martedì 6 settembre 2011

Storie cupe e disperate, fra amore e morte, in gara a Venezia 68. Il 'ritorno' di Ermanno Olmi fuori concorso con "Il villaggio di cartone"

Nel settimo giorno della 68a. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia sono stati presentati: “Wuthering Heights”, ovvero l’ennesima versione di “Cime Tempestose” firmata Andrea Arnold e “Himizu” di Sono Sion, in concorso. Il film sorpresa si è rivelato “Ren shan ren hai” di Cai Shangjun. Mentre la nuova fatica del maestro Ermanno Olmi “Il villaggio di cartone” e “The Moth Diaries” di Mary Harron, sono passati fuori concorso. “Qualche nuvola” di Saverio Di Biagio e “Pasta nera” di Alessandro Piva nel Controcampo Italiano. Ma proseguono anche le variegate e interessanti proiezioni della sezione Orizzonti.
Tratto dall’unico romanzo di Emily Brontë, “Wuthering Heights” è lo spettrale racconto di un amore appassionato e contrastato, rivalità tra fratelli e vendette. Un contadino dello Yorkshire in visita a Liverpool incontra per la strada Heathcliff, un ragazzo di colore (anziché lo ‘zingarello’ dell’originale) senzatetto. Decide di accoglierlo in famiglia, portandolo con sé tra le sperdute colline, dove il ragazzo instaura una relazione ossessiva con Catherine, la figlia del contadino. Mentre i ragazzi crescono, i familiari e i vicini rimangono invischiati negli spietati giochi di famiglia, alimentati da orgoglio e presunzione. Ovviamente la giovane regista rivisita un dramma d’epoca, che affronta comunque temi ancora attuali, come il razzismo e la dipendenza, ed eterni, come la gelosia, l’odio verso l’altro, l’amore e la famiglia. E’ ambientato nelle aspre campagne dello Yorkshire, che di questa storia crudele e appassionata sono lo sfondo ideale e al tempo stesso uno dei protagonisti. Però ambiente e atmosfere prendono il sopravvento sulla storia di un amore disperato ed estremo, togliendo forza al racconto.
“Il romanzo di Emily Brontë – dichiara la regista del duro e crudo “Fish Tank” - è pieno di violenza, morte e crudeltà. Conviverci durante gli ultimi diciotto mesi è stato duro. Le brughiere, gli uccelli, le falene, i cani e il cielo mi hanno aiutata molto. Ma è stato doloroso, e forse non mi riappacificherò mai con questa storia. Non so nemmeno se sia giusto che ciò succeda. Per nessuno di noi”.
Tratto dal cupo manga (alleggerito dallo stesso regista dopo lo tsunami - che fa da sfondo - e, quindi, offre uno spiraglio di speranza nel finale) di Minoru Furuyacco, ecco cosa racconta “Himizu”: l’unico desiderio del quattordicenne Yuichi Sumida è diventare un uomo comune. Senza nutrire sogni ambiziosi e sperando solo di vivere senza dare fastidio a nessuno, conduce un’esistenza tranquilla nel noleggio di barche della sua famiglia assieme alla madre, che lo trascura. La sua compagna di classe Keiko Chazawa ha invece l’unico desiderio di trascorrere la vita con una persona amata, ha una cotta tremenda per lui e trova la felicità nell’averlo conosciuto nonostante lui la consideri solo un fastidio. Il padre di Sumida torna a casa solo quando è ubriaco e ha bisogno di soldi, e ogni volta sottopone il figlio a violenze fisiche e verbali. Sua madre peggiora la situazione fuggendo con l’amante e lasciandolo da solo. Chazawa cerca disperatamente di risollevare l’umore di Sumida, che ormai sta rinunciando a vivere, e in qualche modo sembra che la situazione si rassereni... Ma una sera il padre ubriacone si ripresenta dal ragazzo, lo maledice per essere nato e come sempre si augura che muoia. Il figlio non riesce più a trattenere la rabbia e la tristezza e, d’impulso, lo uccide. Rendendosi conto di non avere più possibilità di diventare la persona che ha sempre desiderato essere, il giovane sviluppa l’ossessione di prendere misure contro i membri della società potenzialmente più malvagi di lui ed è gradualmente assorbito da un mondo di follia e disperazione. E Chazawa cerca di riportarlo al suo normale stato mentale...
“Sono onorato che il mio film sia stato selezionato alla Mostra di Venezia – confessa il regista. Prima dell’inizio della produzione si sono verificati il terremoto e gli incidenti alle centrali nucleari e ho dovuto cambiare la sceneggiatura che stavo scrivendo proprio in quel periodo. Mi sono sentito in dovere di riprodurre in qualche modo questa realtà nel film. Per me è stata un’esperienza molto intensa e dura dirigere un film e collegarlo al mondo reale che avevo sotto gli occhi in quel momento. Questa è la storia di un ragazzo e di una ragazza che si confrontano con la loro orrenda realtà”.
“Ren shan ren hai” narra la vicenda di Lao Tie che sente in cuor suo di dover trovare chi gli ha ucciso il fratello minore, nonostante i problemi che lo assillano. Dopo anni di lavoro in città è tornato senza un soldo alla sua sperduta comunità di montagna. Sebbene la polizia abbia accertato che l’assassino è l’ex carcerato Xiao Qiang del villaggio vicino, non è riuscita a evitarne la fuga. Lao Tie decide allora di dargli la caccia, intraprendendo un viaggio che darà sfogo alla sue rabbia e sofferenza interiori, a lungo represse.
“Il titolo è un’espressione cinese che significa ‘mare di gente’ – dice l’autore -; ricalcata rigidamente in italiano suonerebbe press’a poco come ‘gente monte gente mare’. Ed è proprio la rigidità del calco che rende l’espressione selvaggia, piena di vita, dotata di una forza invisibile. La forza di un mare di persone che cerca di sopravvivere. ‘Gente monte gente mare’: i rumori assordanti del mondo reale. In ‘Ren Shan Ren Hai’, un uomo ostinato ne sta braccando un altro. Quando l’obiettivo è ormai vicino, sospeso tra il prezzo della perdita e l’opportunità di guadagno, qual è la scelta giusta? In un’epoca di rapidi cambiamenti, come ritrovare la serenità d’animo e il vero io? Basta un incidente insignificante per cambiare la direzione e il destino di un evento più grande”.
Il nuovo film di Olmi affronta il tema della religione come condivisione e dialogo. Come un mucchio di stracci buttato là, sui gradini dell’altare, c’è il vecchio Prete (Michel Lonsdale), per tanti anni parroco in quella chiesa che ora non serve più e viene dismessa. Gli operai staccano dalle pareti i quadri dei santi e gli oggetti sacri più preziosi. Un lungo braccio meccanico stacca il grande Crocefisso a grandezza d’uomo appeso alla cuspide per calarlo a terra come uno sconfitto. E’ inutile opporsi: nulla potrà fermare il corso degli eventi che l’incalzare delle nuove realtà impone alla storia. Tuttavia, di fronte allo scempio della sua chiesa, il Prete avverte l’insorgere di una percezione nuova che lo sostiene. Gli pare che solo ora quei muri messi a nudo rivelino una sacralità che prima non appariva. Da questo momento di sconforto avrà inizio una resurrezione in spirito nuovo della missione sacerdotale. Non più la chiesa delle cerimonie liturgiche, degli altari dorati, bensì la Casa di Dio dove trovano rifugio e conforto i miseri e i derelitti. Saranno costoro i veri ornamenti del Tempio di Dio. E pure la vita del vecchio Prete troverà nuove vie della carità, della fratellanza e persino del coraggio di compiere quegli atti d’amore che chiedono anche il sacrificio estremo, quale alto significato della consacrazione sacerdotale. Ha inizio un tempo in cui il mondo ha bisogno di uomini nuovi e giusti per smascherare l’ambiguità delle parole con l’oggettività degli atti.
“La narrazione non evidenzierà solamente il più appariscente – afferma il maestro -, e talvolta scontato, Problema Razziale ma soprattutto il dialogo tra religioni che, quando si liberano dal gravame delle chiese come rigide istituzioni che separano, allora rendono non solo possibile l’incontrarsi e il riconoscersi ma suscitano anche condivise solidarietà”. Quindi ancora un Olmi ‘semplice’ e ottimista che non ha perso la fiducia nella ‘religiosità’ (vera) dell’uomo.
In “The Moth Diaries”, Rebecca, una ragazza tormentata dal suicidio del padre, ha appena iniziato il primo anno di liceo in un collegio d’élite, sperando di voltar pagina. La sua amicizia con la solare e innocente Lucy va in frantumi sul nascere all’arrivo di Ernessa, una misteriosa e affascinante ragazza europea. Mano a mano che Ernessa accentra su di sé le attenzioni di Lucy, il corpo di quest’ultima, giovane e sano al principio, si fa sempre più pallido, debole ed emaciato, come se qualcosa le succhiasse la vita stessa. Sfumata l’amicizia con Lucy, Rebecca si infatua di Mr. Davies, il bel professore d’inglese, che tiene un corso sulla letteratura del soprannaturale. Ossessionata da Carmilla, il racconto di vampiri di Le Fanu, si insospettisce sempre più delle stravaganze di Ernessa e della consunzione di Lucy, e quando la scuola è sconvolta da morti misteriose, si convince che Ernessa sia un vampiro. Rebecca si trova isolata: le compagne l’accusano di essere gelosa e Mr. Davies tradisce la sua fiducia. Quando la misteriosa malattia di Lucy minaccia di diventare mortale, Rebecca rimane sola a lottare contro Ernessa per la vita dell’amica.
Un dramma metaforico, non privo di fascino, sul difficile percorso dell’adolescenza, fatta di terribili misteri e mostruose scoperte, fra bellezza e orrore, fra amore e odio.
“Qualche nuvola” di Saverio Di Biagio, presentato nel Controcampo Italiano, è una storia ambientata a Roma, quella che fa pensare ai palazzi antichi e pieni d’incanto. Ma dove vive Diego, i turisti non ci passano nemmeno per sbaglio. Lui è nato in uno di quei quartieri popolari ai margini della città, lavora in un cantiere edile, ha scelto i mattoni, ha scelto Cinzia perché sono cresciuti insieme, sullo stesso pianerottolo. Per Cinzia la strada da scegliere è una sola da quando è bambina: fare figli, sposarsi, accudire la casa. Questo passo, che potrebbe essere un fatto privato, non lo è in borgata dove si condivide tutto, anche la vita degli altri. Ma si presenta un fuoriprogramma: Viola, la nipote del capo, ha bisogno di restaurare la casa e Diego, viste le circostanze, non si tira indietro. Viola appartiene a un altro mondo, vive nel centro storico tra locali e vernissage, e la sua vita sembra lontana dalla borgata e dal cantiere. Ma basta un bacio e tutta quella distanza tra Viola e Diego si dissolve in un solo istante.:.
Secondo il regista “è una commedia sentimentale. Un gioco di racconti e bugie sulla crisi delle unioni e sul valore che viene loro attribuito. Ho pensato di riprendere i miei personaggi con un tocco agile per dar valore ai loro semplici sogni. Mi è sembrato che la via giusta passasse per sequenze sottili su dialoghi apparentemente semplici ma che svelano sempre di più di quello che dicono. Lo stile di ripresa contempla pochi primi piani per raccontare le emozioni e lunghi piani sequenza per confondersi col tempo reale. Per mantenere la fluidità delle scene contro i veloci passaggi di sceneggiatura è stato necessario un attento lavoro con gli attori (ancora Michele Alhaique, Greta Scarano, Elio Germano, Primo Reggiani, Giorgio Colangeli, Aylin Prandi ndr.) che ha reso spontanee le reazioni”.
Il documentario “Pasta nera” racconta il dopoguerra nei primi anni. 1947-1952. La guerra è finita e l’Italia è devastata, ma l’entusiasmo per la nascente democrazia attraversa il paese. Nel clima di collaborazione tra le forze antifasciste per la ricostruzione, migliaia di famiglie di lavoratori del centro-nord aprono le loro case ai bambini provenienti dalle zone più colpite e di più antica miseria del Meridione. L’iniziativa in poco tempo diventa un movimento nazionale, proponendo una concezione della solidarietà e dell’assistenza che trova le sue radici nei valori della Resistenza, indicando soluzioni concrete ai problemi più urgenti, supplendo talvolta all’assenza delle istituzioni. Sono le donne le protagoniste indiscusse dell’enorme macchina organizzativa: attraverso l’Unione Donne Italiane e i comitati organizzati in ogni città, riescono tra mille difficoltà a portare quei bambini, laceri e denutriti, in un contesto di dignità e di riscatto. I protagonisti di questa storia, ormai nonni, ricordano con i loro occhi di bambini questa esperienza inedita creando un cortocircuito emozionale tra infanzia e anzianità. Attraverso i loro racconti, i rari documenti filmati dell’archivio Luce e gli archivi fotografici privati, ‘Pasta nera’ dà corpo alla memoria storica di uno dei migliori esempi di solidarietà tra Nord e Sud del nostro paese. Da non dimenticare, anzi da ricordare.
“Questa è una storia ricostruita attraverso i tanti ricordi di un viaggio fatto da bambini – confessa Piva -, ma in fondo è un’unica grande storia di solidarietà italiana. Il tempo del racconto è scandito dai protagonisti ripresi nelle loro case, nei luoghi dell’infanzia tra i loro oggetti, le poche foto custodite gelosamente.
E poi la Storia, quella della ricostruzione. Archivi, cinegiornali e filmati storici contestualizzano il paese in clima postbellico: le città sventrate, la forza indomabile delle donne, la condizione infantile nelle grandi città, e poi la fame. Quella sì che si ricorda. Così come il colore di quella pasta, nera, che dopo anni di guerra sembrava la cosa più buona del mondo”.
Alle 22.00 è stato presentato presso La Pagoda (fronte Hotel des Bains), il film “Dietro il buio”, diretto da Giorgio Pressburger, tratto dall’opera teatrale “Lei dunque capirà” di Claudio Magris e interpretato da Sarah Maestri (“Notte prima degli esami”, “Il bandito e il campione”, “Terra ribelle”) e Gabriele Geri. La proiezione del lungometraggio, presentato nell’ambito dell’8a. edizione delle Giornate degli Autori - Venice Days, è stata preceduta, dalla presentazione da parte del cast, della produzione e dello stesso Magris, scrittore triestino, uno dei più notevoli saggisti italiani e geniale studioso di letteratura mitteleuropea, docente alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Trieste, vincitore del Premio Strega con il libro Microcosmi nel 1998 e più volte candidato al Nobel per la Letteratura.
“Dietro il buio” può vantare già un premio, il Roma Videoclip - Il cinema incontra la musica, giunto alla IXa edizione, che sarà consegnato al compositore Alessandro Carparelli, domani, alle ore 17.30 presso lo Spazio Cinecittà Luce all’Hotel Excelsior.
Racconta il viaggio di una giovane donna, Euridice (Sarah Maestri), attraverso una labirintica “Casa di Riposo” dalla quale il marito la vuole far uscire per riportarla alla vita normale. Il viaggio della donna, attraverso sotterranei, uffici, sterrati, anditi, pantani, campi, è accompagnato dal presidente della casa di riposo, il quale viene visto solo come un’ombra. Si scoprirà invece, a poco a poco, che si tratta di un viaggio nell’al di là, nel tentativo di uscire, grazie ad un permesso speciale, dal mondo dei morti, per tornare a quello dei vivi, accanto all’amato marito, scrittore di successo, che, ancora innamorato di lei, arriva nella “Casa” per riportarla alla vita.
Il film, a basso costo, è prodotto da Mattia Vecchi, Valeria Baldan e Giovanni Ziberna per la società di produzione cinematografica Sine Sole Cinema in collaborazione con il Centro di Cultura Contemporanea di Barcellona. La sceneggiatura è firmata da Paolo Magris (figlio di Claudio Magris) e dallo stesso regista e drammaturgo ungherese naturalizzato italiano, Pressburger, già autore di Calderon (Globo d’Oro 1982) , nonché ideatore e direttore artistico (dal 1991 al 2003) del Mittelfest di Cividale del Friuli, festival di danza, musica e teatro di diciassette nazioni dell'Europa centrale e dei Balcani. La fotografia è firmata da Giovanni Ziberna, autore formatosi presso ipotesICinema di Ermanno Olmi, per il quale ha firmato il montaggio di “Tickets” e regista emergente. L'audio in presa diretta è affidato al pluripremiato Carlo Missidenti (Ciak D'oro, Nastro D'Argento e David di Donatello 2010 con il film “L'uomo che verrà” di Giorgio Diritti).
José de Arcangelo

A distanza di un anno dal lancio di Queerframe.tv, il primo portale italiano dedicato al cinema LGBT e grazie al successo mediatico, di pubblico e di consensi tra gli addetti al settore, Atlantide Entertainment lancia Indieframe.tv – domani, mercoledì 7 settembre alle ore 17.30 presso lo Spazio della Regione Veneto all’interno dell’ Hotel Excelsior al Lido di Venezia - primo portale italiano dedicato al cinema di qualità, che sarà presentato durante la 68a Mostra del Cinema di Venezia in collaborazione con la SIC - Settimana Internazionale della Critica e che presenterà una library di titoli che spaziano da L’angelo sterminatore di Luis Buñuel a Ichi the killer di Takashi Miike.
Indieframe.tv nasce con la prerogativa di diventare un importante punto di riferimento del numeroso pubblico di cinefili “affamati” di cinema indipendente italiano e internazionale, presentando una vasta offerta, con film in lingua originale e film doppiati, passando dai lungometraggi ai documentari, dai cortometraggi ai progetti ‘fuori-formato’ fino alla video-arte e toccando tutti i generi: dalla commedia al thriller, dall'horror al dramma sentimentale, dal musical all'animazione per ragazzi. Spazio quindi a registi-cult come il filippino Brillante Mendoza, di cui Indieframe.tv propone tre titoli: “Tirador”, storia di un gruppo di ragazzi dei bassifondi di Manila; “Kinatay” - Palma d'Oro per la Miglior Regia al Festival di Cannes 2009 – la discesa agli inferi di un giovane povero e l’ultimo lungometraggio, “Lola” – storia di un’anziana signora che si trova a fronteggiare la tragedia personale ed economica di un nipote ucciso in circostanze non chiarite. Da segnalare anche “De la guerre”, del regista francese Bertrand Bonello (“L’Apollonide”, “Il pornografo”), con un ricchissimo cast che va da Mathieu Amalric (“Lo scafandro e la farfalla” e regista del recente “Tournée”) ad Asia Argento, Guillaume Depardieu, Clotilde Hesme e Michel Piccoli. Nei giorni della presentazione veneziana, il catalogo online su www.indieframe.tv presenterà ben 21 titoli, di cui 10 in anteprima italiana, che sarà il punto di partenza per erogare un servizio VOD di tantissimi film nei mesi successivi. I titoli saranno disponibili in streaming e download e nell'area shop sarà possibile acquistare i dvd delle collane Indieframe e Queerframe.
“Indieframe è l'espressione di una nuova ricerca di contenuti e tecnologia, attraverso il grande cinema d'autore; attenta alla qualità delle opere ed ai desideri di un pubblico variegato e trasversale - sottolinea Luca Confortini, CEO di Atlantide Entertainment - Indieframe.tv propone titoli che hanno impresso un segno nella storia della cinematografia internazionale, pur lasciando ampio spazio al talento dei nuovi autori italiani e non, monitorati con cura dal nostro responsabile delle acquisizioni, Cosimo Santoro. La modalità dello streaming e del download rappresenta, per noi, la possibilità di sostenere film che hanno difficoltà a raggiungere la sala e nello stesso tempo un’opportunità per quelli che hanno concluso il percorso della filiera cinematografica."
Un progetto innovativo e cinefilo della Atlantide Entertainment, una delle società italiane di distribuzione che ha acquisito più titoli lo scorso anno (oltre 100), con film che hanno vinto premi nei festival di tutto il mondo e che presenta, grazie a Indieframe.tv e Queerframe.tv, due seguitissimi portali di Video on demand legale. Atlantide Entertainment, con il portale www.queerframe.tv, ha portato per prima in Italia il cinema sul web attraverso una piattaforma di streaming e download legale compatibile con tutti i sistemi operativi (Windows, Mac, Linus) e tutti i browser (Internet Explorer, Mozilla Firefox, Google Chrome, Opera) e fruibile su ogni tipo di dispositivo (TV, lettore DVD\Blu-Ray, PC, Mac, iPod, iPad...). Strumenti quali lo streaming dinamico e lo scaricamento di file hanno fatto delle piattaforme di Atlantide Entertainment una realtà pioneristica nelle nuove frontiere della fruizione cinematografica, aprendo le porte di un grande cinema a tutto il pubblico della rete, senza alcun tipo di restrizione e sempre nel pieno rispetto della legalità. I prodotti saranno acquistabili con tutte le modalità di pagamento sicuro dalla carta di credito, alle prepagate e al bonifico bancario.

Per informazioni:
Atlantide Entertainment srl
Via Barbaroux, 5 - 10122Torino
tel. +39 011 02 01 650 - fax +39 011 02 01 651
info@atlantideentertainment.com
www.atlantideentertainment.com
www.queerframe.tv
www.indieframe.tv