venerdì 31 luglio 2009

Al Fiuggi Family Fest, un'esplosione di risate con "L'era glaciale 3": gag, battute e nuovi personaggi


FIUGGI, 31 – Giornata eccezionale al Fiuggi Family Festival, soprattutto per l’affollatissima anteprima di “L’era glaciale 3 – L’alba dei dinosauri” di Carlos Saldanha (e Mike Thurmeir). Un lungometraggio d’animazione, della 20th Century Fox, Blue Sky Studios e Fox Animation, che non ha deluso, anzi. Un’esplosione di risate, una marea di battute e citazioni – riservate soprattutto agli adulti – e nuovi personaggi come il furetto preistorico-mercenario (ma buono, coraggioso e generoso) Buck e, ovviamente, i dinosauri. Perché Manny il mammut e la sua compagna Ellie (incinta del primo cucciolo), la tigre Diego e Sid il bradipo vengono catapultati nel “mondo perduto” dei dinosauri, rimasti isolati dal ghiaccio sottoterra. Tutto a causa di Sid che ha rubato tre uova di dinosauro. Ma la mamma dei ‘piccoli’ è naturalmente molto arrabbiata e li porta via di forza insieme al bradipo. I suoi amici dovranno andare a salvarlo e…

Un cartone animato che funziona sempre di più, mentre lo scoiattolo preistorico Scrat che trova l’amore in una sofisticata simile, ovviamente di nome Scrattina, continuerà a lottare (anche con lei) per l’agognata ghianda ed, entrambi, firanno nel mondo sotterraneo.

Ma anche i film in concorso sono stati ieri al di sopra delle aspettative. Dalla commedia “celeste” spagnola “Angeles S.A.- Angeli Spa” di Eduard Bosch al dramma psicologico di attualità “Versailles” di Pierre Schoeller con il rimpianto Guillaume Depardieu, alla sua ultima interpretazione. Il primo è la tradizionale commedia fantastica i cui riferimenti sono i classici iberici degli anni Sessanta-Settanta ma anche quelli hollywoodiani, con in testa "Il Paradiso può attendere". E la protagonista è una giovanissima cantante Maria Isabel che debutta sul grande schermo come attrice. Una caratteristica del cinema spagnolo di quelli anni che impose bambini canterini come Marisol e Joselito nella commedia e la famosissima Sarita Montiel nel mélo-musical, una star costretta all’esilio artistico dalla Spagna franchista perché in odor di comunismo, prima in Messico, Argentina e, infine, persino a Hollywood (“Vera Cruz”).

Carlos ha una bella, tipica, famiglia: la moglie Julia, i figli Maria Isabel e Dani, a cui vuole bene ma da cui è sempre molto lontano a causa del suo lavoro. Quando Carlos muore in un incidente aereo in cielo scopre che sua figlia non ha un angelo custode e ottiene dal capo degli angeli, Simona, il permesso di poter tornare sulla Terra per svolgere questo ruolo. E dovrà risolvere molti problemi e accettare che la sua famiglia impari a sopravvivere senza di lui.

Quindi, una variazione riuscita della classica commedia fra Terra e Paradiso, un racconto sull’amore, la speranza e le seconde occasioni girato con la leggerezza del tocco e a suon di canzoni.

Molto realistico, interessante e toccante, invece, “Versailles” che narra la storia di Nina, disoccupata senza casa, che vive per le strade parigine con il figlio di 5 anni Enzo. Sbattuta da un ufficio all’altro dall’assistenza sociale, Nina finisce nei boschi di Versailles dove si imbatte in Damien, un giovane ferito dalla vita che vive in una baracca. Intuendone la fondamentale bontà d’animo, Nina compie il gesto azzardato di andarsene per tentare di ricostruire la sua vita lasciando il bimbo alla sua custodia. Il barbone (clochard di ultima generazione), prima riluttante, finisce poi per affezionarsi al piccolo, tanto che tempo dopo lo riconoscerà ufficialmente…

Ritratto del piccolo Enzo, centro emotivo e morale del film, mette in primo piano le difficile vite delle persone (oggi sempre di più) costrette ai margini della società. Però, la sofferenza e la solitudine, non sono la parola definitiva per i personaggi. Forse né Nina né Damien sapranno essere genitori fino in fondo, ma Enzo avrà sempre la fortuna di trovare adulti capaci di stargli vicino e aiutarlo a crescere, senza speculazioni né interessi. Nella pellicola viene fuori come le istituzioni siano inadeguate a risolvere i problemi dei cittadini, promettendo una situazione ‘normale’ e al tempo stesso ostacolandola, con assurdi decreti e leggi controsenso. Che dimenticano prima di tutto le ‘persone’ e i loro sentimenti. Citazione (nel funerale di un barbone) dei versi del poeta spagnolo Antonio Machado, messi in musica dal cantautore catalano Joan Manuel Serrat negli anni Settanta.

In mattinata si è avuto l’incontro “Tanti padri tanti amori” con il poeta Davide Rondoni, il professor Giuseppe Noia e alcuni padri con le loro vicende vissute.

José de Arcangelo

giovedì 30 luglio 2009

A Fiuggi, delude Winterbottom ma divertono i ragazzi Labou e Garfield



FIUGGI, 30 – Ha deluso un po’ tutti la tanto attesa anteprima (in concorso) del nuovo film di Michael Winterbottom “Genova”. Perché, forse per la prima volta, il regista britannico – autore, tra gli altri, di “Go Now” e “In This World – Cose di questo mondo” – parte da uno spunto non nuovo e lo sviluppa in maniera abbastanza convenzionale, tranne il montaggio parallelo – anch’esso ormai abusato - delle vicende del padre e delle figlie. In primo piano, più che sottofondo, ovviamente Genova che diventa scenario e co-protagonista di questo dramma psicologico sull’elaborazione del lutto e sul rapporto genitore-figlie.

Infatti, il capoluogo ligure rappresenta l’inizio di una nuova vita per il professore Joe (Colin Firth che purtroppo non è presente) e le sue giovani figlie, una famiglia che cerca di ricominciare dopo la tragica morte della madre in un tanto banale quanto tragico incidente automobilistico. E, mentre l’adolescente Kelly esplora con cuoriosità i misteri di questo nuovo mondo e i rapporti con i suoi coetanei; la piccola Mary inizia a vedere il fantasma della madre aggirarsi per case e vicoli. Proprio la città contribuirà non poco alla catarsi, a guidare loro in un doloroso viaggio per ritrovare l’affetto che li lega, l’equilibrio infranto e cominciare una nuova vita. Forse proprio a Genova, come fa pensare il finale aperto.

Quindi, un Winterbottom sottotono, senza impennate di genio né intense emozioni. Certo, siamo sempre oltre la media, ma di un autore come lui – che ha affrontato generi diversi quasi sempre con successo – ci si aspettava di meglio.

Tutto altro genere nell’altro film in concorso visto nel pomeriggio, “Labou” scritto e diretto da Greg Aronowitz (Usa). Una commedia per ragazzi che sposa il fantasy e lancia un messaggio ecologico, e lo fa senz’altra pretesa che divertire i bambini, evitando la violenza e usando effetti speciali digitali, ormai a portata di (quasi) tutti. Infatti, la pellicola di Aronowitz è stato premiata in patria come Best of the Fest al Chicago International Children’s Film Fest, e come miglior film agli omologhi festival di New York e Houston.

Tre giovanissimi amici intraprendono un’avventura alla ricerca del leggendario Capitano LeRouge, inabissato con la sua nave e il suo magnifico tesoro nella baia della Louisiana due secoli prima. Ma ciò che troveranno sarà un’avventura al di là di ogni più fervida immaginazione, e la magica creaturina (a metà fra una tartaruga e una scimmia, infatti i ragazzi la soprannomineranno Tartuscimmia) Labou, i cui fischi sono detti essere l’ispirazione originale del Jazz. E così nel film ci sono anche dei gustosi intermezzi jazz e dixieland.

Cartoon Network, invece, ha presentato in anteprima un episodio della serie d’animazione “Ben 10 Forza aliena”, un gradevole cartoon di fantascienza destinato soprattutto agli adolescenti. In serata Boomerang ha presentata in anteprima al PalaFamily, “Garfield in 3D”, ma è l’animazione tridimensionale (sulla scia di quella della Pixar) e non si tratta di un vero film da alcuni episodi messi insieme del nuovo “Garfield Show”. Un gattone sempre e comunque simpatico e sarcastico.

Nella sezione Documentari internazionali è passato “Beyond the Game” di Jos de Putter (Olanda). Un sguardo sul mondo dei campioni dei videogame, del tutto sconosciuto per gli adulti e per quelli che non se ne occupano. Il documentario segue Sky (cinese) e Grubby (olandese), l’attuale campione e il precedente, nel corso del duello finale ai World Championship Cybergames con lo stile di un western ipermoderno e con l’apporto di interviste alle persone a loro più vicine.

José de Arcangelo

mercoledì 29 luglio 2009

Una famiglia composta spesso da donne e bambini sullo schermo del Fiuggi Family Fest

FIUGGI, 29 – Ieri la giornata di proiezioni, la quarta della II edizione del Fiuggi Family Festival, si è aperta con il concorso per presentare il terzo film (di 4 su dodici) diretto da una donna: “Snijeg – Neve” della bosniaca Aida Begic, un dramma corale al femminile sulle conseguenze della guerra, anzi di un altro genocidio, dopo quello del Rwanda affrontato dalla documentarista americana Laura Waters Hinson in “As We Sorgive”.

“Neve” racconta – all’indomani della guerra in Bosnia – una settimana nella vita di una famiglia privata della gran parte dei suoi uomini, anzi dei maschi. Infatti, gli unici sopravvissuti sono il nonno e un bambino ancora traumatizzato dall’orribile massacro etnico. Le donne cercano di andare avanti con il poco che possiedono – marmellate, soprattutto di prugne, e conserve -, facendo i conti con le paure e le domande rimaste senza risposta. Ma un giorno si presenta in casa un uomo della zona, un serbo loro vecchia conoscenza, che vuole comprare la loro terra per conto terzi. Ma nulla potrà cambiare finché la verità non viene a galla.

Gran Premio della Settimana della Critica al festival di Cannes 2008, l’opera è un intenso e commovente dramma – forse un po’ lento per chi ma il ritmo frenetico del cinema contemporaneo - che diventa il quadro, a tratti poetico a tratti inquietante, della vita quotidiana di un piccolissimo villaggio-famiglia, dove i rapporti sono tesi e al tempo stesso resi fragili da lutti, da rancori, da sogni infranti, da verità non dette, appunto. Ma anche una riflessione di come dopo la strage si tenti ancora di cancellare una comunità, un’etnia tramite la speculazione, sradicando i sopravvissuti dalla propria terra.

Nel pomeriggio è toccato all’olandese “Frogs and Toads – Rane e Rospi” di Simone van Dusseldorp con Nino Morris den Brave e Witney Franker. Una tipica, ma non convenzionale, commedia avventurosa su, con e per ragazzi con interventi da musical e titoli d’animazione classica.

Racconta le vicende di un ragazzino che ha promesso al fratello – in ospedale per un piccolo intervento chirurgico alla gola – di prendere in un vasetto delle uova di rana che dovrebbero fargli tornare la voce. E così, il piccolo Max inizia una spericolata fuga dall’ospedale fino in campagna dove abita la nonna che ha tanti animali e si prende cura anche di quelli selvatici feriti o in difficoltà. Per strada si unisce a lui una coetanea di colore, dando il via ad un’avventura per loro sconosciuta, quasi magica. Perché (tutti) i piccoli cittadini non hanno mai visto certe cose e soprattutto gli animali ‘dal vivo’. Ma anche qui, per ragioni ben diverse, gli uomini sono assenti. Tranne il padre della ragazzina che arriverà alla fine.

Oggi per il concorso vengono presentati, la mattina in anteprima italiana, l’atteso film di Michael Winterbottom “Genova”, ambientato nel capoluogo ligure, e nel pomeriggio “Intercampus” di Gabriele Salvatores, Fabio Scamoni e Guido Lazzaroni che fa parte di un progetto più ampio, di cui è stato presentato l’anno scorso al festival di Locarno, “Petites Historias das Crianças” degli stessi Scamoni (anche produttore per RedHouse), Lazzaroni e Salvatores. Il calcio come progetto (InterCampus) per favorire lo sviluppo di bambini vittime della guerra e/o della povertà. E sono gli stessi bambini che raccontano e si raccontano con spontaneità disarmante, spesso commovente.

Il progetto dell’Inter è nato nel 1997 su un programma flessibile di intervento sociale e cooperazione in 17 nazioni nel mondo (dall’Iran al Brasile, dalla Romania alla Cina, dalla Bosnia al Cameroun e alla Colombia) utilizzando il gioco del calcio come strumento di promozione a beneficio di 9mila bambini bisognosi tra gli 8 e i 14 anni, sotto la guida di 200 operatori locali.

Nello stesso pomeriggio di ieri, nella sala Tv, è stato presentato da Boomerang, il canale satellitare dei grandi classici dell’animazione, un episodio di “Le avventure di Piggley Winks”, una serie dove i bimbi conosceranno il mondo attraverso le fantastiche storie di una fattoria, narrate da un nonno ai suoi nipoti porcellini. E il network presenterà stasera, in anteprima italiana, una nuovissima versione in 3D delle avventure del gatto più pigro e goloso del mondo dei cartoon: “Garfield”.

Per i Documentari internazionali abbiamo visto “Luanda, Factory of Music” di Kiluanje Liberdade e Inés Gonçalves (Angola). A Luanda giovani poeti creano musica con le loro parole. Il Dj Buda è uno di loro. Nel suo computer porta alla vita incredibili ritmi elettronici. A squarciagola questi ragazzi sparano parole nel microfono nello stile di Frank Sinatra, producendo una musica che non si è mai sentita, una musica attraverso cui ogni giovane racconta la sua storia. Il risultato di queste sessioni è una cacofonia polifonica che parla della vita in Angola, dei ragazzi stessi che vogliono potersi ascoltare, comunicare, ballare.

Ieri sera anche la terza anteprima italiana, al PalaFamily, con "Flash of Genius" di Marc Abraham con un sempre efficace Greg Kinnear, stavolta protagonista assoluto, nei panni dell'inventore dei tergicristalli ad intermittenza. Un dramma di impegno civile, una storia vera, se vogliamo un biopic su un inventore che osò di sfidare un colosso come la multinazionale Ford, che gli aveva 'rubato' l'invenzione e tentava di farlo tacere a suon di milioni di dollari. Un buon dramma che però non ha i 'lampi di genio' del personaggio. In uscita nelle sale dal 7 agosto.

José de Arcangelo

martedì 28 luglio 2009

Al Fiuggi Family Fest due donne registe tra genocidio, amore e perdono



FIUGGI, 28 – Ben due film in concorso nella terza giornata del Fiuggi Family Festival, diversi in quanto a stile, formato e contenuti, ma entrambi firmati da donne. Il toccante documentario “As We Forgive” della venticinquenne americana Laura Waters Hinson e il dramma psicologico “Who is afraid of the Wolf – Chi ha paura del lupo” della ceca Maria Prochazkovà.

Il primo rievoca una storia da non dimenticare, come quella del genocidio compiuto in Rwanda nel 1994, sotto lo sguardo pressoché indifferente del mondo intero. Ma il film della Waters Hinson – narrato da Mia Farrow – va al di là dell’orrore di questo assurdo fratricidio (oltre un milione gli assassinati) per riflettere anche su perdono e riconciliazione. Si può perdonare una persona che ha brutalmente sterminato tutta la tua famiglia? Questo è il dilemma su cui poggia il documentario, e che lo propone attraverso le storie di due donne rwandesi sopravvissute, Rosaria e Chantale, che si trovano faccia a faccia con gli uomini che hanno massacrato le loro famiglie. Due persone che il giorno prima erano loro amici e vicini. Il film si concentra, infatti, sul tema del perdono (con riferimento alla pratica dell’ubuntu, il sistema tribale che ha permesso di ricostruire la comunità di un Paese distrutto dall’odio), vive dei volti e delle voci di due donne provate nel corpo e nell’anima, ma che non rinunciano a rimettere in piedi la loro vita per amore di chi è rimasto, ma anche in memoria di chi non c’è più.

Vittime di un odio tribale, in fondo di classe, fra i tutsi e i loro aguzzini hutu. Un odio alimentato prima dal colonialismo belga, poi dagli interessi politici ed economici (nazionali e internazionali), che ha distrutto in meno di un mese un milione di uomini, donne e bambini con una ferocia inaudita.

L’ardua accettazione dell’incontro con gli assassini di un tempo, ora liberati dalle autorità e pentiti (hanno accettato la loro colpevolezza confessando i loro crimini), è possibile anche grazie all’appoggio della Chiesa – allora in parte responsabile perché non è intervenuta e in certi casi lo ha fatto negativamente -, che ha sostenuto i processi di riconciliazione e i progetti di sostegno alle famiglie in questo ambito.

Tutta un’altra storia per “Chi ha paura del lupo” che, attraverso le vicende della piccola Terezka, rilegge la fiaba di Cappuccetto Rosso con gli occhi semplici e acuti di una bambina. Affronta in questo modo, ora con serietà ora con leggerezza, il tema della sofferenza dei bambini di fronte alla possibile separazione dei genitori. Ma anche quello della scoperta di essere amati più di quanto si possa immaginare. Due argomenti che vengono spesso sottovalutati dagli adulti, dai genitori, perché troppe cose vengono date per scontate, amore incluso; mentre i bambini hanno sempre bisogno di conferme (affettive) e di rassicurazioni.

La piccola Terezka è attratta e al tempo stesso un po’ spaventata dalla favola, ma sogna di indossarne il costume alla festa in maschera della scuola. Ma la mamma – ex cantante lirica -, agitata dall’incontro con un vecchio amico musicista, si comporta in modo strano, tanto da farle pensare che non sia davvero sua madre, anzi che venga da un altro pianeta. E nessuno degli adulti sembra disposto a darle spiegazioni.

Nel pomeriggio, Boing Tv ha presentato “Febbre a ‘80” ovvero la programmazione speciale dedicata ai cartoni anni Ottanta (in onda in seconda serata), indimenticabili protagonisti della storia dell’animazione, da “Sabrina” a “D’Artacan” passando per “Una per tutte, tutte per una” (Piccole donne) di cui è stato proiettato un episodio. A seguire una puntata della famosissima “Famiglia Benvenuti” (1968) per la retrospettiva dedicata alla Tv italiana.

Per le serate al PalaFamily è toccato a “Casomai”, la fortunata commedia sulla famiglia italiana del nuovo millennio firmata Alessandro D’Alatri (2002), oggi presidente della giuria. Un altro interessantissimo Documentario internazionale è stato presentato in giornata: “Consuming Kids: The Commercialization of the Childhood” (Bambini consumatori: la commercializzazione dell’infanzia) di Adriana Barbaro e Jeremy Earp, che tenta di gettare luce sulle pratiche spietate del marketing multimiliardario per vendere ai bambini e alle loro famiglie qualunque cosa, dal cibo spazzatura ai videogame più violenti ai falsi prodotti educational e per la cura della famiglia. Secondo incontro sul tema “Contraffazione e comportamenti consapevoli”, a cura del Ministero per lo Sviluppo Economico, con il Tenente Colonnello della Guardia di Finanza Marco Frati. Stamattina, invece, il terzo: “Un consultorio al servizio della famiglia e della vita”. Modera l’On. Alberto Volponi. Intervengono gli onorevoli Carlo Casini e Carlo Giovanardi.

Un biglietto cinematografico per la famiglia per permettere anche ai nuclei familiari più numerosi di vedere i film nelle sale cinematografiche italiane. È la proposta emersa al Festival. “Le famiglie con tanti figli hanno difficoltà ad affrontare la spesa del biglietto cinematografico - ha detto il regista Alessandro D’Alatri, a Fiuggi come presidente della giuria -. E’ un peccato per le famiglie ma anche per il cinema: rinuncia ad una fetta di pubblico rilevante per numero e per valore strategico”.

La proposta di un biglietto famiglia è stata fatta propria anche da Mario Sberna, Presidente dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose.

“Porteremo la proposta all’attenzione del presidente dell’Agis - ha dichiarato Andrea Piersanti, direttore artistico del Family Fest -. Il cinema non deve dimenticare la famiglia, il primo driver dei successi di botteghino come dimostrano annualmente gli incassi dei film di Natale”.

José de Arcangelo

lunedì 27 luglio 2009

Il sogno del calcio al Fiuggi Family Fest 2009


FIUGGI, 27 – Seconda giornata della II edizione del Fiuggi Family Festival e, visto che ieri era domenica, la mattina si è aperta all’aperto – nell’area incontri - con la Santa Messa celebrata dal vescovo di Macerata, ovviamente, alla famiglia.

Nel pomeriggio, invece, è stata la volta delle prime proiezioni ufficiali. Per il concorso internazionale è stato presentato il film spagnolo “Carlitos y el campo de los suenos – C. e il campo dei sogni” di Jesùs del Cerro con Gustavo Salmeròn, Guillermo Campra e Irene Visedo. Una commedia dolce-amara che coniuga brillantemente divertimento e sentimenti, emozioni e sorrisi. Da uno spunto non nuovo – la storia dell’orfanello e dei falsi benefattori – nasce una storia originale che pian piano diventa universale e coinvolge il pubblico di grandi e piccini. In questo un po’ ricorda il cinema spagnolo su e con bambini di una volta, ma non lo strappalacrime, bensì la commedia apparentemente innocua che però faceva passare in filigrana realtà e critica sociale.

L’orfano Carlitos ha due sogni nella vita: trovare una famiglia che gli voglia bene e, soprattutto, diventare giocatore di calcio. Talento ne ha, ma il perfido direttore dell’orfanotrofio, Hipolito, non ama lo sport, anzi nemmeno i bambini tanto che sfrutta loro per i propri interessi. Tuttavia quando la federazione nazionale di calcio organizza un concorso per formare la squadra che giocherà nel campionato europeo Junior, Carlitos con l’aiuto dei suoi amici - e all’insaputa di Hipolito che, infatti, lo boicotta -, riuscirà ad entrarvi. Ma sono ancora molte le difficoltà che dovrà affrontare, nonostante il sostegno dell’addetto alla manutenzione dell’istituto, a sua volta ex orfano ed ex campione di calcio.

Presentata anche la nuova serie d’animazione di CartoonNetwork “Secret Saturdays” che andrà in onda la prossima stagione con una striscia quotidiana. Un disegno di ultima generazione per un cartone che unisce tradizione e innovazione, fantascienza e fantasy, tra citazioni e rivisitazioni.

Le vicende di Zac Saturday e i suoi genitori – il geniale inventore Doc e l’esperta archeologa Drew -, una famiglia di scienziati criptozoologi. E Zac conduce una vita che i normali bambini di 11 anni come lui, possono solo sognare. Infatti, è cresciuto nelle foreste pluviali indonesiane e nelle grotte di ghiaccio dell’Antartide, e trascorre le giornate alla scoperta di antiche leggende e divide la sua casa con un bestione peloso: Fiskerton, il ‘fratellino’ adottivo di oltre 2 metri e ½. Ma non solo: I Secret Saturdays girano il mondo e combattono il malvagio Argost - che cela i suoi progetti diabolici dietro lo show ‘Weird Work -, affinché venga mantenuto il segreto dell’esistenza dei Criptici (tra loro lo Yeti e il Mostro di Loch Ness). Un serial che dovrebbe, giustamente, conquistare i bambini i quali, all’anteprima, si sono dimostrati attenti, cioè, gradivano.

Inaugurate anche le retrospettive: Film Padre ha aperto con la rivisitazione di Peter Pan firmata Steven Spielberg “Hook – Capitan Uncino”; mentre quella dedicata alle Famiglie dei Cartoni è stata inaugurata da “Monster & Co”. Peccato sia saltata la riproposta del classico disneyano “Lilly e il vagabondo”. La sezione dedicata agli Sceneggiati italiani ha aperto con “Vita col padre e con la madre”, mentre quella dei Documentari Internazionali ha proposto “Football Undercover” di David Assman e Ayat Najafi (Germania, 2008), sulle ragazze che giocano a calcio nella squadra nazionale femminile iraniana. Si allenano molto duramente, amano il calcio, ma hanno un ‘problema’: a loro è vietato giocare nelle partite ufficiali. Infatti, secondo la legge iraniana solo gli uomini possono partecipare a gare sportive. Allo Stadio Comunale di Fiuggi, invece, si è tenuta dal vivo la triangolare di calcio tra Nazionale Sindaci, Nazionale Confindustria e Nazionale Famiglie numerose.

In serata, al PalaFamily, è toccato alla seconda anteprima, sempre targata Francia ma girata in Canada: “Ciuffo Bianco, Piccolo Castoro” di Philippe Calderon, un bel documentario che narra le vicende di una famiglia di castori, alle prese con i problemi e i pericoli di ogni giorno, tra duro lavoro – si sa, sono dei veri architetti oltre che ‘falegnami’ – e lotta per la sopravvivenza. Ciuffo Bianco è, appunto, il figlio maschio di Mamma Castoro, rimasta ‘vedova’ con due figli da crescere. Il tutto sottolineato da un commento – per l’occasione il poeta Davide Rondoni ha letto le didascalie italiane in diretta – che mette in evidenzia lo spirito familiare di questi simpatici e infaticabili roditori.

Stamattina il primo incontro su “Famiglia e Fisco”, moderato dal giornalista Tarcisio Tarquini, presidente Edit Coop. Intervengono l’onorevole Silvia Costa (europarlamentare), l’onorevole Savino Pezzotta, Laura Marsilio (Assessore alle politiche familiari del Comune di Roma), i segretari confederati dei sindacati, Francesco Belletti (presidente del Forum delle Associazioni Familiari), Lucio Romano (co-presidente Scienza e Vita), Mario Sberna (presidente Associazione Famiglie Numerose).

Come avevamo anticipato tempo fa, il Fiuggi Family Fest renderà omaggio a Giovannino Guareschi, venerdì 31 luglio, nel parco delle terme Bonifacio VIII, dove verrà proiettato in anteprima “La vita di Giovannino Guareschi”, il documentario biografico diretto da Francesco Barilli per Mup Editore. Il film sarà presentato dal regista Alessandro D’Alatri, presidente della giuria; da Guido Conti, biografo dello scrittore e dallo stesso regista. Nella stessa serata verrà proiettato il celeberrimo “Don Camillo” di Jean Duvivier, primo film della serie con Fernandel e Gino Cervi. La pellicola sarà presentata da Egidio Bandini, presidente del Club dei 23, che porterà i saluti della famiglia dello scrittore.

La mattina di sabato 1 agosto, invece, sarà proiettata integralmente la parte guareschiana del film “La rabbia” (1963), film-denuncia originariamente firmato in due sezioni insieme con Pier Paolo Pasolini. Il dibattito su “La rabbia” sarà condotto dallo stesso D’Alatri e da Marco Ferrazzoli, studioso del “Guareschi civile”.

Bisogna, infine, ricordare che la manifestazione è stata realizzata grazie anche agli sponsor. Infatti dice Fabio Fabbi, direttore generale del FFF: “In un momento di difficoltà economica, siamo molto soddisfatti della qualità e della quantità dei nostri sponsor. Il format costruito nell’edizione di esordio del festival ha convinto tutti. Il fatto che sia l’unico festival cinematografico destinato a un pubblico familiare – un target estremamente importante per le aziende – rappresenta un valore che per noi organizzatori e per i partner che ci seguono crescerà di anno in anno”.

Fondiaria-Sai e Milano Assicurazione hanno riconfermato la propria presenza come main sponsor, così come Happy Child, la catena italiana di asili nido e strutture per l’infanzia. Acea Ato 5, Multiutility Laziale; Takeda, azienda farmaceutica giapponese; Volvo Auto Italia, e il gruppo Fashion District – con i suoi outlet di Valmontone, Mantova e Molfetta – hanno deciso di sostenerlo, insieme con il Gruppo Ferrovie dello Stato, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Lazio, il Comune di Fiuggi, la Provincia di Frosinone, la Confindustria di Frosinone, il Convention Bureau di Fiuggi e le associazioni degli albergatori locali, Lega Alberghi e ADAF

Partner del festival sono la 20th Century Fox, la Walt Disney Studios Motion Pictures Italia, la Universal Pictures Italy e la Turner, società editrice dei canali CartoonNetwork, Boing e Boomerang (in partnership con Rti). Infine, il festival conta con i patrocini di Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Ministero della Gioventù, Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, Comitato Economico e Sociale Europeo, Presidenza Regione Lazio, Amministrazione provinciale di Frosinone, Comune di Fiuggi, SIAE Società Italiana degli Autori ed Editori, Fiuggi Terme, XII Comunità Montana del Lazio, ComFiuggi, Rai Trade, Rai Cinema, Rai Segretariato Sociale, Federazione Nazionale Medici di Famiglia e Federazione Italiana Medici Pediatri.

José de Arcangelo