domenica 31 luglio 2011

Al Fiuggi Family Fest, dopo una mattinata con "I Puffi", assegnato il premio all'anglo-spagnolo "Ways to Live Forever" "

FIUGGI, 31 – Proiettato questa mattina l’ultimo film in anteprima, l’attesissimo “I Puffi” in una versione cinematografica che ha conquistato non solo i ragazzi del Fiuggi Family Festival. Il popolo dei piccolissimi esseri blu più famosi del mondo che hanno accompagnato la crescita dei genitori di oggi, hanno fatto accorrere anche qui centinaia di persone, tra cui tanti grandi e piccoli fan. Quindi, lunga coda all’entrata del Teatro Comunale, hostess per accompagnare il pubblico in sala, controllo severo per accedere, telefonini sigillati, e servizio d’ordine e antipirateria. In ritardo – anche questo come da copione delle grandi e attese anteprime – si sono finalmente spente le luci in sala, dopo il saluto del direttore artistico della manifestazione Mussi Bollini. All’esterno ancora pubblico in coda, in sala – secondo gli organizzatori - 400 fortunati, di cui circa la metà bambini e ragazzi, e 18 giornalisti.
Il film, diretto da Raja Gosnell, una produzione belga/americana targata Columbia Pictures, Kerner Entertainment Company, Sony Pictures Animation, distribuito dalla Warner Bros Pictures Italia, arriverà nelle sale italiane il prossimo 16 settembre. E stavolta gli ‘inediti’ Puffi (anche in 3D) si ritrovano protagonisti di un riuscito mix di animazione e live action – raramente efficace - che intrattiene e diverte grandi e piccini, unendo avventura e sentimenti senza abbondare con lo zucchero ma nemmeno con la violenza che è tutta, appunto, da cartone animato. I nostri piccolissimi eroi, per sfuggire al perfido e goffo Gargamella (interpretato da un attore in carne e ossa, Hank Azaria, e forse per questo meno efficace) si ritrovano nel bel mezzo di Central Park, dove dovranno trovare il modo di ritornare al loro villaggio prima che il solito stregone, li catturi… E ci riusciranno con l’aiuto di una simpatica coppia di essere umani in dolce attesa: Patrick (Neil Patrick Harris) e Grace Winslow (Jayma Mays).
Nel pomeriggio l’altrettanto attesa premiazione dei film in concorso. Il vincitore è “Ways To Live Forever” di Gustavo Ron (GB-Spagna). La storia dell’undicenne Sam, malato terminale di leucemia che decide di scrivere un libro sulla sua vita. Questa la motivazione della Giuria del concorso, presieduta quest’anno dal regista Gennaro Nunziante: “per la capacità del regista di affrontare un tema difficile e doloroso in modo innovativo, senza cadere nel patetismo, ma valorizzando la verità dei sentimenti, con un ritmo incalzante, una recitazione asciutta, credibile e realistica”.
Nunziante, oltre a parlare della scelta sempre difficile, ha accennato ironicamente al fatto che, quest’anno, le opere affrontavano soprattutto fatti drammaticissimi, spesso tragici, ricordandoci che comunque in questa nostra vita bisogna pur ‘soffrire’ ma non arrendersi. L’importante è che la famiglia riesca ad andare avanti e lo faccia lottando e divertendosi insieme per superare così ogni ostacolo.
Due le menzioni speciali di questa quarta edizione del FFF, rispettivamente al film “The first grader”, di Justin Chadwick (GB-Usa-Kenya): “per l’impegno civile della narrazione e per l’importanza che questa storia ha come testimonianza di una battaglia per la cultura spesso trascurata”; e a “The Way”, di Emilio Estevez (Usa, che sarà distribuito in Italia dalla 01): “per la capacità di affrontare insieme con ironia e serietà un argomento drammatico come l’elaborazione del lutto e per aver raccontato in modo leggero e delicato l’esperienza del Cammino di Santiago senza scadere nel moralismo e nei luoghi comuni”.
Nel corso della cerimonia sono stati inoltre assegnati ufficialmente gli altri riconoscimenti collaterali del Festival, come il premio ‘Sindaco difensore per la Famiglia’, istituito dall’Anci e il FFF, quest’anno attribuito ai Sindaci dei Comuni di Venezia, Alessandria, Biella, Salizzole (Vr), S.Severino (Sa), Magenta (Mi), Vigolo Vattaro (Tn, Pesaro, Corigliano d’Otranto (Le) e Negrar (Vr). Il sindaco di Alatri, Giuseppe Morini, presente all’evento per l’assegnazione simbolica del Premio ‘Gianni Astrei’, istituito dalla cittadina ciociara. Quest’anno, inoltre, la presidenza della kermesse, grazie al contributo del Consorzio Wylford, ha deciso di assegnare un riconoscimento tangibile dedicato alla famiglia più numerosa che ha partecipato al festival con la sua progenie al completo, premio consistente nell’offrire le spese alberghiere sostenute a Fiuggi nei giorni della manifestazione. La vincitrice è la Famiglia Faillaci, composta dai genitori e sei ragazzi dai 3 ai 14 anni.
“Io non devo vincere ma devo essere un soggetto utile e questo va fatto insieme a tutti i cittadini.” Queste le parole del nuovo Direttore generale Rai, Lorenza Lei, dal palco della cerimonia conclusiva di premiazione della IV edizione del Fiuggi Family Fest, primo ed unico festival cinematografico esclusivamente dedicato alle famiglie. “Dobbiamo parlare – ha proseguito - di cosa sarebbe opportuno vedere ma, soprattutto, di cosa resta. Al centro di tutto c’è la crescita del nuovo cittadino. Sono qui perché Fiuggi è il festival cinematografico che preferisco. Penso che da qui, da un punto di vista costruttivo, si parte perché ci sono le associazioni familiari e le stesse famiglie con i loro figli che sono il fondamento del nostro lavoro. Il 4 agosto – ha concluso – saranno trascorsi novanta giorni dal mio incarico: un bambino a 90 giorni di vita sorride e spero di sorridere anche io con tutti voi”.
José de Arcangelo

sabato 30 luglio 2011

In anteprima il film di Roland Joffé sugli anni giovanili di San Josémaria Escrivà de Balaguer al Fiuggi Family Fest

FIUGGI, 30 - Presentati gli ultimi tre film in concorso al Family Film Fest e tra questi potrebbe esserci il vincitore: il primo è stato "The First Grader" di Justin Chadwick (Usa-GB-Kenya), un potente dramma che parla di speranza, del coraggio di accettare il proprio passato e anche di riconciliazione in un continente ancora martoriato dall'odio e dalla vendetta, dalle miseria e dalla guerra. Narra la storia vera di un anziano di un povero villaggio del Kenya, ex combattente della guerra per l'indipendenza del paese dal colonialismo britannico, che a 84 anni lotta per il diritto di andare a scuola per la prima volta per ricevere l'educazione (gratuita) che non ha mai potuto avere, ma soprattutto per leggere da sé la lettera che ha ricevuto. Lo aiuta una coraggiosa insegnante che si inemica autorità e popolazione, ancora una volta mossi da interessi e antichi rancori, divisioni ed egoismo. Più che una ricostruzione anche e soprattutto una riflessione che riguarda tutti, non solo gli africani per evitare di continuare a ripetere gli stessi errori, di "cadere dalla padella nella brace", sia personalmente che socialmente e/politicamente.
"The Way" di Emilio Estevez (Usa), con protagonista il padre del regista, ovvero Martin Sheen, assecondato da un cast internazionale che comprende Deborah Kara Unger, James Nesbitt, Angela Molina, Simon Andreu e tanti altri. Un oftalmico americano riceve all'improvviso una telefonata che gli annuncia la morte del figlio, con cui aveva da tempo rotto i rapporti, perché era partito alla ricerca di se stesso. L'uomo (nei flash-back apparizione lo stesso Estevez) è morto mentre percorreva i primi chilometri del Cammino di Santiago (di Compostela) e il padre decide di continuare il suo percorso portando con sé le sue ceneri, nel tentativo di recuperare il loro legame ed elaborare il lutto. Sul suo cammino incontra molti compagni di viaggio ciascuno con un desiderio nel cuore da realizzare sulla strada, ma in realtà per ritrovare un senso alle loro esistenze. Un dramma on the road, forse, troppo lungo anche se non è mai noioso e viene sostenuto dalla 'magia' del mitico cammino che attira pellegrini da tutto il mondo cristiano da oltre cinquecento anni.
"West is West" di Andy de Emmony (Irlanda), vira sulla commedia multietnica, anzi anglo-pakistana. Tra ritorno alle radici e romanzo di formazione, tra satira di costume e scontro-incontro di culture, tra conflitti familiari e rapporto padre-figli. Manchester, 1975: l'adolescente anglo-pakistano Sajid Khan, ha un'esistenza complicata non solo a causa dell'età ma soprattutto delle forti convinzioni del padre legate alla tradizione culturale pakistana e alle vessazioni dei compagni di scuola. Nel tentativo di aiutare il figlio a liberarsi dal bullismo di cui è vittima, il genitore decide di portarlo nel Punjab a vivere con la sua prima famiglia, che lui aveva abbanonato 35 anni prima. Sarà questa l'occasione per cicatrizzare antiche ferite, riscoprire le origini, risanare vecchi conflitti e ritrovare se stessi e l'armonia familiare. Ed è questo, forse, il più vicino alla tematica del festival.
L'anteprima, particolarmente attesa dal mondo cattolico, è stata "There be Dragons" di Rolanf Joffé, non dimenticato regista di "Urla del silenzio" e "Mission". Una supercoproduzione tra Usa, Argentina e Spagna dedicata alla vita di San Josémaria Escrivà de Balaguer a cui il regista ha voluto contrapporre la storia di finzione di un suo amico d'infanzia coinvolto nella guerra civile. Grande cast internazionale anche qui: Charlie Cox, Wes Bentley, Charles Dance, Rodrigo Santoro, Ana Torrent, Geraldine Chaplin, Derek Jacobi, Dougray Scott e la bond girl Olga Kurylenko. Un giornalista quarantenne da tempo ripudiato dall'anziano padre, si ritrova ad investigare su un vecchio amico del genitore, un sacerdote in procinto di essere canonizzato dalla chiesa cattolica. L'uomo inizia così a scoprire la complicata relazione tra idue dall'infanzia fino all'epoca della guerra civile spagnola negli anni Trenta, precisamente nel '36-'37. Quindi un dramma spettacolare ispirato agli anni giovanili del fondatore dell'Opus Dei e messo di fronte al dilemma dell'odio e del perdono, e in contrasto con altri personaggi ambigui (l'amico Manolo si infiltra nelle fila dei repubblicani per fare la spia e al tempo stesso combatte sul fronte a fianco degli stessi antifascisti) e con avvenimenti storici 'parziali' e lontani che evitano di raccontare il dopo. Infatti, chi vuole conoscere tutta la storia di Escrivà si dovrà informare altrove. In Italia la pellicola dovrebbe uscire anche se non sono state ancora definite le trattative per la distribuzione, mentre è già uscito in America, Spagna e Sudamerica, anche perché la Spagna del 1936 è stata ricostruita in Argentina.
Domani la premiazione del film scelto dalla giuria presieduta dal regista Gennaro Nunziante ("Che bella giornata" con Checco Zalone).
José de Arcangelo

venerdì 29 luglio 2011

Al Fiuggi Family Fest un viaggio fra padre e figli dal Kenya alla Russia

FIUGGI, 29 - Tre film in concorso, un'anteprima e poi documentari e la retrospettiva dedicata ai cartoon dell'ultima stagione, tutto più concentrato e spesso giustapposto dovuto alla riduzione delle giornate da sette a quattro, e che obbliga pubblico e ospiti a 'scegliere'. Una scelta difficile per chi vuol seguire più di una sezione e partecipare anche a convegni, incontri ed eventi.
Per dovere di cronaca e anche perché come addetti al lavoro noi siamo avvantaggiati, perché almeno i lungometraggi
della retrospettiva li abbiamo già visti, parleremo soprattutto dei film in gara, tutti interessanti sia per argomenti che per contenuti, ma anche per la forma o per lo stile narrativo.
La giornata si è ape
rta con "Soul Boy" di Hawa Essuman, prodotto dalla Gran Bretagna ma ambientato e girato in Kenia. Infatti narra la vicenda, in uno slum della periferia della capitale, dove un ragazzino è costretto a intraprendere un viaggio misterioso, fra superstizione e realtà, per liberare suo padre che sembra caduto preda di un incantesimo. Mentre gli eventi quotidiani si colorano di magia, l'adolescente affronta una serie di prove che salveranno il genitore e lo aiuteranno a crescere... Quindi, un riuscito ed originale dramma di formazione che fonde uno stile realistico vicino al documentario con quello fantastico delle leggende locali sovrannaturali. Il tutto messo in risalto dai bravi giovani protagonisti.
Formalmente più tradizionale, forse, ma sobrio e commovente, il francese "Permission de minuit" (The Moon Child) di Delphine Gleize, che racconta un'amicizia fuori dal comune: quella tra David (Vincent Lindon), un dermatologo cinquantenne, e Romain, un ragazzino tredicenne affetto da una rara patologia genetica, suo paziente da quando aveva due anni. Romain, infatti, è un "bambino della luna", la cui malattia genetica gli impedisce il contatto con la luce del sole (i raggi uva). I due sono legatissimi, anche perché il ragazzo è cresciuto solo con la madre, ma un giorno David è costretto ad accettare una promozione (all'OMS) che lo porterà lontano, a Ginevra. Romain che si era affidato a lui come ad un padre anche per affrontare i primi turbamenti di un'adolescenza per necessità diversa, entra in una crisi profonda. Ma anche il medico è turbato da questo distacco forzato...
Nonostante la drammaticità dell'argomento, la regista riesce ad affrontarlo con delicatezza e senza cadere mai nella retorica né nel sentimentalismo 'strappalacrime' di certo cinema popolare su bambini malati terminali e non.
Nel segno dell'avventura on the road è invece "Tomorrow Will Be Better" (Domani andrà meglio) della polacca Dorota Kedzierzawska che narra la storia di tre bambini orfani russi che vivono in una stazione ferroviaria e partono alla scoperta del mondo attraversando la frontiera, in senso letterale e metaforico, con il sogno di trovare un mondo migliore. Con l'ingenuità tipica dell'età partono alla ricerca di un luogo incantato in cui i loro sogni belli e semplici al tempo stesso si avverino. Anche qui l'argomento fortemente drammatico - soprattutto perché si tratta di bambini al di sotto di 10 anni - viene affrontato con delicatezza e sensibilità, in raro equilibrio fra commedia e dramma, dal sapore più amaro che dolce, e raggiungendo alcuni momenti di vera poesia, grazie anche alla bella fotografia. Azzeccatissimi i tre giovanissimi protagonisti e soprattutto il più piccolo, veramente inimitabile.
L'anteprima di oggi è stata "Diario di una schiappa 2" di David Bowers (nelle sale italiane dal 5 agosto, mentre il primo è in uscita proprio oggi). Una commedia adolescenziale tratta dal romanzo di Jeff Kinney che è una sorta di cronaca delle (dis)avventure quotidiane di un simpatico antieroe di unici anni. Essere un ragazzo è un mestiere difficile, anzi complicato: nessuno lo sa meglio di Greg, che ha iniziato la scuola media e si ritrova in mezzo a compagni ben più alti di lui, ragazze improvvisamente grandi, e amici con cui è così difficile andare d'accordo. Ma in questa seconda puntata, Greg inizia a frequentare la seconda media. Ormai si è ambientato e le cose sembra stiano andando meglio, ma un nuovo problema è rappresentato dal fratello maggiore Rodrick che fa di tutto per rovinargli l'esistenza.
Il successo di questo personaggio e del film - non solo in America - risiede soprattutto che l'adolescenza, sotto l'apparente leggerezza del tocco, viene mostrata in modo abbastanza credibile e realistico per cui i coetanei riescono a identificarsi col protagonista, e gli adulti ricordano i vecchi tempi attraverso rapporti, legami e sentimenti col sorriso a fior di labbra.
José de Arcangelo