Daiana Acosta, Eleonora Pepa, che è stato proiettato durante la premiazione. La giuria ha anche attribuito due menzioni speciali ai film: “Numero 24” di Serena Zeppilli e a “Black Deceit” di Saverio Romagnoli, Licia Tofani, Gloria Verdicchio, Francesca Marinangeli, Sara Campetelli. José de Arcangelo