giovedì 2 febbraio 2012

Alla 48a. edizione della Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro focus sull'Italia Doc e Nanni Moretti. Ecco le anticipazioni

In occasione della presentazione delle Anticipazioni sulla 48a. Edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro – dal 25 giugno al 2 luglio 2012 - si è tenuto, l’altra sera alla Libreria del Cinema di Roma, un breve incontro sul fare e sul futuro dei piccoli (grandi) festival cinematografici italiani.
Bruno Torri, fondatore con Lino Miccichè della Mostra ‘alternativa’ nata quasi cinquant’anni fa, ha illustrato la sua gestazione, quando l’allora Ministro della Cultura, il socialista Corona – che aveva il suo collegio elettorale proprio a Pesaro -, chiese a loro due la realizzazione di un progetto di cui lui aveva la responsabilità politica e loro quella culturale.
“Allora c’erano pochi festival in Italia, 3 o 4, e così abbiamo pensato al ‘nuovo cinema’ – dice Torri - visto che c’erano le diverse ‘nouvelle vague’, da quella francese a quelle brasiliana e newyorkese; un’ondata di nuovi autori, cineasti e critici che lavoravano per un rinnovamento del cinema, dai punti di vista stilistico, tematico, sperimentale. Un modo di vivere il cinema, una nuova idea per starci dentro. Una mostra contro il cinema stereotipato, quello della serialità, della ripetitività. Non ci aspettavamo reazioni tanto entusiastiche, ma l’anno successivo l’illustre cineteca francese di Henri Langlois e persino il Moma di New York ci hanno chiesero di realizzare degli omaggi proprio a Pesaro. E infatti ci sono state tante scoperte perché presentavamo in anteprima mondiale le opere prime degli autori del futuro e le nuove opere di quelli già affermati e riconosciuti come Jean-Luc Godard e Glauber Rocha. La Mostra del Nuovo Cinema è stata anche una sorta di università per tanti giovani, da lì sono passati, tra gli altri, registi come Piscicelli, sceneggiatori come Rulli & Petraglia, tanto che poi siamo stati anche imitati dal Torino Cinema Giovani FilmFest al Bergamo Film Meeting. E, come ha detto Emanuela Martini del TFF, Pesaro è stata ‘la madre culturale di tutti i festival’”.
“Anche perché allora l’università italiana era allo sfascio – ribatte il direttore artistico Giovanni Spagnoletti -, a Pesaro mi sono trovato a casa perché lì mi sono formato e ho conosciuto una serie di persone che lo frequentavano. Ma i festival sono nati nel sistema della monosala, erano una vetrina; oggi, nell’era della comunicazione globale via internet, non possono proseguire con la caratteristica della scoperta. Microeventi sul territorio nazionale sono impensabili perché tutto è già conosciuto in anticipo attraverso il web. Non si lavora più sull’assolutezza, ma su una piattaforma per discutere su quello che si mostra. E quest’anno il nostro obiettivo è puntato sull’Italia”.
Infatti, il 26° Evento Speciale sul cinema italiano, organizzato con Cinecittà Luce e Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale, sarà dedicato all’opera di Nanni Moretti, autore particolarmente significativo del nostro cinema che interverrà al festival in un incontro-intervista con Bruno Torri e Vito Zagarrio in occasione della conclusione del ciclo di proiezioni.
Sarà questa l’occasione per vedere i primi lavori – poco conosciuti – girati in Super 8 da Moretti come i medio metraggi “La sconfitta”, “Paté de bourgeois”, “Come parli frate?” ma anche, naturalmente, il primo lungometraggio – restaurato – “Io sono un autarchico”. Accanto alla proposta filmica (copie ristampate o restaurate), la Mostra pubblicherà con Marsilio “Nanni Moretti. Il cinema, il film”, un volume monografico a cura di Zagarrio stesso con i contributi di critici, storici e saggisti di varie generazioni.
“Autori come Bertolucci, Bellocchio (già celebrati dalla Mostra ndr.) appartengono alla precedente, ora tocca alla nostra generazione con Moretti e la sua opera completa”, dice Spagnoletti per poi illustrare l’ampia retrospettiva dedicata al documentario, un cinema sperimentale e a basso costo che ha dipinto l’Italia negli ultimi 4/5anni.
“Il cinema documentario oggi: l’Italia allo specchio”, infatti, racconterà l’Italia, politica e sociale, attraverso la lente privilegiata del cinema del reale. Saranno presentate le opere che negli ultimi anni hanno contribuito a rispecchiare la vita del nostro Paese con una particolare attenzione all’innovazione stilistica e contenutistica. E Pesaro diventerà per l’occasione luogo d’incontro non solo per il pubblico ma anche per gli stessi cineasti in una sorta di Stati generali del documentario cui contribuiranno anche le principali associazioni ci categoria come Doc/It.
Come consuetudine, la Mostra produrrà un audiovisivo con le interviste e i contributi filmici di tutti i cineasti partecipanti alla retrospettiva e dedicherà un approfondito volume, a cura dello stesso Spagnoletti, e sempre pubblicato con Marsiglio.
Naturalmente non mancheranno il piccolo concorso dedicato al Nuovo Cinema mondiale, sette tra opere prime e seconde, né l’omaggio al Manifesto di Oberhausen nel cinquantenario della sua nascita per mano dei registi del nuovo cinema tedesco, tra cui Alexander Kluge ed Edgar Reitz (probabilmente ospite d’onore) e le proiezioni in anteprima italiana del Cinema in Piazza, una delle ‘invenzioni’ del direttore artistico che si è rivelato un successo degli ultimi anni, coronato dal successo di pubblico, il quale – attraverso una scheda quotidiana – vota il suo film preferito in gara per il Premio del pubblico, appunto.
“Pesaro è stato anche specchio della trasformazione intellettuale in Italia – afferma Giorgio Gosetti, presidente dell’Afic (Associazione Festival Italiani di Cinema) e direttore del Courmayer Noir in Festival -, avevamo ministri più bravi e, infatti, ora ci ritroviamo con budget sempre più bassi, per cui gli ospiti internazionali costano troppo. La Mostra del Nuovo Cinema puntava allora sull’approfondimento, tema da invidiare negli anni ’60. A ripensarci oggi, bisogna costatare che la visibilità dei rapporti è ricambiata di nuovo, c’è più attenzione in profondità (attraverso la rete ndr.) rispetto a quello che si faceva prima sui giornali. Pesaro, comunque, ‘produce’ tre su ogni euro investito”, anticipa a proposito della ricerca dell’Afic sui Festival italiani che verrà presentata e pubblicata nel prossimo mese.
“I signori della politica e le istituzioni devono capire che siamo stufi di ripetere che l’Italia deve sovvenzionare la cultura – conclude - perché facciamo delle cose per loro, per tutti. Non si tratta più del rapporto mecenate-artista, ma dei valori aggiunti della cultura, che non sono negoziabili”.
José de Arcangelo