sabato 25 giugno 2011

Alla 47a. Mostra del Nuovo Cinema una panoramica su questo nostro (buio) mondo contemporaneo, dallo Sri Lanka alla Corea e la Russia

PESARO, 25 - Visti gli ultimi film in concorso, tra ieri e giovedì, alla 47a. Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, che confermano la visione di una realtà sempre più buia e quasi senza speranza, una constatazione del disagio e delle disillusioni che regnano il nostro mondo oggi. Il più angosciante e cupo è senza dubbio "Flying Fish" di Sanjeewa Pushpakumara (Sri Lanka). In tre storie parallele che, comunque, si sfiorano e si incrociano narra di Wasana, giovane donna di un villaggio, innamoratasi di un
soldato che l'abbandonerà dopo averla messa incinta; di una vedova di trentasette anni che instaura una relazione clandestina con un ragazzo; di una ragazzina minacciata dall'organizzazione terroristica "Le Tigri di Tamil". Un dramma imploso su tre tragedie annunciate che esploderanno solo alla fine ma con atroce violenza (un'evirazione, un matricidio e una fuga) condannando definitivamente i protagonista ad un cupo futuro. Se ci sarà.
"E' una rappresentazione della realtà che ho vissuto - afferma il regista - e sostiene l'identità, la dignità e la libertà di ogni essere umano".
Leggermente più aperto alla speranza, nonostante l'angoscia e l'orrore della vicenda del protagonista, è "I diari di Musan" di Park Jung-bum (Corea del Sud), interpretato dallo stesso regista. Nato a Musan nella Corea del Nord, Jeon Seung-chul è costretto a fuggire a Seul, per ovviare alle difficili condizioni economiche. Ma qui le condizioni non cambiano molto, si ritrova a vivere relegato in una periferia degradata, ospite di un coetaneo ladro e imbroglione, considerato 'un disertore' e finisce lavorando - sottopagato - nell'affissione di manifesti e locandane. L'unica soddisfazione è andare in chiesa dove incrocia la bella Sook-young, una corista con cui vorrebbe avere una relazione. E, infatti, nonostante trovi un lavoro nei locale di karaoke che la ragazza gestisce, non ha amici né mezzi, tanto da affezionarsi ad un cane che nemmeno il coinquilino accetta...
Un dramma intenso ecommovente che offre ancora una volta un ritratto di giovane fra solitudine e disagio, fra egoismo e intolleranza, dove niente è come sembra, anzi peggio.
"In Corea la Chiesa è importante fin dall'infanzia - afferma il regista - perché ha le scuole e i cori dove insegnano anche a cantare". E sul bellissimo e dolcissimo cucciolo bianco, aggiunge: "Il cane è l'unico amico perché è il solo che non pretende nulla da lui, poi il bianco rappresenta la purezza, la sua innocenza persa con lui. E' lo spirito e lo spunto del film stesso. Come il protagonista è senza casa, senza padrone, senza niente e nessuno".
Sul suo esordio nel cinema, dichiara: "Ho studiato da solo, ho visto i classici e ho amato Mike Leigh, Ken Loach e Roberto Benigni, e in futuro vorrei fare un film come i suoi". In Corea del Sud, comunque, vengono prodotti tra 100 e 130 opere prime all'anno ma poi le istituzioni non possiedono un circuito in cui farle vedere.
All'interno della mostra sono stati presentati anche dei libri come "I ricercati - Padri e figli nel cinema italiano contemporaneo" di Mario Dal Bello (Effata Editrice). Una carrellata sul cinema italiano che affronta l'argomento nei primi dieci anni del nuovo millenn (Nio, arricchito da interviste ad autori e attori. In questo modo si scopre che sono nella maggioranza i giovani registi a parlarne, spesso nelle loro opere prime e/o seconde, soprattutto in drammi dove i padri sono in primo piano. Infatti la commedia evita spesso gli argomenti seri, e quando lo fa si occupa della famiglia in generale, con qualche particolare, accennato qua e là, sul rapporto genitori e figli.
L'altro volume è "101 cose da fare nelle Marche almeno una volta nella vita" di Chiara Giacobelli (Newton Compton). In viaggio, tra suggestione e scoperte, dagli Appennini all'Adriatico, attraversando l'Italia centrale, su un territorio eterogeneo che va dalle alte montagne dell'entroterra fino al mare, con una costa a sua volta variegata, ricca di spiagge basse come pure di riviere scoscese. E poi riserve naturali, colline, castelli, rocche, laghi e santuari. Per non parlare diarte e cultura, storia, eno-gastronomia.
Per Bertolucci è stato presentato un altro documentario quasi inedito come "Le lavoranti a domicilio", girato nel 1971 e 'ritrovato' nel 2000, a cui ha fatto seguito il più recente "Il tè nel deserto" (1990). I documentari russi sono stati rappresentati da un altro film di Aleksandr Rastoruev, "Tender's Heat: Wild Wild Beach" (2005). Nel descrivere il 'turismo' che d'estate invade la costa orientale del Mar Nero, il documentario si trasforma in un incredibile racconto delle anime più bizzarre della Russia, tra fantasia, perversioni e desideri, sullo sfondo del neocapitalismo odierno, ancora però radicato nell'antica era sovietica.
"Un film sul potere in ogni sua sfumatura - afferma l'autore dello stupefacente "Un giovedì pulito" -, del governo sulla regione e sul popolo, dell'uomo sulla donna, ma anche sugli animali (infatti un cammello usato per fotoricordo è quasi un protagonista ndr.) e sulla natura".
Chiuso l'evento speciale dedicato a Cosimo Terlizzi con il seducente e personalissimo "Folder", sorta di diario pubblico e privato dell'autore lungo un intero anno fra viaggi di andata e ritorno, amore e morte. Quindi, quasi un dramma esistenziale intimo che diventa universale attraverso la visione.
José de Arcangelo