venerdì 27 dicembre 2013

Da oggi al 2 gennaio 2014 torna "Capri, Hollywood - The International Film Festival", diciott'anni con tanti film senza competizione

Nonostante la crisi e grazie allo sforzo delle istituzioni e dei protagonisti della cultura e del cinema l'appuntamento con "Capri, Hollywood - The International Film Festival" ci sarà anche questo fine d'anno - dal 27 dicembre 2013 al 2 gennaio 2014 - e si rinnova. Presentata nei giorni scorsi, la grande festa del cinema internazionale - nata nel 1995 - non solo coinvolge nel cuore dell'inverno sull'Isola Azzurra il gotha del grande schermo inaugurando la stagione degli Awards, ma stavolta rende onore al popolo africano, proponendo il biopic "Mandela: Long Walk to Freedom" del regista Justin Chadwick, tratto dall'autobriografia del leader recentemente scomparso e interpretato da Idris Elba e Naomie Harris, nel ruolo della moglie Winnie, presenti alla manifestazione; l'atteso "12 Years a Slave" di Steve McQueen - sulla schiavitù in America durante la guerra di secessione - con Brad Pitt (anche produttore), candidato a ben 7 Golden Globe e in corsa per gli Oscar; "The Butler" del regista afroamericano Lee Daniels ("Precious") con Forest Whitaker, nel ruolo del maggiordomo che ha servito alla Casa Bianca 8 presidenti; "Fruitvale Station" dell'altro afroamericano Ryan Coogler, sull'assassinio di un ragazzo di colore disarmato, dopo un confronto con la polizia di Oakland. Per l'occasione si terranno proiezioni e simposi su Razzismo, Migrazione, Diritti Umani. Infatti, giunta alla diciottesima edizione, la kermesse dell''sola più famosa del mondo è prodotta con il sostegno del Ministero per i Beni e per le Attività Culturali (Dipartimento Generale per il Cinema), della Regione Campania (Assessorato Turismo e Beni Culturali) e l'Unione Europea e con il patrocinio dell'Autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza per il progetto 'Capri Social Project 2013'. Un'attività speciale che aggiunge ai contenuti artistici (con premiazione a personalità impegnate a favore della promozione dei valori della pace e della solidarietà, Simposi su Migrazione, Privacy dei giovani e Femminicidio), e una convinta missione umanitaria a favore di bambini africani giunti, o nati, in Italia da genitori che hanno attraversato con ogni mezzo il Mediterraneo nella speranza di un futuro migliore. Chairman dell'evento sarà il regista inglese Michael Radford (nomination all'Oscar 1996 per "Il postino"), presente in conferenza, che ha affermato: "L'effetto della Capri di Vicedomini (Pascal, fondatore e produttore ndr.) non è quello normale dei Festival di Cannes o di Venezia, perché non si tratta di una lotta di soldi, premi e film, ma di un posto bellissimo di cui godere tutti quanti. Inoltre c'è un tipo di comunicazione che non si trova in altri luoghi. Cinema e film vengono presentati senza competizione al mondo del cinema, e questi incontri sono molto importanti perché ci si senti rinforzati in un posto ideale per pensare insieme e scambiarsi idee. A Capri ho conosciuto più amici del cinema che in tutta la mia vita da regista. Siamo tutti amici e i film si fanno con l'amicizia". Alla presentazione romana erano presenti, oltre ai rappresentanti delle istituzioni, il Presidente Onorario dell'Istituto Capri nel mondo, la regista Lina Wertmuller; il Presidente onorario della manifestazione Tony Renis, e il Presidente del Festival Marina Cicogna che ha dichiarato: "Qualsiasi cosa si faccia per la cultura è estremamente importante, ma bisogna inventarsi delle cose perché è altrettanto importante, visto che questo evento è basato sulla volontà delle persone, che i giovani partecipino, di averli vicino a noi perché rappresentano il futuro. Trasmettere loro l'entusiasmo che abbiamo noi che abbiamo cominciato a lavorare nel mondo del cinema da ragazzini, per pensare al futuro insieme. In questo modo lavorano, capiscono, discutono insieme a noi". Madrina del festival è l'attrice afroamericana Shannon Kane, mentre i co-chairs sono i registi danese Bille August, l'americano Mark Canton, l'inglese Terry Gillian, e i produttori italiani Aurelio De Laurentiis e Fulvio Lucisano, i nostri registi Mimmo Calopresti e Valerio Massimo Manfredi, l'attore Franco Nero, il cantante Peppino Di Capri, lo sceneggiatore Enrico Vanzina. Ma ci saranno ben 12 film in anteprima per la sezione 'Sulla strada dell'... Award Season' con "American Hustle" di David O. Russell (Eagle Pictures), candidato a 7 Golden Globe e in corsa per l'Oscar (il regista è stato già premiato a Roma dalla Wertmuller e dall'assessore Pasquale Sommese col Capri Master of Cinematic Art Award); "Saving Mr. Banks" di John Lee Hancock, prodotto dalla Disney, e che sarà accompagnato dall'attrice Ruth Wilson (premio Capri Art Award) e dal produttore inglese Alison Owen; "August: Osage County" di John Wells (Bim Film), alla presenza del co-protagonista Chris Cooper che ritirerà il premio Capri Ensemble Cast Award 2013 anche a nome dei colleghi; "Nebraska" del premio Oscar Alexander Payne (Lucky Red), presentato a Venezia; "One Survivor" di Peter Berg (Universal Pictures); "One Chance" di David Frankel (Bim Film); "Homefront" di Gary Fleder, prodotto da Sylvester Stallone e Avi Lerner; "Carrie" di Kimberly Peirce (Warner Bros.). Oltre a questi, il festival di Capodanno proporrà le proiezioni speciali di "All is Lost" di J.C. Chandor (Universal) con un Robert Redford in grande forma e già premiato dalla New York Film Critics; "Dallas Buyers Club" di Jean-Marc Vallée con Matthew McCounaghey e Jared Leto, lanciatissimo verso i grandi premi, e in concorso al Festival di Roma (premio al protagonista); "Philomena" di Stephen Frears (Lucky Red), appena uscito in sala, con una sempre grande Judi Dench, snobbata dalla giuria del Lido. Inoltre verranno presentati altri film di imminente uscita (distribuiti dalla Fox) come "The Counselor" di Ridley Scott, "Dom Hemingway" di Richard Shepard e "Walking with Dinosaurs 3D" di Pierre Despinois e Neil Nightingale, Una proiezione mirata per la promozione internazionale in vista della stagione dei premi sarà riservata a "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino, dopo le nomination al Golden Globe e il premio EFA 2013, in lizza per l'Oscar al Miglior Film Straniero. A Capri il film riceverà il Capri Visionary Movie Award, voluto da Radford perché: "Sorrentino sta crescendo con autorevolezza. Il suo recente film diffonde l'identità italiana riportando la commedia di costume al respiro internazionale e ai livelli visionari toccati da geni come Federico Fellini. Ritengo che un vero rinascimento per l'Italia non può che nascere dalla cultura e dall'arte". Altre proiezioni speciali di cinema italiano con "Sacro GRA" di Gianfranco Rosi e "Still Life" di Umberto Pasolini, girato interamente in inglese a Londra; poi "Come il vento" di Marco Simon Puccioni, con una Valeria Golino in stato di grazia, insignito dal Capri Humanitarian Award, passato (fuori concorso) al Festival di Roma; "Il terzo tempo" di Enzo Maria Artale con Lorenzo Richelmy e Margherita Laterza, interpreti che riceveranno il Capri Exploit Award; e "L'arbitro" di Paolo Zucca, premiato come "Newcomer del 2013', entrambi presentati a Venezia. Ma non è tutto. Ancora cinema italiano e americano della passata stagione e poi quelli in uscita nei primi giorni dell'anno. Tra questi "Gravity" di Alfonso Cuaron, "Captain Phillips" di Paul Greengrass, "Il sospetto" del danese Thomas Vintenberg e "Il passato" di Asghar Farhadi, anche essi in corsa per l'Oscar. Proiezioni speciali di "Un boss in salotto" di Luca Miniero con il trio Papaleo-Cortellesi-Argentero, in uscita in sala il primo gennaio, "Sole a catinelle" il più grande, ultimo successo, di Checco Zalone; "Che strano chiamarsi Federico" di Ettore Scola, il lungometraggio d'animazione per adulti, tra filosofia e poesia, "L'arte della felicità" di Alessandro Rak; "Il sud è niente" di Fabio Mollo, e infine una rassegna per i bambini con gli eroi dell'animazione americana. José de Arcangelo

sabato 23 novembre 2013

Chiude il San Marino Film Festival con il Freedom Cup Tour e la Serata di Gala per i film vincitori

Ultimo giorno oggi - sabato 23 novembre - della II edizione del San Marino Film Festival, che si tiene presso il Palazzo del Cinema del Palace Hotel nella Repubblica di San Marino, con la Presidenza di Roberto Valducci, la direzione artistica di Romeo Conte e Isabella Baudo per le pubbliche relazioni e l’organizzazione dell’evento. Luigi Lo Cascio è stato protagonista dell’ultimo CineCocktail con la giornalista Claudia Catalli. Dopo la consegna dei premi per la regia, per la sceneggiatura, per il miglior attore, il premio speciale della Giuria e i premi per il miglior corto diritti umani, oggi, sabato 23 novembre, a partire dalle ore 10:30, è prevista la Freedom Cup Tour, una manifestazione che ha lo scopo di fare conoscere il territorio circostante agli ospiti ed ai partecipanti del San Marino Film Festival. Si tratta di una gara di regolarità con auto storiche che percorrono un itinerario suggestivo per le strade della Repubblica. Ci saranno gentlemen drivers che avranno come navigatore i protagonisti del San Marino Film Festival. Le automobili, dell’Automobile Club di San Marino e l’Adriatic Veteran Cars di Riccione potranno essere ammirate ed i protagonisti salutati prima della partenza nel parking del Palace Hotel, durante il percorso con le relative soste – tra cui quella presso la Colombini Group e Piazza della Libertà nel cuore della città. Tra le auto che parteciperanno alla Fredom Cup Tour, una Bentley Mk IV del 1948, ma anche l’Alfa Romeo Duetto del 1974, una Rolls Royce Silver SH del 1942 e una Ferrari 208 Turbo del 1984. Sulle auto saliranno gli ospiti del festival, tra cui il grande produttore dei film di Quentin Tarantino, Michael Shamberg, le attrici Serena Grandi – che ha ricevuto il Premio alla Carriera del San Marino Film festival e Lidia Vitale che ha incantato la platea del festival con il suo monologo teatrale su Anna Magnani, Solo Anna. Ci saranno anche l’attore Giovanni Esposito, protagonista del film Una piccola impresa meridionale di Rocco Papaleo, Enzo De Caro e Jonis Bascir. Alle ore 13:00 l’ingresso di tutte le auto presso la piazza antistante il Palazzo di Governo, con udienza di tutti i partecipanti presso gli Ecc.mi Capitani Reggenti. Alle ore 15:30 infine, la conferenza stampa di chiusura del San Marino Film Festival presso la sala Lounge del Palace Hotel, alla presenza di tutti gli ospiti del festival. La premiazione della gara si terrà nel corso della Serata di Gala del San Marino Film Festival, che si apre alle ore 20:00 con la premiazione dei film vincitori. Una speciale installazione, legata al brand Rossana Cucine, arricchirà la Cena di Gala di chiusura della seconda edizione del festival, con la presenza straordinaria di Gianmarco Tognazzi; il ricco menù si ispira alla pubblicazione di Ugo Tognazzi “Il Rigettario” con la degustazione dei prodotti dell’azienda “La Tognazza Amata”. Tra gli ospiti numerosi nomi del mondo del cinema e dello spettacolo presenti durante al San Marino Film Festival: Geppi Cucciari, Ricky Tognazzi, Rocco Papaleo, Giovanni Esposito, Michael Shamberg, Maria Grazia Cucinotta, Gianmarco Tognazzi, Luigi Lo Cascio, Paolo Sassanelli, Giacomo Rizzo, Lidia Vitale, Maurizio Zaccaro, Zhao Tao, Rade Serbedzija, Andrea Zaccariello, Luca Verdone, Laura Delli Colli, Elio Fiorucci, Edoardo De Angelis, Pinuccio Lovero, Serena Grandi, Pippo Mezzapesa, Pino Quartullo, Matteo Bonadies, Annamaria Liguori, Mario Balsamo, Matteo Taranto, Thiago Alves, Giovanni Anzaldo e tanti altri. Il San Marino Film Festival ha ricevuto l’Alto Patrocinio degli Eccellentissimi Capitani Reggenti, Segreteria di Stato per gli Affari Esteri, Segreteria di Stato per il Turismo, Segreteria di Stato Istruzione e Cultura. Main sponsors dell’evento: Best Western Palace Hotel, Febal Casa, Reggini Audi. Sponsors: Big & Chic, Ceramiche Del Conca, Baume&Mercier, Adelina Scalzotto Gioielli Fatti a Mano, Asset Banca, BAC Banca Agricola Commerciale, Banca di San Marino, Unicredit, Consorzio Vini Tipici, Fratelli Benedettini, Fior di Verbena, Antica Fabbrica di Torte, Rosa San Marino, Seriset, Party con Noi Viaggi, Tenute Rubino, La Tognazza Amata, H2O System, AlKa Medical, Estetique Michelle, Fondazione “In scientia fides”. Media Partners: CineCocktail, Just Cinema, San Marino RTV, Coming Soon, Star System, CinemaItaliano, La Voce, La Tribuna Sammarinese. Ingresso gratuito per tutti gli incontri e proiezioni Per informazioni info@sanmarinofilmfest.com www.sanmarinofilmfestival.com

sabato 16 novembre 2013

Chiude il Festival Internazionale del Film di Roma. I premi della giuria ufficiale - travolta da un "Tir" - stavolta deludono veramente tutti, critica e pubblico

ROMA, 16 - Chiuso l'8° Festival Internazionale del Film di Roma con la - deludente - assegnazione dei Premi Ufficiali. A condurre la cerimonia, dalle ore 19 presso la Sala Sinopoli, l’attrice Anna Foglietta. Però, se i premi non accontentano mai tutti, stavolta crediamo non soddisfano nemmeno una maggioranza, tanto che il pubblico ha trascurato proprio i film premiati dalla giuria internazionale che, forse, influenzata da quella veneziana ha privilegiato la docu-fiction premiando "Tir" di Alberto Fasullo, lasciando quello per la regia al giapponese Kiyoshi Kurosawa ("Seven Cord") e il Premio Speciale al romeno "Quod Erat Demonstrandum", intenso dramma sulla scia del pluripremiato film tedesco "La vita degli altri", vincitore anche dell'Oscar per il miglior film straniero. Niente da dire sul premio a Matthew McConaughey per la sua intensa performance in "Dallas Bayers Club" - sciuppato e quasi irriconoscibile all'inizio -, un po' meno quello alla 'voce' di Scarlett Johansson in "Her" e, lascia un po' perplessi quello al cast, pur ottimo, di "Acrid" - riservato a giovane attore o attrice emergente -, anche perché nonostante sia un film corale, attori e attrici non sono tutti quanti giovani e/o esordienti.

Ecco tutti i riconoscimenti nel dettaglio. La giuria presieduta da James Gray e composta da Verónica Chen, Luca Guadagnino, Aleksei Guskov, Noémie Lvovsky, Amir Naderi, Zhang Yuan ha assegnato i seguenti premi ai film in Concorso: La Giuria Internazionale, presieduta da James Gray e composta da Verónica Chen, Luca Guadagnino, Aleksei Guskov, Noémie Lvovsky, Amir Naderi e Zhang Yuan ha assegnato i seguenti premi: - Marc’Aurelio d'Oro per il miglior film: "Tir" di Alberto Fasulo - Premio per la migliore regia: Kiyoshi Kurosawa per "Sebunsu kodo" (Settimo accordo) - Premio Speciale della Giuria: "Quod Erat Demonstrandum" di Andrei Gruzsniczk
- Premio per la migliore interpretazione maschile: Matthew McConaughey per "Dallas Buyers Club" - Premio per la migliore interpretazione femminile: Scarlett Johansson per Her - Premio a un giovane attore o attrice emergente: tutto il cast di "Gass" (Acrid - Agro)
- Premio per il migliore contributo tecnico: Koichi Takahashi per "Sebunsu kodo" - Premio per la migliore sceneggiatura: Tayfun Pirselimoğlu per "Ben o değilim" (Io non sono lui) - Menzione speciale: Cui Jian per "Lanse gutou" (Blue Sky Bones) I PREMI ASSEGNATI AI FILM DEL CONCORSO CINEMAXXI La Giuria Internazionale presieduta da Larry Clark e composta da Ashim Ahluwalia, Yuri Ancarani, Laila Pakalnina e Michael Wahrmann, ha assegnato i seguenti premi: - Premio CinemaXXI per il miglior film (riservato ai lungometraggi): "Nepal Forever" di Aliona Polunina - Premio Speciale della Giuria CinemaXXI (riservato ai lungometraggi): "Birmingemskij ornament 2" (Birmingham Ornament 2) di Andrey Silvestrov e Yury Leiderman - Premio CinemaXXI film brevi: "Der Unfertige" (The Incomplete) di Jan Soldat - Menzione Speciale CinemaXXI cinema breve: "The Buried Alive Videos" di Roee Rosen
PREMIO ASSEGNATO AI FILM DEL CONCORSO PROSPETTIVE DOC ITALIA La giuria presieduta da Marco Visalberghi e composta da Christian Carmosino, Gerardo Panichi, Giusi Santoro e Sabrina Varani, ha assegnato il: - Premio Doc It - Prospettive Italia Doc per il Migliore Documentario italiano: "Dal profondo" di Valentina Pedicini - Menzione Speciale: "Fuoristrada" di Elisa Amoruso
PREMIO PER LA MIGLIORE OPERA PRIMA/SECONDA La giuria presieduta da Roberto Faenza e composta da Fausto Brizzi, Carlo Freccero, Alessandra Mammì, Valerio Mieli, Camilla Nesbitt e Andrea Occhipinti, ha dato il: - Premio Taodue Camera d’Oro per la Migliore Opera Prima/Seconda: "Out of the Furnace" di Scott Cooper - Premio Taodue Miglior produttore emergente: Jean Denis Le Dinahet e Sébastien Msika per "Il sud è niente"
PREMIO BNL DEL PUBBLICO PER IL MIGLIOR FILM Attraverso un sistema elettronico, il Festival ha previsto la partecipazione degli spettatori all’assegnazione del Premio BNL del Pubblico per il miglior film. I film che hanno preso parte all’assegnazione del premio sono quelli del Concorso. Il pubblico ha assegnato il: - Premio BNL del Pubblico per il miglior film: "Dallas Buyers Club" di J.M. Vallée.
Domani si chiudono veramente i battenti con le repliche dei film premiati e il film di chiusura "The White Storm" del cinese Benny Chan, ovviamente di Hong Kong. Il primo poliziesco 'internazionale' del cinema cinese e la più grande produzione dell'anno. J.deA.

Ultima giornata ufficiale del Festival Internazionale del Film di Roma. Primi premi (Alice nella città), premio a Tsui Hark e incontro col regista cult Takeshi Miike

ROMA, 16 - Ultima giornata ufficiale del Festival Internazionale del Film di Roma e assegnazione dei Premi Ufficiali dell’ottava edizione, di cui parleremo più tardi, ovvero dopo la cerimonia.

Ma prima e dopo la cerimonia di premiazione, sono stati proiettati altri. Infatti, dopo la serata sarà la volta dell’ultimo Premio Ufficiale del Festival, il Maverick Director Award assegnato a Tsui Hark, regista, produttore e sceneggiatore che ha guidato la rivoluzione del cinema di Hong Kong a partire dalla fine degli anni Settanta. Il riconoscimento, dedicato ai maestri che hanno contribuito a inventare un cinema nuovo, verrà consegnato da uno dei primi esegeti in Europa del “fenomeno” Tsui Hark, il celebre regista francese Olivier Assayas, vincitore di un Golden Globe per la mini-serie televisiva “Carlos” e autore di film celebri come "L'eau froide", "Irma Vep", "Les Destinées Sentimentales", "Qualcosa nell’aria". L'evento Maverick Director Award di quest'anno verrà completato da una Masterclass con Tsui Hark, moderata da Olivier Assayas, Marie-Pierre Duhamel e Giona Nazzaro.
Il nuovo film di Tsui Hark, "Young Detective Dee: Rise of the Sea Dragon 3D" (Di Renjie: Shendu longwang 3D), presentato Fuori Concorso in prima internazionale dopo la cerimonia di premiazione. L’atteso prequel di "Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma" (Di Renjie, 2010), pluripremiato kung fu fantasy storico, è il secondo film realizzato in 3D da Tsui Hark dopo "Flying Swords of Dragon Gate", interpretato dalla star delle arti marziali Jet Li.
Nel film - se si può più spettacolare, visionario e 'divertente" del consueto, il giovane Di (Dee) Renjie giunge nella capitale imperiale con l'intenzione di diventare un magistrato. L'imperatrice Wu Zetian, agli albori del suo regno, ha inviato il capitano delle guardie Yuchi a indagare su un minaccioso mostro marino. Per una coincidenza fortuita, tanto Di che Yuchi si ritrovano a combattere insieme la creatura quando questa attacca il corteo cerimoniale per il sacrificio della bellissima cortigiana Yin. Sospettoso del forestiero, Yuchi fa imprigionare Di. Questi, però, riesce a fuggire e scopre che le caste più alte della società, tra cui lo stesso imperatore, bevono regolarmente un tè (probabilmente velenoso) prodotto dalla famosa casa di Yuan, un pretendente di Yin, che, misteriosamente, è scomparso da mesi. Non sappiamo se l'opera, magistrale mix di generi, uscirà nelle nostra sale, ma è comunque un kolossal in costume che quasi sicuramente può conquistare un pubblico non solo giovane. Nel pomeriggio, sono stati consegnati dei premi collaterali. Questi i riconoscimenti assegnati: Premio Farfalla d’oro – Agiscuola, L.A.R.A. (Libera Associazione Rappresentanza di Artisti) al Miglior Interprete Italiano, Premio AMC Miglior Montaggio, Premio AIC Miglior Fotografia, Premio al Miglior Suono - A.I.T.S., Premio Chioma di Berenice al Miglior Trucco Cinematografico, Premio Chioma di Berenice alle Migliori Acconciature Cinematografiche, Premio Maurizio Poggiali per il Miglior Documentario, Premio Centenario BNL: #100sec per il futuro.
Sala superaffollata - molti accreditati non ce l'hanno fatta ad entrare al Teatro Studio - per il Fuori Concorso "Chikyu kyodai" (Blue Planet Brothers) di Takashi Miike - disponibile ed ironico che ha elargito anche autografi a fan e giornalisti -, uno dei più originali cineasti del panorama mondiale contemporaneo, allievo del celebre Imamura Shōhei e autore di film premiati nei maggiori festival internazionali: da Rotterdam a Cannes, da Berlino a Venezia) e a Roma Dopo aver presentato in Concorso "Mogura no uta" (The Mole Song - Undercover Agent Reiji), Miike porta al Festival 2013 una misteriosa storia in dieci episodi, tutti in bilico tra commedia demenziale, fantascienza e fantasy. La vicenda di un incontro, che fa nascere un trio tra i più surreali: un samurai dell’era feudale che tiene banco nella capitale, un alieno in visita dal pianeta Cygnus, un folletto (buono o cattivo?). Le loro vicende si intrecciano le une con le altre nei più diversi ambienti della capitale giapponese.
Lo spunto, di questo solidarità ed amicizia fra tre personaggi completamente 'diversi' ma uniti da molte cose in comune, è il 'tabacco' e l'accendino. In questa sorta di racconto (a) morale sulla scia della commedia vengono fuori vizi e virtù della società contemporanea, e non solo. Il regista ha poi parlato del film e del suo lavoro intrattenendosi col pubblico una mezz'ora abbondante, dove ha spiegato che il suo modo di lavorare - è attivissimo tra cinema, tivù, cartoni e spot - non ha nulla di particolare e nemmeno più faticoso di altri. E "per ora va avanti così, poi si vedrà". "Blue Planet Brothers" è nato da un'idea che poi pian piano si è sviluppata in una serie di corti poi raggruppati in un lungometraggio di un'ora. Naturalmente, visto che sono in gioco sigarette e derivati, sono stati prodotti e mandati in onda come una sorta di spot prima di diventare film.
Al MAXXI ancora due film fuori concorso sulla linea de programma CinemaXXI: "Skurstenis" di Laila Pakalnina e "Ricordi per moderni" di Yuri Ancarani. In "Skurstenis", la regista e sceneggiatrice russa Pakalnina, autrice di film inclusi e premiati in numerosi festival internazionali tra i quali Cannes, Venezia, Berlino, Locarno, Roma, racconta una storia sul mondo dell’infanzia, protagoniste sette bambine bionde: sullo sfondo i luoghi, gli amici e gli oggetti del mondo che abitano. Yuri Ancarani - video artista e film-maker che ha partecipato a numerosi festival tra cui la Mostra di Venezia e Rotterdam e ha presentato le sue opere in mostre e musei nazionali e internazionali come Biennale di Venezia, MAXXI di Roma e Guggenheim Museum di New York – ha portato "Ricordi per moderni", una serie di tredici video realizzati fra il 2000 e il 2009 per la prima volta presentati insieme. A partire dalle pagine “musicali” di Pier Vittorio Tondelli, Ancarani traccia un percorso sui cambiamenti che hanno segnato la Riviera romagnola negli ultimi decenni, tra immigrazione, industria del petrolchimico e paesaggi ancestrali. Ancarani era anche al Festival dell'anno scorso con il cortometraggio "Da Vinci". Proiettati anche gli ultimi due film del programma CinemaXXI fuori concorso. Il regista canadese Nicolas Pereda che ha realizzato film presentati e premiati nei più prestigiosi festival, video per spettacoli interdisciplinari, opere liriche e performance di danza, firma il mediometraggio "El palacio". Un documentario che segue la vita quotidiana di diciassette donne che vivono insieme in un ampio appartamento per ragioni affettive ed economiche e si aiutano tra loro arrangiandosi nei lavori più vari. Infine, il film di chiusura di CinemaXXI, "Saatvin sair" di Amit Dutta. L’ultimo pellicola del regista indiano, considerato uno degli autori più innovativi del cinema sperimentale, Premio speciale della Giuria alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con "Aadmi Ki Aurat Aur Anya Kahaniya", vincitore del Fipresci a Oberhausen per "Kramasha"; torna ad approfondire un tema che contraddistingue la sua produzione fin dagli esordi: il rapporto fra cinema, pittura e musica. Infatti, Dutta racconta la vicenda di un pittore errante che si immerge in un bosco dopo aver notato una misteriosa impronta e udito una strana melodia. Questo cammino nella profondità della natura lo porterà al cospetto del suo io più intimo. Sempre al MAXXI in mattinata, si è tenuta la tavola rotonda “I volti del documentario”. Doc/it, 100 autori, l’Università Roma Tre e la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, Pesaro Film Festival propongono un incontro di approfondimento e dibattito tra il pubblico ed una rosa di registi rappresentativi, in cui si affronteranno i diversi “Volti del documentario” italiano, prendendo spunto dalla proiezione dal film "Segni particolari: documentarista" di Christian Carmosino e Vito Zagarrio. Parteciperanno Giorgio De Vincenti (Direttore del Centro di Produzione Audiovisivi dell’Università Roma Tre) e Giovanni Spagnoletti (direttore Mostra Internazionale Nuovo Cinema/ Pesaro); dopo la proiezione, Mario Balsamo (documentarista e membro del consiglio direttivo 100autori) e Gerardo Panichi (presidente Doc/it, regista e produttore) si sono confrontati con gli ospiti per analizzare e mettere in luce l’attuale importanza del cinema del reale. Al dibattito sono intervenuti Caterina D’Amico, direttore didattico del CSC Roma, Fabio Mancini, commissioning editor Doc3/RaiTre, Fabio Ferzetti, critico cinematografico del quotidiano Il Messaggero, Marco Visalberghi, produttore di Sacro GRA e Andrea Romeo, direttore artistico Biografilm Festival – International Celebration of Lives. Nel programma delle retrospettiva “Ercole alla conquista degli schermi” è stato proiettato "I giganti di Roma" di Antonio Margheriti (alias Anthony M. Dawson), mentre per la rassegna “Claudio Gora, regista e attore” è passato "L’odio è il mio dio". Alle 11.30 in Sala Petrassi, si è tenuta la cerimonia di premiazione della sezione parallela Alice nella città, seguita dalla proiezione di "La cour de Babel" di Julie Bertuccelli, Fuori Concorso in collaborazione fra Festival e Alice. Proiezione anche di "I Wish" di Hirokazu Kore-Eda. Dello stesso regista, "Like Father, Like Son" (al MAXXI). Il pubblico ha incontrato iregista Kore-Eda nel pomeriggio. Roma, sabato 16 novembre 2013. Si conclude oggi la 10a edizione di Alice nella Città, la sezione autonoma e parallela del Festival Internazionale del Film di Roma dedicata alle giovani generazioni e alle famiglie, dove a trionfare è la Finlandia che ottiene ben due Premi: Miglior film a “The Disciple” di Ulrika Bengts e “Heart of a Lion” di Dome Karukoski. In Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica di Roma la Direzione artistica di Alice nella Città, alla presenza della Giuria composta da 25 ragazzi tra i 14 e i 18 anni, ha consegnato il Premio per il Miglior film del Concorso Young/Adult (che consiste in un compenso economico di 10.000,00 euro) al film, già candidato all’Oscar per la Finlandia, “The Disciple” di Ulrika Bengts. La motivazione della giuria: “per la sensibilità con la quale la regista ha affrontato le complesse dinamiche familiari e l’introspezione dei personaggi. Il film è capace di raccontare un ristretto lembo di terra, con pochi personaggi, una storia emozionante che non incontra barriere temporali. Interessante il capovolgimento dell’immagine del faro che, da baluardo di luce e salvezza per i viaggiatori, si trasforma in un luogo soffocante da cui fuggire. Straordinarie infine le interpretazioni dei personaggi tra cui spicca per intensità la figura del padre”. Menzione speciale della Giuria è stata attribuita a “Heart of a Lion” di Dome Karukoski, ultimo lavoro di uno dei registi finlandesi più conosciuti in patria, già passato al Festival di Toronto e a Montreal. La motivazione della giuria: “per la semplicità puntuale ed incisiva nel descrivere un tema importante e pericolosamente attuale, quello del neonazismo. Per la capacità del cast e la sceneggiatura efficace in grado di riportare senza filtri e con tagliente comicità una realtà crudele quanto folle”. Ottimo il bilancio con cui si chiude questa decima edizione di Alice nella Città che può vantare oltre 23.000 presenze tra pubblico e accreditati: circa 19.000 per le proiezioni dei film (Concorso, Fuori Concorso ed Eventi speciali) e 4.000 registrate per tutte le attività aperte al pubblico a ingresso gratuito, legate al mondo del cinema e parallele al programma ufficiale che hanno avuto luogo ogni giorno a Casa Alice. Numerosissime anche le scuole coinvolte: 78 classi di elementari, 61 di scuole medie e 259 classi di scuole superiori. Più di 80 gli ospiti italiani ed internazionali che hanno animato Casa Alice dall’8 novembre ad oggi, considerando le delegazioni dei film in Concorso, Fuori Concorso ed Eventi speciali e tutti gli appuntamenti collaterali ad ingresso gratuito che si sono susseguiti ogni giorno. Incontri con registi e attori accolti nella Libreria del Cinema di Giuseppe Piccioni, lezioni di cinema in 4 step rivolte a giovani tra i 15 e i 22 anni, proiezioni serali all’aperto per omaggiare i 90 anni dell’Istituto Luce Cinecittà, gli ospiti della striscia quotidiana curata dal “critico” irriverente Johnny Palomba con il coinvolgimento dei ragazzi della Scuola di Cinema Rossellini, l’appuntamento con il Cinecocktail e l’evento Film4Meeting - Show your talent, l’incontro con Rocco Papaleo organizzato dalla Basilicata Film Commission, la presentazione dei 6 canali web specializzzati di Raicinemachannel.it, e molte altre occasioni per brindare ad alcune opere che sono state presentate in questi giorni, come le feste per i film “Tir”, “Take Five” e “Marina”. Tutti avvenimenti che hanno contribuito a trasformare Casa Alice in un’officina creativa, grazie anche al supporto dei partner culturali, media e tecnici della Manifestazione, come Rai Movie, My Movies.it, Radio Città Futura, Cinemotore, Open Sky, Fred Radio e la Libreria del Cinema, a cui si aggiungono Acea spa ed Ente dello Spettacolo che hanno reso possibile l’omaggio all’Istituto Luce, Istituto Roberto Rossellini, Fapav, RomaLazio Film Commission, Lucana Film Commission, Trap Art, Cinemeccanica, MADE.COM che ha curato gli arredi di Casa Alice, SUB-TI, Grandi Eventi Italia, Tailorsan. José de Arcangelo

venerdì 15 novembre 2013

Al Festival di Roma, Isabel Coixet delude critica e pubblico con "Another Me", un thriller dei sentimenti, hitchcockiano solo sulla carta. Ultimo italiano in gara "Tir"

ROMA, 15 - Chiuso oggi il concorso dell’8.a edizione del Festival Internazionale del Film di Roma con tre i titoli. Il primo "Another Me", adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo della scrittrice Cathy MacPhail, che sembrava nelle corde della regista e sceneggiatrice spagnola Isabel Coixet, nota a livello internazionale per pellicole come "La mia vita senza me (in concorso a Berlino, vincitore di due Premi Goya), "La vita segreta delle parole" (Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia e poi premiato con quattro Goya, fra cui miglior film e miglior regista), "Lezioni d'amore" e "Map of the Sounds of Tokyo" (Cannes).

Purtroppo la Coixet non riesce a trasmettere la tensione e le emozioni che stavolta racconta, anche perché l'attrice protagonista, Sophie Turner, fisicamente ne dimostra più anni di quello che ha il personaggio. Infatti, è la storia di una teenager come tante la cui routine quotidiana, inizia pian piano a sfaldarsi quando un inquietante sospetto s’insinua in lei. Chi è quel misterioso “doppio” che la perseguita, tentando di sottrarle non solo l’identità ma anche la vita? Resta, in quest'opera in bilico fra dramma e thriller psicologico, comunque, lo stile e la ricerca dell'immagine di un'autrice che si è imposta raccontando i sentimenti e le sofforenze più profonde dell'essere umano. Una storia degna di Hitchcock e un cast di tutto rispetto (Claire Forlani, Rhys Ifans, Leonor Waitling, Gregg Sulkin, Jonathan Rhys Meyers, Geraldine Chaplin)
Sul red carpet, accanto alla regista Isabel Coixet, ci sarà la protagonista Sophie Turner, attrice resa celebre dalla serie televisiva “Game of Thrones”, e Gregg Sulkin, attore inglese interprete di serial televisivi come “As the Bell Rings”, “The Heavy”, “I maghi di Waverly”.
Il secondo è il nuovo film di Takashi Miike, "Mogura no uta", uno dei più originali cineasti del panorama mondiale contemporaneo, allievo del celebre Imamura Shōhei e autore di opere premiate nei maggiori festival internazionali: "Ôdishon" (Premio della Critica all’International Film Festival di Rotterdam), "Gokudo kyofu dai-gekijo: Gozu" (Quinzaine des réalisateurs del Festival di Cannes), "46-okunen no koi" (Festival di Berlino), "Jûsan-nin no shikaku" (Mostra di Venezia) e "Ichimei" (in gara a Cannes), "Aku no kyôten" (Festival di Roma).
Con "Mogura no uta", Miike ripropone lo stile nervoso, violento e ironico che lo ha reso celebre in tutto il mondo, raccontando la storia di un giovane poliziotto a cui viene segretamente affidato l’incarico di infiltrarsi sotto mentite spoglie in un’organizzazione criminale per arrestare un boss della yakuza. Un originale, divertente ed ironico che diventa fumettisticamente demenziale, anzi quasi un cartoon con attori in carne e ossa.
Ultimo film italiano in concorso è "Tir", prima opera narrativa di Alberto Fasulo, regista del documentario "Rumore bianco", selezionato in molti festival internazionali e distribuito in sala in Italia. Con il suo ultimo lavoro, Fasulo racconta la crisi attuale attraverso gli occhi di un ex-professore sloveno che per problemi economici diventa camionista. Con la sua efficienza, la sua ostinazione, la sua buona volontà, il protagonista riesce nobilitare un lavoro sempre più alienante, assurdo, schiavizzante. Una docu-fiction che potremmo ribattezzare "Sacro Tir", ovvero un buon film, un documentario che indaga sul personale e privato, anziché sul sociale e generale.
Per il Concorso CinemaXXI, passati "Thwara Zanji" (Zanji Revolution) di Tariq Teguia. Il regista algerino – che ha presentato il suo primo lungometraggio, "Roma wa la n'touma" (Roma piuttosto che voi), alla Mostra di Venezia nella sezione Orizzonti, e si è aggiudicato il premio Fipresci, sempre al Lido, col film in Concorso "Gabbla" – ricostruisce tra realtà e finzione le tracce delle antiche e dimenticate rivolte contro il califfato degli Abbasidi, avvenute in Iraq tra l’VIII e il IX secolo ad opera degli Zanj, schiavi neri incaricati di irrigare le terre dell’Eufrate inferiore. L’indagine lo conduce a Beirut, la città che un tempo era il simbolo delle speranze e delle lotte di tutto il mondo arabo. Una film che conferma Teguia come il “Godard del mondo arabo”. Poi "El rostro" dei Gustavo Fontán e il mediometraggio "Der Unfertige" di Jan Soldat. Nel primo, il regista, scrittore e poeta argentino, Premio Konex per il cinema documentario, autore del pluripremiato lungometraggio "Donde cae el sol" e cosceneggiatore di "La cruz del Sur" di Pablo Reyero, firma un'opera sulla memoria: un uomo in una piccola imbarcazione raggiunge un’isola sul fiume Paraná e si dirige verso un luogo dove c’era una casa o un piccolo villaggio. Ora non c’è più nulla. Presto altri arriveranno sull’isola per preparare una festa: moglie, padre, amici, bambini. Solo impercettibili tracce di qualcosa di vecchio e perduto: il posto dov’era nato. La sua presenza permette alle cose in quel luogo abbandonato di materializzarsi: capanne e tavoli, animali e canoe. In "Der Unfertige", l'autore di "Geliebt", documentario sulla zoofilia presentato in Berlinale Shorts, e di "Zucht und Ordnung" (sempre a Berlino), porta sullo schermo Klaus Johannes Wolf, un uomo che vive come uno schiavo. Legato al suo letto, racconta della sua scelta di essere uno schiavo, parla dei suoi genitori e di cosa significa essere nudo. Alla fine abbandona tutto per andare in un campo di schiavi, per perfezionare la sua esistenza da schiavo e diventare un servo perfetto. Sempre al MAXXI, sono stati presentati a "Birmingham Ornament 2" di Andrey Silvestrov, regista e produttore da oltre vent'anni, e Yury Leiderman, scrittore, poeta, artista, attore, critico. E' la “parte seconda” di un film che aveva fatto sensazione a Venezia Orizzonti 2011 e vuole fornire l’obiettivo, attraverso una serie di “spaesamenti” spazio-temporali, e vuole fornire una critica alla civiltà moderna, applicando al cinema le peculiarità tecnologiche e linguistiche delle arti figurative. Il concorso Prospettive Doc Italia prevede il bel documentario, originale e commovente, "Fuoristrada" di Elisa Amoruso. La giovane regista, già autrice di cortometraggi come "Aria", vincitore del David di Donatello, del Nastro d’Argento e del Jameson European Award; "Adil e Yusuf", in concorso alla Mostra di Venezia (nominato per il David), e sceneggiatrice per "Good Morning, Aman" di Claudio Noce (in concorso a Venezia), "Passione sinistra" di Marco Ponti e "La foresta di ghiaccio" dello stesso Noce, racconta una storia personalissima e intima in modo nuovo e coinvolgente. La grande storia d'amore tra Pino/Beatrice, meccanico, campione di rally e transesuale, e di Marianna, badante rumena della madre, che lo ricambia ed accetta di sposarlo, contro ogni ostacolo e pregiudizio. Sempre al MAXXI, dalle ore 10, si è tenuta una tavola rotonda dal titolo “Il cinema di genere in Italia tra ieri e oggi” per riflettere a 360 gradi sul cinema di genere in Italia. Disprezzato dalla critica colta, è tornato prepotentemente alla ribalta grazie all’entusiasmo di un pugno di agguerriti critici che lo hanno studiato e ne hanno tessuto le lodi incuranti degli strali dei benpensanti. La tavola rotonda – alla quale sono attesi, insieme al “tarantiniano italofilo” Eli Roth, Enzo G. Castellari, Umberto Lenzi, Sergio Martino, Mario Caiano, Marcello Avallone, Alberto De Martino, Antonio Manetti, Marco Manetti, Cosimo Alemà – sarà seguita dalla proiezione di I Tarantiniani di Steve Della Casa e Maurizio Tedesco. Il CSC-Cineteca Nazionale, insieme al Festival, ha ricordato Anna Magnani nel quarantesimo anniversario della scomparsa con la proiezione di "Nella città l’inferno" di Renato Castelllani. Per la retrospettiva 'Ercole alla conquista degli schermi' proposto "La vendetta di Spartacus" di Michele Lupo, mentre per la rassegna ”Claudio Gora regista e attore' è passato "Tre straniere a Roma".
Nella sezione parallela Alice nella città, l'ultimo film in gara "The Disciple" della finlandese Ulrika Bengts che ha buone probabilità di vincere, visto che le pellicole più intense provengono dalla Scandinavia. José de Arcangelo

giovedì 14 novembre 2013

RFF. La ragazza che combatteva troppo per sopravvivere e cambiare il mondo, ovvero Jennifer Lawrence alias Katniss Everdeen, acclamata dai fan

"Hunger Games - La ragazza di fuoco" è il secondo capitolo della nuova saga interpretata sul grande schermo Jennifer Lawrence, attrice (subito dopo) premio Oscar per "Il lato positivo" ma che la statuetta la meritava già per il precedente "Un gelido inverno", di cui era stata protagonista (e nominata) a 18 anni. L'abbiamo incontrata insieme ai colleghi, al regista e ai produttori in occasione dell'anteprima al Festival Internazionale del Film di Roma, visto che uscirà nelle sale il 28 novembre distribuito da Universal International Pictures Italia.

"Da quando ho letto per la prima volta i libri - esordisce Jennifer Lawrence, la protagonista alla presentazione, in abito lungo, scollato, nero patinato sulla scia del film - ho capito che il personaggio poteva diventare un modello per i giovani, e ora mi sento responsabile verso la gente che ti segue e ti guarda come un esempio da imitare. Venendo a Roma mi sono ricordata del premio Marcello Mastroianni che ho avuto a Venezia, sono momenti davvero entusiasmanti come quando prendi un Oscar, ma non sono cambiata. Sono premi e averli ti fa piacere. Io come persona sono gratificata, ma continuo a vivere come prima".
"Tutti mi chiedono se sento questa pressione - dice a proposito dell'inaspettato successo conquistato non ancora ventenne -, credono deva avere questa sensazione. Amo il cinema e fare l'attrice, ho sempre accettato i film per il personaggio, per la sceneggiatura, oppure perché mi piace il regista. Non presto tanta attenzione, a questo quadro mi fa certa ansia, non faccio caso a quello che si scrive e si dice di me. Vorrei essere più simile a Katniss (la protagonista della saga ndr.). L'ho letto a 18 anni, e so benissimo come può sentirsi, tanto che quando torna vincente si sente un'aliena. La gente ti tratta come se fossi diversa quando in realtà tu non sei diversa".
"Avevo una parte piccola 'Like Crazy', in cui dovevo improvvisare e usare parole che pronunciavo io; poi ne 'Il lato positivo' mi sono identificata nel personaggio per via della sua energia, ero abbastanza vicina a lei per questo; anche se mi costringeva a prendere caffè, come la Sam (antha) di "Like Crazy". Quando ho iniziato a lavorare - sono sempre stata una sportiva -, non sapevo cosa era la dieta. Mi dicevano che dovevo dimagrire, ma è brutto per chiunque sentirsi dire 'devi perdere peso'. Quando ti senti a tuo agio non ti dovresti preoccupare dell'aspetto fisico. Ma in giro c'è un concetto di corpo perfetto irraggiungibile, è questa immagine che mettono davanti alle persone. La gente ti guarda e ti segue, però spesso le immagini sono prodotte col photoshop, altre colleghe invece dicono di mangiare sano ma non so come facciano. I media propongono tutti questi valori che a me sembrano sbagliati, e odio quelle colleghe che danno delle grasse alle altre donne. Va bene, concepiamo la bellezza, ma non ne posso più delle diete".
"Ho avuto occasione di partecipare a questo progetto straordinario - ribatte il regista Francis Lawrence, da "Constantine" a "Come l'acqua per gli elefanti", ma nessun legame di parentela con la protagonista -, dove la materia prima è racontare l'idea della violenza sui giovani, in una saga seguita anche dagli adulti, che ha trasformato le persone in tutto mondo, che fa riflettere sul momento nel quale viviamo. E' stato appassionante". "E' raro poter partecipare ad un progetto che ha tanto significato - afferma Josh Hutcherson che è Peeta Mellark -, tanto successo, situazioni che si sviluppano in modo realistico. Una storia complessa che piace a tante persone e affronta tante tematiche. Un personaggio straordinario, fantastico, dotato di forza ed energia. Anche noi dobbiamo continuare il tour della vittoria che sono stancanti, ma strordinari". "Per un attore poter crescere e cambiare col personaggio è un'esperienza molto interessante, rispetto all'inizio sono ora trasformata perché sono stata costretta ad uccidere, subisco lo stress post traumatico. Tutto è assolutamente credibile; oltre agli effetti speciali devi usare la propria fantasia, se si continua ad immaginare soltanto, non cambia nulla". "Condivido la passione di chi combatte - dichiara Liam Hemsworth, alias Gale Hawthorne -e ha la forza e il desiderio di cambiare le cose. Lei ha questa forza che la trasforma, la spinge a continuare a combattere. Questi giovani si rifiutano di arrendersi, ed è un messaggio importante per i giovani, per le ragazze che devono andare avanti con coraggio e determinazione".
"Katniss Everdeen è diversa da Skywalker (di 'Star Wars - Guerre stellari' ndr.) - chiosa il regista -, che compie il viaggio, questa avventura, per combattere il lato oscuro; Katniss, invece, vuole sopravvivere, ma si sente legata agli altri, perciò la gente si identifica in lei. E' 'perfetta' ma vive insieme agli altri, condivide con loro l'esistenza. Io sono un grande fan di 'Star Wars', ma l'abbiamo studiato soprattutto per la struttura del film. Aver lavorato con dei premi Oscar mi ha un po' intimorito, ero sotto pressione, ma tutto ciò mi dava energia, anche perché ho ereditato un cast (il capostipite era diretto da Gary Ross ndr.), di cui l'unica certezza era Jennifer, perché gli altri non li conoscevo, ma loro hanno accettato di lavorare con umiltà e fiducia, sono tutti attori di grande talento, ma trovarmi davanti tanti premiati mi aveva intimorito".
"Uno degli scherzi migliori l'ha fatto Jeffrey Wright - racconta Hutcherson - che, sincero e gentile, ha dato a Jennifer una scatolina, tipo tiffany, piena di grilli, lei ringrazia e appena l'apre comincia a urlare e scappa. Ma non so come abbia fatto perché è difficile mettere 200 grilli in una scatolina! Tormento uno sull'altro, sviluppato un rapporto molto particolare, è come sorella noiosa cont aglia di capelli strepitoso". "Queste storie trattano della violenza nei confronti delle persone - dichiara la produttrice Nina Jacobs -, come paese siamo sempre stati in guerra, continuamo a combattere e a portarci dietro le ferite di quelli che hanno partecipato; Francis come regista è molto sofisticato, soprattutto nel modo che l'ha percepita e trasmessa attraverso gli occhi dei personaggi, dell'effetto che ha avuto su di loro. L'impatto della violenza sui nostri personaggi è più potente attraverso la reazione di grandi attori che nella violenza stessa".
"Mi interessano molto le sequenza sulla perdita - conclude il regista -, l'impatto emotivo, loro sono sopravvissuti e cambiati, e ora sono costretti a vivere le conseguenze della violenza". "Quando ho iniziato a recitare avrò avuto 11 o 12 anni - confessa Hutcherson -, ho sempre lavorato con attori stroardinari, è molto divertente doppiare anche i cartoni, ma difficile lavorare sul sincronismo labiale. Mi hanno detto: 'Ci piace la tua voce', e ho accettato per fare qualcosa di diverso". José de Arcangelo

Roma FilmFest. Tutti in fila all'Auditorium per la premio Oscar Jennifer Lawrence, eroina del fantascientifico "Hunger Games - La ragazza di fuoco"

ROMA, 14 - E' il giorno di "Hunger Games - La ragazza di fuoco" di Francis Lawrence, seconda puntata della saga letteraria (di Suzanne Collins) e cinematografica con l'attrice premio Oscar Jennifer Lawrence, Liam Hemsworth e Josh Hutcherson, e primo bagno di folla di giovani fan - si dice intorno ai 10mila - che si sono appostati all'Auditorium fin dalla notte prima. Le sue dichiarazioni e quelle dei suoi colleghi nel resoconto della conferenza stampa.

Altro beniamino del pubblico, stavolta un pubblico un po' più adulto, anzi di tutte l'età, Checco Zalone ha incontrato i suoi sostenitori nella Sala Petrassi in una sorta di "one-man-show", moderato dal critico Marco Giusti. Il versatile attore pugliese, comico, sceneggiatore, conduttore televisivo, sta da due settimane trionfondo al botteghino italiano con "Sole a catinelle".
I due film in concorso di oggi, un po' schiacciati tra gli idoli del pubblico, sono due opere seconde di registi già premiati per le loro opere prime. Il cileno "Volantin cortao" di Diego Ayala e Anibal Jofré (autori di "Chaiten"), affronta il tema della gioventù d'oggi, in un ritratto pessimistico e, per certi versi, ambiguo che invita però alla riflessione.
Un'assistente sociale tirocinante - apparentemente tranquilla e solitaria - in un istituto di riabilitazione per adolescenti di Santiago, vi incontra il sedicenne Manuel, delinquente adolescente, col quale instaura una pericolosa amicizia che la spinge a mettere in discussione, anzi a ribaltare, il suo ruolo... esasperando la sua insoddisfazione in uno sfogo di trasgressione e violenza imprevedibile. O, forse, no?. L'italiano "Take Five", segna il debutto nella più completa finzione, anzi nel mix di generi, da parte dello sceneggiatore-regista Guido Lombardi, già Leone del Futuro un paio di anni fa al Festival di Venezia con "La-bas - Educazione criminale".
La commedia sulle 'grandi' rapine si sposa con il noir corrosivo e beffardo alla Tarantino per raccontare la storia di cinque "irregolari" (il riferimento ai "Soliti ignoti" è sempre dietro l'angolo), uniti dal consueto sogno di arricchirsi. Uno di loro si ritrova un giorno nel caveau della Banca Partenope a causa di una perdita della rete fognaria... e gli viene in mente un'idea. Come quella dei celebri "7 uomini d'oro" di Marco Vicario, celebre e popolare poliziesco-rosa anni Sessanta. Però stavolta anziché la beffa finale ci sarà una tarantiniana e sanguinolenta resa dei conti. Peccato che il cocktail tra commedia e noir eccessivo non raggiunga il risultato sperato: gli ingredienti non hanno la giusta dose e il sapore non è esplosivamente gustoso.
Nel cast Peppe Lanzetta, Salvatore Striano, Carmine Paternoster, Salvatore Ruocco, Gaetano Di Vaio, Antonio Pennarella, Antonio Buonomo ed Esther Elisha. Alice nella Città ha presentato, in concorso, lo svedese "Nobody Owns Me" di Kjell-Ake Andersson, intenso dramma sul rapporto di una bambina col padre operaio, abbandonato dalla madre, nella Svezia degli anni Settanta/Ottanta. Un rapporto profondo incrinato dalle condizioni sociali e politiche oltre che familiari. Il secondo film è "Uvanga" di Marie Hélène Cousineau e Madeline Piujua Ivalu (Canada).
Proseguono la rassegna dedicata ad Ercole e C. con "Roma contro Roma" di Giuseppe Vari (!963) e la monografica di Claudio Gora con "Tormento d'amore" (1958). José de Arcangelo Da oggi e per i due giorni successivi, si svolgeranno le attività di New Cinema Network (NCN), spazio di coproduzione nell’ambito del Mercato Internazionale del Film, che quest’anno presenta una rosa di 24 progetti internazionali provenienti da tutto il mondo, valutati e scelti dal comitato di selezione costituito da Marco Müller, Marie-Pierre Duhamel e Sandra Hebron insieme allo staff di New Cinema Network, coordinato da Alexia De Vito. NCN è la piattaforma internazionale permanente di mercato e workshop a sostegno del talento e dell’industria nazionale e internazionale; nel corso degli anni è divenuto uno degli “hub” preferiti dall’industria e dalle istituzioni (Consiglio d’Europa e Unione Europea) attraverso il quale trovare partner e soluzioni di business per il finanziamento di film, dar vita a momenti di formazione, favorire la creazione di network e individuare nuovi modelli finanziari e produttivi per il sostegno al nuovo cinema indipendente. I ventiquattro progetti selezionati, provenienti da tutto il mondo, presentano uno spettro amplissimo di paesi, tematiche, stili, generi, suggestioni. NEW CINEMA NETWORK – LA SELEZIONE INTERNAZIONALE 2013 SHADOWS IN THE FRAME di Leandro Listorti (Argentina) MY LIFE AS AN ACTOR di Eric De Kuyper (Belgio) ELON RABIN DOESN’T BELIEVE IN DEATH di Ricardo Alves (Brasile) LITTLE CRUSADER di Václav Kadrnka (Repubblica Ceca) UNSETTLED di Willem Droste (Germania) SAINT NICHOLAS di Loukianos Moshonas (Grecia/Francia) OMNIYAM di Kamal Swaroop (India) THE VOICE OF EGYPT di Shirin Neshat (Iran) STUPOR MUNDI di TBA (Italia) IL PENDOLO di Aureliano Amadei (Italia) UOMINI E CANI di Fabrizio Cattani (Italia) IL VENTO E LA LUCE di Marco Dentici (Italia) LA MOGLIE DI LOT di Roberto De Paolis (Italia) IL BALLO di Simone Gattoni (Italia) LA COSPIRAZIONE DELLE COLOMBE di Marina Spada (Italia) DAWN di Laila Pakalnina (Lettonia) PEACE TO US IN OUR DREAMS di Sharunas Barthas (Lituania) SOLITAIRE KING di Bassam Jarbawi (Palestina) A REVERENCE FOR SPIDERS di Faiza Ambah, Karim Bensalah (Arabia Saudita) OUT di Gyorgy Kristof (Repubblica Slovacca) THE SUBSTANCE di Lluis Galter (Spagna) CAFÉ ABU NAWAS di Samir (Svizzera) MA MÈRE di Géraldine Zosso (Svizzera) PASSING CLOUDS di Tatiana Korol (Regno Unito) Alla selezione internazionale si aggiungono sette progetti italiani, Fabrizio Cattani (“Uomini e Cani”); Simone Gattoni (“Il Ballo”); Aureliano Amadei (“Il Pendolo”); Roberto De Paolis (“La Moglie Di Lot”); Marco Dentici (“Il Vento e La Luce”). Gli altri due progetti sono stati selezionati nell’ambito di Words on Screen, iniziativa di promozione internazionale di due fondamentali segmenti dell’industria culturale italiana (editoria libraria e produzione cinematografica) in partnership con ANICA e AIE e col sostegno del Ministero dello Sviluppo Economico: “La Cospirazione Delle Colombe”, da un racconto di Vincenzo Latronico (edito da Bompiani), diretto da Marina Spada e prodotto da Francesco Pamphili per Film Kairòs, e “Stupor Mundi”, tratto dal romanzo “Storia controversa dell'inarrestabile fortuna del vino Aglianico nel mondo” di Gaetano Cappelli (edito da Marsilio), prodotto da Andrea Stucovitz con la società da lui co-fondata, Partner Media Investment. Sin dal 2008, grazie ai risultati ottenuti – circa il 50% dei progetti selezionati da NCN nel corso di sette edizioni hanno completato i finanziamenti e sono diventati film premiati e riconosciuti a livello internazionale – il Mercato romano è tra le poche iniziative italiane sostenute dal Programma MEDIA dell’Unione Europea. L’amplissima rete di relazioni e partnership prestigiosi conferma il riconoscimento internazionale: oggi NCN può contare su 30 partner tra Istituti europei per la promozione del cinema ed enti internazionali, tra i quali Sundance Feature Film Labs, Cinéfondation L’Atelier, ACE – Atelier du Cinéma Européen, Eurimages. Per il quarto anno consecutivo, il Consiglio d’Europa ha eletto NCN tra i mercati di co-produzione più importanti e ha scelto Roma per assegnare il prestigioso Eurimages Co-production Development Award: un premio di 30.000 euro destinato allo sviluppo del miglior progetto presentato a NCN 2013

mercoledì 13 novembre 2013

I film in concorso e le spie arrivano dal lontano Oriente al Festival Internazionale del Film di Roma con "Blue Sky Bones" di Cui e "Seventh Code" di Kurosawa

ROMA, 13 - Orientali i due film in concorso di oggi, il cinese "Blue Sky Bones" di Jian Cui e "Seventh Code" di Kiyoshi Kurosawa. Il primo è un mélo-musicale che riflette sul passato e sul presente del gigante dell'Asia, attraverso una vicenda famigliare particolare. Una canzone "Mia madre è uno schianto, mio padre una spia e io sono un hacker" è il succo della vicenda. La madre, la 'donna più bella' della Rivoluzione Culturale, è stata condannata ai lavori in campagna per la canzone "La stagione perduta", e lì ha conosciuto l'uomo che ha poi sposato. Dalla loro unione è nato Zhong Hua. Però quando la donna scopre che il marito è una spia, gli spara, fugge e trova rifugio all'estero. Grazie all'amico Fu Song, l'uomo riesce ad evitare un'inchiesta politica ma, col tempo, la ferita diventa tumore e l'uomo decide di rivelare la sua identità al figlio... Intervallando tra passato e presente, Jian Cui riesce a raccontare una vicenda lunga e complessa, ma non riesce a coinvolgere fino in fondo lo spettatore, nonostante una sofisticata ricerca di stile. Al film è abbinato il corto (presentato da CineMAXXI "Magician Party and Dead Crow", animazione di ieri, di oggi e di domani in un particolare e gustoso mix di immagini.

"Seventh Code" è invece un lungometraggio della durata minima (60') che racconta una vicenda in cui trovano spazio sentimenti, azione e spionaggio industriale. Akiko arriva a Vladivostok (Russia) per incontrare l'imprenditore Matsunaga, perché non riesce a dimenticarlo da quando hanno cenato insieme. Ma quando finalmente lo torva, lui si limita a raccomandarle di non fidarsi di nessuno in terra straniera e poi scompare. E Akiko ricomincia a cercarlo...
Anche questo film è stato preceduto da un cortometraggio dello stesso Kurosawa dal titolo "Beautiful New Bay Area Project". Fuori concorso l'americano "God Behaving Badly" una fantacommedia, fra amori e sorrisi, in compagnia dei 'vecchi e stanchi' dei dell'Olimpo, sulla scia del vecchio caro "Dolci vizi al foro" di Richard Lester - ovviamente senza raggiungerlo -, in rilettura contemporanea e con un cast "all stars": Sharon Stone, Christopher Walken, John Turturro, Oliver Platt, Rosie Perez, Edie Falco, e i giovani Alicia Silverstone, Ebon Moss-Bachrach. Per Alice nella Città è stato presentato l'italiano "Il sud è niente" opera prima di Fabio Mollo - pluripremiato per il corto "Giganti", da Torino a New York -, con gli esordienti Miriam Karlkvist e Andrea Bellisario, Vinicio Marchioni e l'amichevole partecipazione di Valentina Lodovini.
La dolorosa storia della diciassettenne Grazia che vive a Reggio Calabria. Quando era piccola, il fratello Pietro è partito per la Germania in cerca di un futuro migliore senza fare più ritorno. Suo padfre le ha detto che era morto e non ha mai voluto parlarne, ma una notte, dopo un litigio col genitore, Grazia entra in mare e vede una figura umana che le ricorda il fratello. Allora, la ragazza decide di iniziare a cercarlo scontrandosi col silenzio a cui il padre ha sempre obbedito.
Il sud in filigrana, raccontato attraverso immagini, gesti e sguardi, e soprattutto con quel silenzio che copre e nasconde tutto, anche i sentimenti. "Il Sud è niente" - dice il regista "racconta un legame che va oltre il tempo e la realtà stessa. E' la storia di una giovane donna e della sua lotta per riprendersi la propria vita. E' raccontata con profondo realismo, ma allo stesso tempo con uno sguardo molto intimi, così intimo da diventare magico".
E' questo, forse, il pregio di un film, magari non originale, che coinvolge soprattutto per una ricerca stilistica genuina, sia narrativa che visiva. Sempre per Alice nella Città è passato "Heart of a Lion" di Dome Karukoski (Finlandia), storia di una coppia di adolescenti tra pregiudizio, razzismo e intolleranza.
Presentato oggi il nuovo portale Raicinemachannel.it con un’offerta di contenuti inedita e ancora più ricca del solito. Ben sei canali specializzati, per un pacchetto di proposte di generi diversi, messi a disposizione del pubblico per la prima volta in forma completamente libera e gratuita.
Quindi, una programmazione di altissimo livello che attinge alla straordinaria library della Rai, dalla produzione alle attività di Rai Cinema, con l’idea di valorizzarne eventi e contenuti e promuoverli presso il grande pubblico del web. Una narrazione per immagini per raccontare il cinema a 360 gradi, e l'Italia di ieri, di oggi e di sempre. Nascono con questo spirito i sei canali: LIVE, REPLAY, WEB MOVIES, DOC, CLUB e MAKING OF ai quali sarà possibile aggiungerne altri in caso di eventi speciali. Il canale LIVE offre un racconto dell’attualità cinematografica con interviste, clip e tutto ciò che accompagna il lancio di un film. Con REPLAY si possono rivedere per una settimana gratuitamente e quante volte si vuole tutti i film e i documentari andati in onda sulle reti Rai (Rai 1, Rai 2, Rai 3 e Rai 5). Mentre il canale WEB MOVIES propone film inediti nati e realizzati per la rete. DOC offre una selezione dei migliori documentari prodotti da Rai Cinema. CLUB, ineve, è il canale dei veri appassionati, infatti, presenta i film dei grandi autori italiani programmati raramente e ormai quasi introvabili. MAKING OF è il canale che ci porta dentro i set con materiali e backstage inediti. Un’offerta culturale di alto profilo per il grande pubblico del web, tutto il cinema di Rai Cinema - ma anche quello precedentemente prodotto dalla Rai dagli anni '70 in poi - alla portata di un click. José de Arcangelo Blue Sky Da oggi, mercoledì 13 novembre fino a domenica 17, torna il Mercato Internazionale del Film, lo spazio che il Festival Internazionale del Film di Roma dedica ai professionisti dell’industria cinematografica. L’ottava edizione registra prima dell’inizio ufficiale un incremento del 6% degli accreditati per The Business Street (TBS) e New Cinema Network (NCN), piattaforme strategiche per il lancio commerciale di nuovi film e la circolazione del cinema italiano all’estero, ma anche luogo ideale per incoraggiare la cooperazione internazionale sui progetti in produzione. Anche per questa edizione Via Veneto ospiterà le due iniziative, che per la prima volta quest'anno condivideranno lo stesso spazio: l'Hotel Bernini Bristol. Mentre la terrazza accoglierà le conversazioni e le trattative tra compratori e venditori accreditati a TBS, il primo piano farà da cornice agli incontri di coproduzione dei 24 progetti selezionati da NCN. Grazie al sostegno e alla collaborazione dell’ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane e alla partnership con ANICA, il Mercato ha definitivamente consolidato il suo ruolo nel calendario degli appuntamenti internazionali rivolti all’industria del cinema. Il primo appuntamento in programma, previsto per mercoledì 13 novembre alle 18.00 presso l’Hotel Bernini Bristol, è la presentazione di “ITALIA. New Distribution Fund”: Silvio Maselli, neo segretario dell’Anica presenterà il nuovo fondo di distribuzione istituito dall’ANICA a sostegno della distribuzione di film italiani in territori specifici, come America Latina, Corea del Sud, Giappone e Taiwan, attraverso un progetto speciale di promozione del ‘Made in Italy’, finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico (D.G. Internazionalizzazione e Promozione degli Scambi). “Siamo abituati a ragionare di industria cinematografica e audiovisiva seguendo il trinomio produzione-distribuzione-esercizio – afferma Silvio Maselli – ma ne moriremo se non ci apriremo a modalità nuove di espandere l'amore per l'audiovisivo e il cinema italiani, anche attraverso pratiche commerciali innovative. Per questo nasce il progetto di sostegno alla distribuzione sull'estero di nostri prodotti appetibili. L'Anica serve proprio a questo, a rendere più forti i propri soci e, grazie al loro lavoro, a rendere più forte l'Italia.” Le attività proseguiranno con le proiezioni riservate al mercato, accompagnate da una nutrita serie di dibattiti e conferenze che tratteranno alcuni dei temi più caldi dell'industria, come l'emergere del VoD e altre nuove modalità di distribuzione o l'arrivo imminente del nuovo programma Europa Creativa della Commissione europea.

martedì 12 novembre 2013

Uno sguardo al cinema che fu e al passato della Storia sul grande schermo del Festival di Roma con "Out of the Furnace" e "Quod Erat Demonstrandum"

ROMA, 12 - Il Festival Internazionale del Film di Roma è approdato a metà percorso. Oggi, al Concorso, è passato "Out of the Furnace", un dramma contemporaneo sulla scia del gangster-movie, e soprattutto della 'Nuova Hollywood' anni Settanta, firmato da Scott Cooper. Dopo il successo ottenuto con "Crazy Heart", vincitore di due Oscar, il regista, sceneggiatore, produttore e attore statunitense è tornato dietro la macchina da presa per realizzare la sua opera seconda con un cast stellare: Christian Bale (Oscar per il miglior attore non protagonista in "The Fighter"), Woody Harrelson, Casey Affleck, Forest Whitaker (Oscar per il miglior attore protagonista de "L'ultimo re di Scozia"), Willem Dafoe, Zoë Saldana e Sam Shepard.

Russell Baze (Bale) si mette alla ricerca del fratello Rodney (Affleck), reduce della guerra in Iraq, scomparso misteriosamente dopo esser stato coinvolto nel giro di un’organizzazione criminale che organizza incontri clandestini di boxe e gestisce un traffico di stupefacenti, una banda di 'montanari' guidato da un rozzo e feroce boss. Un cupo, angoscioso, solido dramma su tematiche diventate ormai classiche del cinema hollywoodiano di ieri e di sempre, quali ingiustizia, vendetta, sacrificio e, forse, redenzione.
In seconda serata, Fuori Concorso, è stato dato spazio alle ossessioni del regista cult Eli Roth, sceneggiatore e amico di Tarantino, che con "The Green Inferno" fa rinascere il cannibal-movie all’italiana (da Deodato a Lenzi). Il cineasta statunitense – che in pochi anni ha riportato in auge e rinnovato il genere splatter con "Cabin Fever" e i due episodi di "Hostel", guadagnandosi, appunto, l’ammirazione di registi come Quentin Tarantino e Robert Rodriguez – narra le vicende di un gruppo di amici ambientalisti precipitati con il loro aereo nella giungla. Inizia così una disperata lotta per la sopravvivenza nel tentativo di evitare di venir divorati dai cannibali.
Ancora due film in Concorso, altre due opere seconde: "Quod Erat Demonstrandum" del romeno Andrei Gruzsnick e "I corpi estranei" dell'italiano Mirko Locatelli. Gruzsnick, autore di "Cealalta Irina", film premiato in numerosi festival internazionali, allievo del maestro Lucian Pintilie (uno dei padri del rinnovamento del cinema romeno), ambienta "Quod Erat Demonstrandum" a metà degli anni’ 80, sotto la dittatura di Nicolae Ceauşescu: il protagonista è un uomo controcorrente, un brillante matematico che decide di pubblicare un articolo in unra rivista occidentale senza chiedere il permesso alle autorità. Il gesto innesca una catena di eventi che cambierà 'le vite degli altri', il film tedesco che diventa diretto riferimento. Un buon dramma, girato in bianco e nero, che ci riporta al decennio precedente la caduta del muro di Berlino, un periodo che sembra ormai lontanissimo non solo politicamente, ma anche tecnologicamente. Infatti, il crollo del regime comunista era ancora lontano e non c'erano telefonini, dvd, computer portatili né attrezzature digitali.
"La premessa per la sceneggiatura - dice il regista - era la storia di un uomo partito all'estero legalmente, rimasto illegalmente, divenando in seguito un fuggitivo per le autorità di Bucarest, e che cerca poi di far espatriare la propria famiglia. All'epoca l'espressione utilizzata era 'riunificaizone famigliare'. Ma il film si è poi concentrato su quel che succede alla famiglia rimasta qui... ovvero alla moglie ed al figlio".
"I corpi estranei" segna invece il ritorno alla regia di Locatelli, apprezzato autore e produttore di documentari, regista de "Il primo giorno d’inverno", film d’esordio presentato alla 65.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Con il suo nuovo lavoro, Locatelli affronta il dramma di due uomini, uno alle prese con la malattia del figlioletto (Filippo Timi), mentre l’altro è un giovane maghrebino (Jaouher Brahim) che assiste un amico. Il microcosmo dell’ospedale diventa l’occasione per un incontro fra due anime sole e impaurite, due “corpi estranei” alle prese con il dolore, che sapranno aprirsi all’incontro. Più che la malattia è la fragilità di quelli che assistono i malati e affrontano una catastrofica tragedia. Ne parliamo a parte, in occasione della conferenza stampa.
Fuori Concorso, anche l’anteprima di "Border" di Alessio Cremonini. Dopo l’esperienza come assistente di Ettore Scola ne "La cena" e come sceneggiatore di "Voci" di Franco Grimaldi e "Private" di Saverio Costanzo, Cremonini firma la sua opera prima da regista cinematografico: affronta il tema della crisi siriana e dei profughi, raccontando il viaggio pieno di pericoli che due giovani sorelle sono costrette a fare per fuggire dal loro paese d’origine verso la Turchia. Ancora Fuori Concorso, un sorprendente giallo-rosa, "Je fais le mort" di Jean-Paul Salomé, regista famoso a livello internazionale per i suoi "Belfagor - Il fantasma del Louvre" e "Arsenio Lupin". Il film, sospeso fra commedia e thriller, narra la storia di Jean, un attore disoccupato che riceve una bizzarra offerta di lavoro: aiutare la polizia a ricostruire le scene dei crimini interpretando la parte del morto. L’ossessione di Jean per i particolari colpisce gli ispettori e gli permette di conquistare una delicata posizione di rilievo nell’indagine che riguarda una serie di omicidi.
Il programma di CinemaXXI prevede la proiezione di "Racconti d’amore" di Elisabetta Sgarbi, tra i più originali talenti del cinema italiano. Quattro storie d’amore ambientate fra le nebbie e i canali della pianura padana, preceduto dal cortometraggio "Nato prematuro" di Enzo Cei, uno dei maggiori fotografi italiani, sul percorso assistenziale cui è sottoposto un bambino nato prematuramente in un moderno reparto di Neonatologia. Al MAXXI una sessione trasforma l’Auditorium in uno spazio installativo contemporaneo, con opere che invitano lo spettatore a determinare la durata dell’esperienza. Due i mediometraggi proiettati: "La imagen arde" del regista e artista visivo Lois Patiño, vincitore del premio per il miglior regista emergente a Locarno, già in concorso a CinemaXXI lo scorso anno con il fortunato "Montaña en sombra"; e "Fade" opera ipnotica dell’artista e videasta Jean-Claude Ruggirello. Infine, "Nepal Forever" della registra e pittrice Aliona Polunina e "Skywalker" di Mingchun Gong. Per il Concorso di Prospettive Doc Italia, alle ore 17 Teatro Studio, è passato "Vacanze al mare" dello scrittore e sceneggiatore Ermanno Cavazzoni, celebre per romanzi come “Il poema dei lunatici” (1987, dal quale Federico Fellini ha tratto il suo ultimo film "La voce della luna", cui ha collaborato come sceneggiatore), “Le tentazioni di Girolamo” (1991), “Vite brevi di idioti” (1994), “Cirenaica” (1999), “Gli scrittori inutili” (2002), “Storia naturale dei giganti” (2007). Il documentario racconta la stravagante storia delle vacanze estive degli italiani. Per la retrospettiva “Ercole alla conquista degli schermi” in programma "Maciste all’inferno" di Riccardo Freda, mentre la rassegna su “Claudio Gora regista e attore” ha proposto "L’incantevole nemica".
Ancora tre lungometraggi presentati in giornata da Alice nella città: "Lauf, junge, lauf - Corri ragazzo corre" di Pepe Danquart, ancora un toccante dramma sulle persecuzioni naziste nella Polonia alla vigilia della fine della Seconda guerra mondiale, di cui è protagonista un bambino di 8 anni, Jurek, fuggito dal ghetto di Varsavia; "Patema Inverted" del giapponese Yasuhiro Yoshiura, storia ambientata in un mondo sotterraneo, pieno di tunnel che si diramano dappertutto e dove apparentemente tutti vivono felici e tranquilli; e "Container 158" di Stefano Liberti e Enrico Parenti, documentario sul campo attrezzato di via Salone a Roma, il più grande d'Europa dove vivono 1200 rom di varia origine. José de Arcangelo

Roma FilmFest. Tutta la fragilità di un uomo, di un padre di fronte alla malattia del figlio ne "I corpi estranei" di Mirko Locatelli con Filippo Timi

Un altro film italiano in concorso è "Corpi estranei" di Mirko Locatelli, con Filippo Timi e Jaouher Brahim, dramma intimo sullo sfondo dell'attualità più scottante, fra malattia e immigrazione, razzismo e tolleranza, magari appena accennati, perché la vicenda è incentrata sui familiari del malato, e precisamente su un padre ritrovatosi in un'altra città, anzi in una metropoli, col suo bambino malato.

"Io e mia moglie produttrice e sceneggiatrice, Giuditta Tarantelli, siamo partiti da un'immagine di vent'anni fa - esordisce Mirko Locatelli -, un uomo solo con in braccio un bambino al reparto di oncologia pediatrica. Era solo un'immagine ma abbiamo provato a costruire una storia intorno a quest'uomo, sul tema della fragilità, più che del bambino dall'adulto. Naturalmente si tende sempre ad aiutare i malati, mentre in questo caso sono i genitori i più fragili, quelli che non vengono accompagnati in nessun senso". "Tutte le cure non solo fisiche - ribatte la moglie -, ma anche psicologiche si riversano sui bambini. Tutti i parenti stretti si riuniscono intorno al malato, mentre i genitori vengono trascurati, sono loro i malati invisibili, hanno il trauma di chi subisce una catastrofe, un terremoto. Perciò la nostra attenzione è più rivolta al papà che al bimbo, per rivelare il guscio in cui si chiude".
"Non è un film sul dolore ma sulla fragilità - afferma il regista -, e non volevamo scivolare nel patetico; sulla fragilità dell'uomo, perciò la malattia è il pretesto per raccontarla, perché ci vuol dignità e pudore. Anche perché della malattia non si riesce nemmeno a pronunciare la parola (cancro o tumore), ma diciamo spesso un brutto male. E Jaber è il personaggio con cui Antonio si deve misurare". "Quello che ho capito è il fatto di trovarsi davanti alla malattia - dichiara Timi -, e questo mi ha ricordato un episodio vissuto quando avevo 6 anni: i miei mi portano a Pisa perché zoppicavo, mi regalano la prima scatolina di lego, ero contentissimo; e ho scoperto a 30 anni che i miei genitori temevano che avesse un cancro alle ossa. Andando a fare questo - si trattava solo di fare un prelievo -, col camice bianco, guardo la mamma e le dico: 'se muoio sono già vestito da angelo', e ovviamente lei sviene. Io invece ero contento anche della flebo, 'mi mettono del liquido dentro!', dicevo sorridente. Quando ho letto la sceneggiatura ho scoperto che il punto di vista
è dall'altra parte. Bisogna parlare dell'etica perché è immpossibile recitare quel dolore, per qualcuno che ami e sta male, ancor di più se è un bambino. Dovevo nascondere una parte del dolore perché avevo a che fare col bambino, e con loro è impossibile fingere di avere una relazione, devi entrare in un rapporto più forte, vero - in mezzo ad una troupe -, è un lavoro da giganti. Quando ho guardato il film l'ho trovato interessante, davvero il più documentaristico che ho fatto, non mi sono mai preoccupato di recitare, e si è rivelato un buon approccio. Non mi piacciono quelli che recitano da grande attore, in fin dei conti tutti facciamo la cacca. Preoccupato perché un maggiorenne doveva trasformarsi in bambino (Hanks l'ha farro proprio 'Da grande'), nel rispetto massimo del piccolo, perciò si usano di solito dei gemelli. Li fai lavorare due ore, poi pausa, ci sono sempre mamma e papà. Io credo nella magia, è fiction, il bambino non stava male, credo nelle forze occulte. Da umbro grezzo crede che il bambino sia guarito grazie al contatto di quel olio che produce quel profumo, è costretto ad accettare quel processo grazie a quel gesto sul bambino, Antonio è costretto ad aprire gli occhi. Crea un'apertura in questo suo pregiudizio verso l'altro".
"Ho fatto un danno a non togliertelo quando piangeva - riprende l'autore -, volevo darti qualcosa in più, una specie di ricatto o accetti o niente. Infatti, sono due gemelli e non riuscivo a riconoscerli nemmeno io, e per ovvi motivi, nel film diventa uno solo. Dovrebbe uscire in sala tra febbraio e marzo. La scena del rito e della guarigione non vuole essere una tesi, mi interessava quel gesto, il tatto, l'usare la mano di Jaber sul bambino, che è un mezzo per entrare in contatto con Antonio. Infatti, lui non dice niente, è una sorta di soluzione al loro rapporto. La consolazione quando gli dice 'ah che bella camicia, ti sta bene', questo è il massimo che riesce a dire, ma conferma il fatto che l'ha accettato". "Sapevo dell'esistenza del cancro - dice il co-protagonista Jaouher Brahim, nel ruolo di Jaber -, ma non sapevo cosa provavano le famiglie e gli amici delle persone malate e ho capito così questo mondo". "Nemmeno noi sappiamo se è stato per l'unguento usato da Jaber - dice la Tarantelli sul fatto che il bambino supera la crisi -, o una sorta di miracolo perché lui è andato in chiesa, o per il cambio di antibiotico, quando non c'è una spiegazione razionale poi uno pensa così".
"Non me ne sono accorto di dover reggere la storia da solo - riprende Timi -, quando una storia ti piace raccontarla, senti che parla a te, è già un regalo. Spendere del tempo in pensieri di questo tipo per me è inutile, se ci credi, provi a 'vivere in quella storia e per quella storia'. Mi occupava totalmente, la mdp deve inseguirti sempre, ma non è questione di ruoli grandi o piccoli, l'impegno per me è sempre lo stesso. Stanislasky, diceva ad un attore, che si lamentava perché aveva solo una battuta, 'non esistono piccoli ruoli ma piccoli attori'. Il dialetto umbro? A Mirko interessava che entrambi i personaggi fossero degli 'emigrati'. Io umbro fuori dall'Umbria mi sento spaesato, dovevo sottolineare questo fatto del viaggio. Ad un certo punto il problema telefonate, vogliamo scrivere anche i dialoghi deella moglie o dell'amico? ma abbiamo capito che non serviva: in pratica tu telefoni a nessuno, sei solo, tutto qui, non pensavo che dall'altra parte ci fosse qualcuno, sapevo che parlavo a nessuno; ci può essere chiunque ma tu non lo senti, sei completamente solo. La cosa più diffile è parlare al telefono, mi interessava il fatto che fosse cosciente che non c'è nessuno, perché in quelle condizione sei davvero 'solo'. L'umbro è il mio ceppo, ho recitato in romanesco, in napoletano, in milanese, ma pochissimo in umbro. Ed è la prima volta che lo uso così, può essere interessante". "Doveva gestire un bambino - ribatte il regista - e non si preoccupava di recitare, lo stesso che facevamo noi alle prese con un bambino".
"So meglio l'italiano dell'arabo - confessa Jaouher -, ma ho una pronuncia milanese, e ho dovuto toglierla, tornare alla mia lingua e strutturare l'italiano arabizzato. Sono un ragazzo della provincia di Milano, non mi importava cosa facevo nella vita, dopo scuola giocavo e basta, ma nel centro giovanile c'era un laboratorio di teatro, e poi a Milano, durante un laboratorio estivo, organizzato dal teatro delle Albe di Ravenna, ho visto un signore e una signora che cercavano un ragazzo, e vedevano le nostre prove. Ho pensato sarà un disabile che si fa un giro nel parco, dopo lo spettacolo. Poi Mirko ha parlato con una guida delle mia scuola, e mi hanno chiamato al Centro Giovani di Melegnano. Mi hanno proposto un provino, poi con Mirko abbiamo lavorato un anno insieme, fino ad aprile 2013". "Lo spostare rende la cosa più fragile, un uomo adulto si ritrova a Milano dove addirittura quando sali sul bus ci trovi tutto il mondo rappresentato. Avevo visto un'intervista in tivù fatta in un momento in cui succedevano delle cose in un certo quartiere, dove loro dicevano che erano in guerra, soprattutto dei 50/60enne. Questo mi ha spaventato un po', saremmo noi a perdere ho aggiunto. Noi teniamo un diario, e ho annotato questa cosa, che la gente si sentisse in guerra con un nemico. Ho preso un po' di spunti, poi ho costruito Antonio pensando a Filippo, come giusto guerriero, apparentemente fortissimo ma che dimostra fragilità. Trovare i punti deboli del pesonaggi, trovare passaggi in cui incunearsi, visto che pensano di essere un po' in guerra". José de Arcangelo