lunedì 17 ottobre 2016

Sulle tracce del passato della famiglia Maraini-Alliata per scoprire un capitolo della Storia d'Italia: il documentario "Haiku on a Plum Tree" di Mujah Maraini-Melehi presentato ieri nella sezione Riflessi della Festa del Cinema di Roma

Presentato ieri sera nella sezione Riflessi dell’11.a Festa del Cinema di Roma - già Festival Internazionale del Film -, un documentario sulla storia della famiglia Maraini-Alliata che diventa un capitolo della Storia italiana (non solo),“Haiku on a Plum Tree” (Haiku sull’albero del Prugno) diretto e sceneggiato (con Deborah Belford de Furia) da Mujah Maraini-Melehi. La pellicola narra infatti quello che è accaduto ai nonni e alle figlie Dacia, Yuki e Toni, e viene ricostruito e raccontato dalla loro nipote. Tokyo 1943: l’antropologo italiano Fosco Maraini e la moglie Topazia Alliata – trasferitisi in Giappone nel 1938, per lasciarsi alle spalle un’Italia oppressa dal Fascismo – rifiutano di firmare per la Repubblica di Salò e vengono inviati a Nagoya in un campo di prigionia con le loro tre figlie. Mujah, figlia di Toni, oltre settant’anni dopo, va in Giappone per ripercorrere l’esperienza familiare e rielaborarla facendola propria attraverso il recupero della memoria. “La vita è una questione di scelte”, dice l’autrice, e sua nonna Topazia confessa: “Sono entrata in prigione con le mie gambe, forte della mia scelta e volontà morale”. Infatti, Fosco e Topazia erano allora giovani, vitali e anticonformisti tanto da non piegarsi al volere del fascismo.

“Haiku – dice Mujah – è un viaggio personale – come nipote, figlia e madre – alla ricerca del mio passato e di un lascito familiare collettivo. Un percorso di comprensione e riconciliazione attraverso le generazioni. Un viaggio a ritroso nel tempo e nello spazio: verso quel Giappone dove mia madre è nata, e in cui non è più voluta tornare”. Un viaggio privato che diventa pubblico sulle tracce di un passato che riguarda noi tutti, della sorte riservata ai nostri connazionali durante la Seconda guerra mondiale in Giappone, simile a quello che accadde agli immigrati nipponici nell’America (del Nord). Ma non solo, perché i ricordi,
i pensieri e le emozioni provate durante la prigionia riemergono dal piccolo diario di Topazia, “le cui pagine ingiallite – ancora oggi vi si può leggere il racconto di quei giorni, interrotto qui e lì da qualche scarabocchio di Dacia bambina – restano le protagoniste fondamentali di questa storia. Proprio per il suo carattere di testimonianza diretta, il diario darà a mio nonno Fosco la possibilità di riaprire un capitolo doloroso della nostra storia familiare nella sua autobiografia romanzata ‘Case, amori, universi’ (1999)”. Anche quel taccuino dalla copertina verde della nonna
resta l’unica testimonianza scritta da un’italiana ed è stato pubblicata come “Ricordi d’arte e di prigionia di Topazia Alliata” (Toni Maraini, Sellerio editori) Perciò l’autrice-nipote si è chiesta “come sarebbe stata la mia vita se mia nonna avesse mentito, se avesse scelto di firmare per il regime in modo di proteggere la sua famiglia. Oggi come donna e madre, capisco la potenza e la profondità di quella scelta, e la portata di quei racconti – atti eroici conditi di risvolti tragicomici – che da anni circolano in famiglia”.
Quindi, un racconto dove trovano posto fame e perdita, dolore e onore, e soprattutto coraggio; e ci svela anche parte del nostro stesso passato. Tutto il viaggio nella memoria viene compiuto attraverso filmati di allora e di oggi, fotografie, testimonianze della stessa Topazia (scomparsa nel 2015 a Roma a 102 anni), Toni e Dacia Maraini; e il Dogugaeshi, spettacolo di Basil Twist, noto artista americano, ispirato alla tradizione teatrale giapponese di schermi del 17° secolo, ovvero scenografie e uso di marionette: ombre in controluce. Le musiche sono di Ryuichi Sakamoto. José de Arcangelo (3 stelle su 5)