sabato 26 gennaio 2019

Torna alla Casa del Cinema di Roma - dall'11 al 13 aprile 2019 - Aqua Film Festival con un carico di cortometraggi, incontri, workshop ed eventi speciali sul tema dell'acqua

Si terrà a Roma, presso la Casa del Cinema a Villa Borghese - dall'11 al 13 aprile 2019 - la quarta edizione di Aqua Film Festival, il primo festival di cinema internazionale con cortometraggi, incontri e workshop, eventi speciali dedicati al tema dell’acqua, ideato e diretto da Eleonora Vallone, attrice, giornalista ed esperta di metodiche d’acqua. Una valorizzazione dell'acqua che non è solo artistica e legata alla sua bellezza, ma è anche lanciata, come si propone il Premio Fratello Mare, a denunciare problemi e disastri legati alla poca attenzione al mondo dell'acqua, dai problemi legati ai dissesti idrogeologici all'inquinamento di mari, oceani e corsi d'acqua. Tra gli ospiti del festival, il regista Francesco Crispino, docente di Filmmaking all'Università Roma Tre, che curerà un workshop su come realizzare film con un cellulare, le cui iscrizioni sono aperte per 64 posti totali. La Giuria assegnerà il Premio Sorella Aqua per il Miglior Corto e il Premio Sorella Aqua per il Miglior Cortino. Sono, inoltre, previste cinque Menzioni Speciali Trasversali che andranno ai corti o cortini girati anche da smartphone che meglio interpretano i seguenti sottotemi del Festival: Menzione speciale Aqua & Ambiente – miglior documentario: il vincitore riceverà, oltre al riconoscimento da parte del festival, anche l’ambito premio offerto e patrocinato dalla Fondazione del Principe Alberto II di Monaco, sempre molto attento alla ecosostenibilità e alla difesa degli Oceani. La Menzione andrà al corto o cortino di genere documentaristico che meglio ha saputo descrivere l’importanza dell’acqua e della sua salute ai fini della tutela e del rispetto dell’Ambiente. Da questa edizione è inoltre istituita la sezione Aqua & Thriller, aperta a corti o cortini di genere giallo, poliziesco o thriller, che attraverso l’utilizzo dell’acqua esprimano al meglio questa tematica. Durante l’edizione di Aqua Film Festival 2019, verranno, inoltre, annunciati i vincitori del nuovo concorso parallelo a quello ufficiale dedicato a scuole ed università Nazionali ed Internazionali, denominato Aqua & Students.

Il festival ha istituito la sezione fuori concorso “Fratello Mare ”, organizzata a scopo benefico dai volontari dell’associazione UNIVERSI AQUA aperta a filmati corti o cortini realizzati con smartphone che denuncino, con reportage anche di pochi secondi o minuti, qualsiasi tipo di attività irresponsabile che provoca inquinamento del mare, dei fiumi o dei laghi. Per l’iscrizione al bando, che scade il 4 marzo 2019: www.aquafilmfestival.org/il-concorso/bando-e-regolamento Il festival è realizzato con il patrocinio e sostegno di: Unesco - Commissione Nazionale Italiana, con il supporto di WWAP Unesco; con il patrocinio di: Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare; Fondation Prince Albert II de Monaco; Fondazione Principe Alberto II di Monaco Italia; Consolato Onorario del Principato di Monaco a Firenze; CONI; UNIMED - Mediterranean Universities Union; Sponsor: Centro Sperimentale di Cinematografia; Michelangelo Gioielli. Partner: Associazione Nazionale Comuni Isole Minori; Marina Corazziari. Technical partner: Aquaniene. Media Partner: Coming Soon; Freetime Excellence Lifestyle. Sostenitori: Ostia Autumn School, IV Edizione. Per maggiori informazioni: www.aquafilmfestival.org aff@aquafilmfestival.org www.facebook.com/www.aquafilmfestival.org/?fref=ts twitter AquaFilmFestival

mercoledì 23 gennaio 2019

La presenza italiana ai Festival di Rotterdam e Goteborg è ricca ed eterogenea. In anteprima mondiale "Bangla" di Phaim Bhuiyan e "Tutto l'oro che c'è" di Andrea Caccia

La presenza italiana al 48° Festival di Rotterdam, appuntamento europeo di punta per il cinema indipendente e le frontiere dell’audiovideo, si avvale di una selezione originale e ricca di spunti, che attraversa tutti i generi dell’audiovisivo, serie Tv compresa. Sarà “Bangla”, opera prima del ventiduenne Phaim Bhuiyan, a rappresentare l’Italia al concorso Big Screen Competition, mentre nella sezione Signatures arriva “Tutto l’oro che c’è” di Andrea Caccia, già vincitore come progetto di Eurimages Lab Project Award e Les Arcs Film Festival’s.

Entrambi i film sono presentati in anteprima mondiale. Continua il suo viaggio nei festival “What You Gonna Do When the World’s on Fire?” di Roberto Minervini selezionato in Voices insieme a “I diari di Angela – Noi due cineasti” di Yervant Gianikian. Nella sezione Limelight ritroviamo “Lazzaro felice” di Alice Rohrwacher e “Coureur” di Kenneth Mercken, entrambi in anteprima a cui seguirà la distribuzione olandese. La coproduzione In my Room di Ulrich Köhler sarà in "Perspectives".
Maratona per appassionati sarà la programmazione degli otto episodi de “L’amica geniale”, di Saverio Costanzo, che verranno presentati in collaborazione con il broadcaster NPO. Nello spazio dei cortometraggi c’è “J” di Gaetano Liberti e “Mum, I’m Sorry” di Martina Melilli. Nutrita e importante la delegazione presente al Festival: Phaim Bhuiyan, Carlotta Antonelli, Andrea Caccia, Roberto Minervini, Yervant Gianikian, Fortunato Cerlino, Gaetano Liberti, Martina Melilli. Anche l’altro storico appuntamento Nordeuropeo, la 42° edizione del Festival di Göteborg – dal 25 gennaio al 4 febbraio 2019 -, presenta una selezione significativa ed eterogenea del cinema italiano. Nella sezione Five Continents verranno programmati “Figlia mia” di Laura Bispuri, “Menocchio!” di Alberto Fasulo e, in collaborazione con il broadcaster svedese SVT, gli otto episodi de “Il Miracolo” di Francesco Munzi, Lucio Pellegrini e Niccolò Ammaniti.
Nel Focus: Apocalypse verrà presentato “Soyalism” di Stefano Liberti ed Enrico Parenti, mentre tra i Masters parteciperà Roberto Minervini con “What You Gonna Do When the World’s on Fire?” e saranno lanciati “Dogman” di Matteo Garrone e “Loro” di Paolo Sorrentino che avranno poi una distribuzione svedese. Ad accompagnare i film in Svezia voleranno Alberto Fasulo, Enrico Parenti, Stefano Liberti. Le selezioni e le delegazioni dei festival di Rotterdam e Göteborg sono organizzate da Istituto Luce Cinecittà.

venerdì 18 gennaio 2019

Il Trieste Film Festival festeggia due anniversari storici: i trent'anni della caduta del Muro di Berlino e della sua nascita con un ricco programma di film e documentari internazionali, eventi e altro

Tutte le edizioni di un festival sono speciali, ma qualcuna è più speciale di altre. Soprattutto se si sommano due anniversari storici: i trent’anni della caduta del Muro di Berlino, e quelli – ci sia permesso il confronto impari – del Trieste Film Festival – dal 18 al 24 gennaio -, che proprio in quel 1989 vedeva la luce “ufficialmente” (dopo un’incoraggiante edizione pilota), da un’intuizione di Annamaria Percavassi. Da allora, Trieste e il suo festival (il primo e più importante appuntamento italiano con il cinema dell'Europa centro orientale, oggi diretto da Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo) continuano ad essere un osservatorio privilegiato su cinematografie e autori spesso poco noti – se non addirittura sconosciuti – al pubblico italiano, e più in generale a quello “occidentale”. Più che un festival, un ponte che mette in contatto le diverse latitudini dell'Europa del cinema, scoprendo in anticipo nomi e tendenze destinate ad imporsi nel panorama internazionale. L’edizione del trentennale non poteva che aprirsi all’insegna della Storia, quella con la S maiuscola: e così, venerdì 18 gennaio, a inaugurare il programma al Politeama Rossetti sarà “Meeting Gorbachev”, il film che segna l’incontro tra il grande Werner Herzog (co-regista insieme ad André Singer, che introdurrà la proiezione) e Michail Gorbačëv, offrendo uno sguardo inedito su alcuni degli eventi più significativi della fine del XX secolo – dal disarmo nucleare all’unificazione della Germania – e mettendo allo stesso tempo in prospettiva la stagione dei populismi che (non solo) l’Europa sta attraversando. Herzog e Gorbačëv si incontrano per tre volte nell’arco di sei mesi, e nonostante l’ultimo Presidente dell’Unione Sovietica sia un uomo provato dalla malattia, la sua mente è lucida: il suo calore e il suo umorismo, uniti all’abilità di Herzog di scavare in angoli inaspettati della sua vita, rendono questi incontri coinvolgenti e commoventi. A seguire, nella stessa serata, si apre anche la retrospettiva che il festival dedica al Muro, con un titolo più che simbolico. “Possession” è infatti non solo il capolavoro più giustamente celebrato di un amico storico del festival, Andrzej Żuławski, ma anche in qualche misura il ‘protagonista’ dell’immagine scelta per il manifesto di questa edizione: una foto scattata della grande Dominique Issermann in una pausa di lavorazione del film, e che ritrae la protagonista Isabelle Adjani mentre salta la corda, proprio accanto al Muro. Un discorso speciale merita il film di ‘chiusura’: “The White Crow”, il nuovo film di Ralph Fiennes dedicato alla giovinezza di Rudolf Nureyev, non chiuderà il festival ma accompagnerà la cerimonia di premiazione, eccezionalmente anticipata a martedì 22 gennaio, così da permettere di partecipare anche ai numerosi ospiti – italiani e internazionali – di When East Meets West. Nucleo centrale del programma si confermano i tre concorsi internazionali dedicati a lungometraggi, cortometraggi e documentari: a decretare i vincitori, ancora una volta, sarà il pubblico del festival. Nove i film, tutti in anteprima italiana, che compongono il Concorso internazionale lungometraggi. Molte le storie al femminile: dall’adolescente “Alice T.”, vivace e impertinente, raccontata dal rumeno Radu Muntean (a interpretarla Andra Guți, Pardo come migliore attrice all’ultimo Festival di Locarno), alla quarantenne Anna che in “Egy Nap” (Un giorno / One Day) dell’ungherese Zsófia Szilágyi, presentato alla Semaine de la Critique dell’ultimo Festival di Cannes, cerca di salvare dalla frenesia del quotidiano ciò che di fragile e unico c’è nella sua vita; da Ana, che in “Izbrisana” (I cancellati / Erased) di Miha Mazzini e Dušan Joksimović scopre all’indomani del parto, nella Slovenia dei primi anni ‘90, di non esistere più per il sistema, colpevole di essere nata nella parte sbagliata di un Paese che non esiste più, alla giovane Saltanat, che nel kazako “Laskovoe Bezralicie Mira” (La gentile indifferenza del mondo / The Gentle Indifference of the World) di Adilchan Eržanov si trova costretta a un matrimonio combinato – e alla vita crudele della città – per saldare i debiti di famiglia. E ancora, dalla Polonia, la Alicja di “Fuga” (Fugue) di Agnieszka Smoczyńska, sospesa dopo aver perso la memoria tra la sua nuova identità e una vecchia vita che forse nasconde un segreto… Da sempre al centro delle attenzioni del TsFF (che, primo in Italia, gli dedicò una retrospettiva), Sergej Loznica torna al festival con il suo personalissimo manuale di sopravvivenza nel “Donbas in 13 lezioni”, che gli è valso il premio per la migliore regia al Certain Regard di Cannes; mentre un altro amico storico di Trieste, il grande Jiří Menzel (Oscar nel ‘66 per “Treni strettamente sorvegliati”), sarà il protagonista – stavolta davanti alla macchina da presa – dello slovacco “Tlumocnik” (L’interprete / The Interpreter) di Martin Šulík, nei panni di un interprete ottantenne deciso a trovare l’ex ufficiale nazista responsabile della morte dei genitori. Per finire, due storie che aprono e chiudono gli anni ‘90: l’albanese “Delegacioni” (La delegazione / The Delegation) di Bujar Alimani, sull’estremo tentativo del regime comunista – siamo sul finire del 1990 – di “convincere” l’opinione pubblica internazionale dei progressi di Tirana in tema di diritti umani; e il serbo “Teret” (Il carico / The Load) di Ognjen Glanović, ambientato durante i bombardamenti Nato del 1999, dove il viaggio di un camionista – e del suo carico misterioso – dal Kosovo a Belgrado si fa riflessione sottile sulle responsabilità di un Paese e di una generazione.

Fuori concorso, infine, “Ága” del bulgaro Milko Lazarov, in ‘trasferta’ nelle terre innevate del Nord per raccontare il conflitto di una famiglia Inuit divisa tra modernità e tradizione.Tra gli Eventi Speciali trovano posto – oltre ai citati “Meeting Gorbachev” e “The White Crow” – altri cinque titoli: dalla Polonia il nuovo film di Krzysztof Zanussi, “Eter” (Etere / Ether), che trova nel mito di Faust, ambientato nel primo Novecento, il terreno ideale per una nuova riflessione su etica e scienza; e il campione d’incassi “Kler” (Clero / Clergy) di Wojtek Smarzowski, uno sguardo sulla Chiesa cattolica inaspettatamente scomodo e senza sconti. Non potevano mancare il controverso Orso d’oro della scorsa Berlinale, “Touch Me Not” di Adina Pintilie, che tra documentario e finzione offre un intenso ritratto dell’intimità di tre personaggi, e – unico titolo di tutto il programma già uscito nelle sale italiane, salutato purtroppo da un’attenzione di molto inferiore ai suoi meriti – “Summer” (Leto) di Kirill Serebrennikov, scatenato affresco della scena rock underground nella Leningrado dei primi anni ‘80. Per finire, in consonanza con una stagione che sempre più spesso vede gli autori cinematografici confrontarsi con la tv, il festival è felice di ospitare “Uspjeh” (Success), la prima serie diretta dal premio Oscar Danis Tanović e prodotta da HBO Europe, che sarà proiettata giovedì 24 nel corso di un’autentica maratona, dalle 22 alle 3.30 di notte. Prosegue inoltre la collaborazione del Festival con il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), che a Trieste premierà “Dogman” di Matteo Garrone come miglior film italiano del 2018 (alla presenza del protagonista Marcello Fonte), e “Il Filo Nascosto” di Paul Thomas Anderson come miglior film internazionale.
Infine il Concorso internazionale Documentari propone undici titoli, tra anteprime italiane, internazionali e assolute. Tutte le edizioni di un festival sono speciali, ma qualcuna è più speciale di altre. Soprattutto se si sommano due anniversari storici: i trent’anni della caduta del Muro di Berlino, e quelli – ci sia permesso il confronto impari – del Trieste Film Festival – dal 18 al 24 gennaio -, che proprio in quel 1989 vedeva la luce “ufficialmente” (dopo un’incoraggiante edizione pilota), da un’intuizione di Annamaria Percavassi. Da allora, Trieste e il suo festival (il primo e più importante appuntamento italiano con il cinema dell'Europa centro orientale, oggi diretto da Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo) continuano ad essere un osservatorio privilegiato su cinematografie e autori spesso poco noti – se non addirittura sconosciuti – al pubblico italiano, e più in generale a quello “occidentale”. Più che un festival, un ponte che mette in contatto le diverse latitudini dell'Europa del cinema, scoprendo in anticipo nomi e tendenze destinate ad imporsi nel panorama internazionale.
L’edizione del trentennale non poteva che aprirsi all’insegna della Storia, quella con la S maiuscola: e così, venerdì 18 gennaio, a inaugurare il programma al Politeama Rossetti sarà “Meeting Gorbachev”, il film che segna l’incontro tra il grande Werner Herzog (co-regista insieme ad André Singer, che introdurrà la proiezione) e Michail Gorbačëv, offrendo uno sguardo inedito su alcuni degli eventi più significativi della fine del XX secolo – dal disarmo nucleare all’unificazione della Germania – e mettendo allo stesso tempo in prospettiva la stagione dei populismi che (non solo) l’Europa sta attraversando. Herzog e Gorbačëv si incontrano per tre volte nell’arco di sei mesi, e nonostante l’ultimo Presidente dell’Unione Sovietica sia un uomo provato dalla malattia, la sua mente è lucida: il suo calore e il suo umorismo, uniti all’abilità di Herzog di scavare in angoli inaspettati della sua vita, rendono questi incontri coinvolgenti e commoventi.
A seguire, nella stessa serata, si apre anche la retrospettiva che il festival dedica al Muro, con un titolo più che simbolico. “Possession” è infatti non solo il capolavoro più giustamente celebrato di un amico storico del festival, Andrzej Żuławski, ma anche in qualche misura il ‘protagonista’ dell’immagine scelta per il manifesto di questa edizione: una foto scattata della grande Dominique Issermann in una pausa di lavorazione del film, e che ritrae la protagonista Isabelle Adjani mentre salta la corda, proprio accanto al Muro. Un discorso speciale merita il film di ‘chiusura’: “The White Crow”, il nuovo film di Ralph Fiennes dedicato alla giovinezza di Rudolf Nureyev, non chiuderà il festival ma accompagnerà la cerimonia di premiazione, eccezionalmente anticipata a martedì 22 gennaio, così da permettere di partecipare anche ai numerosi ospiti – italiani e internazionali – di When East Meets West.
Nucleo centrale del programma si confermano i tre concorsi internazionali dedicati a lungometraggi, cortometraggi e documentari: a decretare i vincitori, ancora una volta, sarà il pubblico del festival. Nove i film, tutti in anteprima italiana, che compongono il Concorso internazionale lungometraggi. Molte le storie al femminile: dall’adolescente “Alice T.”, vivace e impertinente, raccontata dal rumeno Radu Muntean (a interpretarla Andra Guți, Pardo come migliore attrice all’ultimo Festival di Locarno), alla quarantenne Anna che in “Egy Nap” (Un giorno / One Day) dell’ungherese Zsófia Szilágyi, presentato alla Semaine de la
Critique dell’ultimo Festival di Cannes, cerca di salvare dalla frenesia del quotidiano ciò che di fragile e unico c’è nella sua vita; da Ana, che in “Izbrisana” (I cancellati / Erased) di Miha Mazzini e Dušan Joksimović scopre all’indomani del parto, nella Slovenia dei primi anni ‘90, di non esistere più per il sistema, colpevole di essere nata nella parte sbagliata di un Paese che non esiste più, alla giovane Saltanat, che nel kazako “Laskovoe Bezralicie Mira” (La gentile indifferenza del mondo / The Gentle Indifference of the World) di Adilchan Eržanov si trova costretta a un matrimonio combinato – e alla vita crudele della città – per saldare i debiti di famiglia. E ancora, dalla Polonia, la Alicja di “Fuga” (Fugue) di Agnieszka Smoczyńska, sospesa dopo aver perso la memoria tra la sua nuova identità e una vecchia vita che forse nasconde un segreto…
Da sempre al centro delle attenzioni del TsFF (che, primo in Italia, gli dedicò una retrospettiva), Sergej Loznica torna al festival con il suo personalissimo manuale di sopravvivenza nel “Donbas in 13 lezioni”, che gli è valso il premio per la migliore regia al Certain Regard di Cannes; mentre un altro amico storico di Trieste, il grande Jiří Menzel (Oscar nel ‘66 per “Treni strettamente sorvegliati”), sarà il protagonista – stavolta davanti alla macchina da presa – dello slovacco “Tlumocnik” (L’interprete / The Interpreter) di Martin Šulík, nei panni di un interprete ottantenne deciso a trovare l’ex ufficiale nazista responsabile della morte dei genitori.
Per finire, due storie che aprono e chiudono gli anni ‘90: l’albanese “Delegacioni” (La delegazione / The Delegation) di Bujar Alimani, sull’estremo tentativo del regime comunista – siamo sul finire del 1990 – di “convincere” l’opinione pubblica internazionale dei progressi di Tirana in tema di diritti umani; e il serbo “Teret” (Il carico / The Load) di Ognjen Glanović, ambientato durante i bombardamenti Nato del 1999, dove il viaggio di un camionista – e del suo carico misterioso – dal Kosovo a Belgrado si fa riflessione sottile sulle responsabilità di un Paese e di una generazione.Fuori concorso, infine, “Ága” del bulgaro Milko Lazarov, in ‘trasferta’ nelle terre innevate del Nord per raccontare il conflitto di una famiglia Inuit divisa tra modernità e tradizione.
Tra gli Eventi Speciali trovano posto – oltre ai citati “Meeting Gorbachev” e “The White Crow” – altri cinque titoli: dalla Polonia il nuovo film di Krzysztof Zanussi, “Eter” (Etere / Ether), che trova nel mito di Faust, ambientato nel primo Novecento, il terreno ideale per una nuova riflessione su etica e scienza; e il campione d’incassi “Kler” (Clero / Clergy) di Wojtek Smarzowski, uno sguardo sulla Chiesa cattolica inaspettatamente scomodo e senza sconti. Non potevano mancare il controverso Orso d’oro della scorsa Berlinale, “Touch Me Not” di Adina Pintilie,
che tra documentario e finzione offre un intenso ritratto dell’intimità di tre personaggi, e – unico titolo di tutto il programma già uscito nelle sale italiane, salutato purtroppo da un’attenzione di molto inferiore ai suoi meriti – “Summer” (Leto) di Kirill Serebrennikov, scatenato affresco della scena rock underground nella Leningrado dei primi anni ‘80. Per finire, in consonanza con una stagione che sempre più spesso vede gli autori cinematografici confrontarsi con la tv, il festival è felice di ospitare “Uspjeh” (Success), la prima serie diretta dal premio Oscar Danis Tanović e prodotta da HBO Europe, che sarà proiettata giovedì 24 nel corso di un’autentica maratona, dalle 22 alle 3.30 di notte.
Prosegue inoltre la collaborazione del Festival con il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), che a Trieste premierà “Dogman” di Matteo Garrone come miglior film italiano del 2018 (alla presenza del protagonista Marcello Fonte), e “Il Filo Nascosto” di Paul Thomas Anderson come miglior film internazionale. Infine il Concorso internazionale Documentari propone undici titoli, tra anteprime italiane, internazionali e assolute. Ma non è tutto.

giovedì 3 gennaio 2019

A San Giorgio a Cremano, nella XVIII edizione del Premio Massimo Troisi trionfa il cortometraggio "Casting Die-rector" di Gilles Rocca con Miriam Galanti, Omar Sandrini, Marco Guadagno e Claudia Razzi

Si è svolta a San Giorgio a Cremano la diciottesima edizione del Premio Massimo Troisi, serata che ha visto il trionfo come miglior cortometraggio di “Casting Die-rector” con la regia di Gilles Rocca anche nel cast insieme a Miriam Galanti, Omar Sandrini, Claudia Razzi e Marco Guadagno. Il cortometraggio ha colpito non soltanto il pubblico che ha gremito la sala del cinema ma anche la giuria di esperti che ha trovato la pellicola non solo divertente e sarcastica ma anche uno spaccato della realtà contemporanea.

Le musiche, composte da Andrea Camilletti, già premiate come miglior colonna sonora originale al 48 Hour Film Project, sottolineano l’intensità dell’opera. Un parterre d’eccezione ha presenziato alla serata di gala: Lino Banfi, Nino Frassica, Enzo Decaro, la sceneggiatrice premio oscar Anna Pavignano, lo scrittore Maurizio de Giovanni (anche sceneggiatore de “I bastardi di Pizzofalcone”), il presidente di giuria Stefano Veneruso e il direttore artistico Paolo Caiazzo. La serata è stata condotta da Fatima Trotta, presentatrice del televisivo ‘Made in Sud’. Il festival si è svolto dal 27 dicembre e sul palco si sono susseguiti ospiti come Gene Gnocchi, Salvatore Esposito e Gianni Minà.