sabato 6 settembre 2008

Festival di Venezia. Conto alla rovescia con Mimmo Calopresti e Mikhail Kalatozishvili

VENEZIA, 5 - Penultimo giorno per la 65a. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, manca un solo film in concorso, “The Wrestler” di Darren Aronofsky con Mickey Rourke, anzi è stato presentato stamattina per la “daily press” ma noi lo vedremo dopo, quindi ne parleremo domani, giorno della premiazione. Intanto stanno chiudendo anche le altre sezioni ed è stata presentata la versione restaurata di “Yuppi Du” alla presenza del regista-protagonista Adriano Cementano, della moglie Claudia Mori e delle figlie Rosita e Rosalinda. Un film – girato in gran parte proprio a Venezia - che è stato anche rivalutato, perché trent’anni fa era stato visto con un po’ di diffidenza, anche perché ‘mescolava’ i generi cinematografici, quando ancora non si usava quasi.

Conclusa la retrospettiva completa dedicata al maestro Ermanno Olmi, Leone d’oro alla carriera, anche se l’autore è stato spesso protagonista del festival fin dai tempi del “Posto”, e quest’anno celebrato anche a Cannes per il trentennale di “L’albero degli zoccoli” e al nuovo FamilyFilmFest di Fiuggi. Invece si chiude domani “Questi fantasmi” dedicata a quel cinema italiano diventato “invisibile” anche in tivù.

Chiusa “Orizzonti” con l’evento “La fabbrica dei tedeschi” di Mimmo Calopresti, un documentario dedicato ai sette operai che persero la vita nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007 nellazienda torinese di acciaieria e siderurgia ThyssenKrupp. Nella prima parte gli attori (Silvio Orlando, Luca Lionello, Valeria Golino, Monica Guerritore e altri) interpretano i parenti delle vittime raccontando le ore precedenti la tragedia. Nella seconda parte vengono intervistati familiari e colleghe delle vittime, alcuni dei quali testimoniano la tragedia vista da vicino. A seguire un altro documentario “ThyssenKrupp Blues” di Pietro Balla e Monica Repetto che ricostruisce l’intera vicenda della “fabbrica” attraverso la storia del trentenne Carlo, che vive a Torino da sei anni e lavora proprio alla ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni. Nell’aprile 2007 la società decide di smantellare lo stabilimento torinese e a nulla servono le proteste degli operai. Il 4 luglio, mentre la città di Torino è in festa, Carlo annuncia alla sua amica Melita di dover tornare in Calabria per riuscire a sopravvivere perché è stato messo in cassa integrazione. Ma inaspettatamente, in autunno, l’azienda richiama i lavoratori in linea. Per non perdere il diritto alla liquidazione gli operai accettano di fare turni massacranti e in condizioni di sicurezza precarie. Ed ecco che la notte tra il 5 e il 6 dicembre esplode la tragedia: nella linea 5 un’ondata di olio e fuoco travolge i sette operai di turno bruciandoli vivi.

“Le riprese di questo film – affermano i registi – sono iniziate nel maggio 2007 durante il casting per un documentario sulla vita quotidiana di operai contemporanei. E’ in questo modo che abbiamo incontrato il protagonista, Carlo. Mai avremmo immaginato che la sua esistenza sarebbe stata violentata dalla morte. Stavamo raccontando la tragicità della vita quotidiana, quelle che affrontano giornalmente le persone comuni. Improvvisamente la quotidianità di Carlo è stata però travolta: nel dicembre 2007, sette suoi colleghi sono morti a causa di un rogo divampato sul posto di lavoro. Questo tragico avvenimento, cambiando la vita di Carlo per sempre, ha cambiato per sempre anche il nostro film. Un film così non vorremmo raccontarlo mai più”.

Tra questi due lungometraggi è stato presentato un corto, sullo stesso argomento – cioè le morti sul posto di lavoro – girato da Pasquale Squitieri due anni fa e che il regista stesso ha detto non è stato mai mandato in onda. In giornata ci sono state manifestazioni della Cgil, Cisl, Uil di Venezia e testimonianze degli stessi operai, anche con la lettura di un comunicato in sala, al PalaLido.

Comunque, la sezione ha chiuso il programma ufficiale con due film, il francese “Un lac – Un lago” di Philippe Grandrieux e il russo “Dikoe Pole – Wild Field” di Mikhail Kalatozishvili, figlio di Kalatozov. Un film autoriale, il primo, un dramma gelido e buio come l’inverno nordico e come la foresta innevata in cui è ambientato. Pochi dialoghi, tempi morti, primissimi piani, sospiri e sussurri. Tutto in un freddo bianco e nero. In una casa sperduta nella foresta, da qualche parte al Nord, nei pressi di un lago, abita una famiglia. Alexi, il fratello maggiore, è un giovane taglialegna dal cuore puro, vittima di crisi epilettiche di natura estatica che lo costringono a vivere in simbiosi con la natura, nutrendo una forte passione per la sorella Hege. La madre non vede questo amore incontrollabile, scrutato invece dal padre e dal fratellino. Ma un giorno arriva uno straniero, il taglialegna Jurgen, un giovane poco più grande di Alexi…

“Una mia cara amica – confessa il regista -, dopo aver visto il film, mi ha inviato una mail scrivendomi ‘Come in un antico racconto, il tuo film descrive allo spettatore da dove nasce il desiderio, il rinnovo della specie, e afferma che l’amore in tutta evidenza è sempre stato presente e lo rimarrà all’infinito, al di là delle eclissi, delle separazioni e delle scomparse’. La forza del cinema è di farci vivere un mondo, come il sognatore vive il suo sogno. Gli attori – russi, cechi, fiamminghi – hanno dato corpo a questo mondo. ‘Un lac’ è un canto, e sono loro che me lo hanno fatto sentire”.

D’autore anche “Steppa selvaggia”, un bellissimo dramma esistenziale incentrato su un giovane medico, Mitja, che decide di lavorare in un luogo sperduto per aiutare le persone dimenticate da Dio e, quindi, dal mondo. Comunque, ogni giorno, i pazienti si presentano in quell’avamposto di terra vuota e sperduta: il cuore di un uomo si ferma dopo una sbronza, un altro porta la sua mucca agonizzante, altri vengono soltanto a trovarlo come il poliziotto della regione. Ma la steppa è pericolosa, ci sono scontri tra diversi gruppi della popolazione, tra banditi e non, e Mitja è costretto a medicare i feriti. Un giorno arriva anche la sua compagna ma per dirgli che intende lasciarlo. Mitja è solo e la minaccia che prima era solo un’ombra di materializza..

Un dramma enigmatico e suggestivo, girato con gusto dell’inquadratura e delle immagini, che indaga nei misteri dell’esistenza, tra passione e fuga, tra ‘miracoli’ e sogni, tra ricerca di se stessi e di una ragione di vita. Peccato non fosse in concorso, ma speriamo che si guadagni almeno una giusta distribuzione.

Da non dimenticare il documentario "Verso Est" di Laura Angiulli, regista teatrale approdata al cinema per caso. Infatti, la regista dichiara: "E' la risultante di un lungo percorso. Al centro la Bosnia, col suo passato ingombrante, e un presente tanto incerto quanto controverso. Tre città di quel paese - Sarajevo, Mostar, Srebrenica - sollecitazioni diverse che si propongono nel contatto con la gente e la loro storia passata e presente."

Se le riprese documentarie possono sembrare convenzionali, l'approccio teatrale che introduce le vicende della guerra e le sue conseguenze, soprattutto sulle donne, dà al film un tono originale e rarefatto che però non tutto il pubblico accetta.

Intanto sono già assegnati/consegnati alcuni premi paralleli. Domenica 31, il Premio Kinéo Diamanti al Cinema Italiano, istituito sette anni fa per l’impegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con il patrocinio di Anec – Agis e in collaborazione con la Biennale Cinema di Venezia e Rai Trade. La selezione include film usciti dal 31 marzo 2007 al 31 marzo 2008. I premiati: miglior regia a Roberto Faenza per “I viceré”; miglior attore protagonista a Elio Germano per “Mio fratello è figlio unico”; miglior attore non protagonista ad Alessandro Gassman per “Caos calmo”; miglior attrice protagonista ex aequo a Violante Placido per “Lezione di cioccolato” e a Vittoria Puccini per “Colpo d’occhio”; miglior attrice non protagonista ex aequo a Kasia Amutniak per “Caos calmo” e a Micaela Ramazzotti per “Tutta la vita davanti”; miglior artista esordiente Isabella Ragonese; Premio alla carriera internazionale Hall of Fame e Premio speciale San Pellegrino Star of the Year Award a Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo; miglior film tv “Il commissario De Luca – L’estate torbida” (Rai); sceneggiatura a Sandro Petraglia per “La ragazza del lago”; scenografia a Francesco Frigeri per “I viceré”; costumi Milena Canonero “I viceré”; fotografia Arnaldo Catinari per “Parlami d’amore”; colonna sonora Franco Piersanti per “Mio fratello è figlio unico”; montaggio Claudio Di Mauro “Grande grosso e Verdone”; miglior film italiano nel mondo “Nuovomondo”. I premi personaggio dell’anno a Toni Servillo e per il miglior film a Paolo Virzì non sono stati consegnati perché entrambi assenti per impegni di lavoro.

Un premio alla carriera anche per la grande Agnés Varda. Confermata la XIV edizione della rassegna “Venezia a Roma” che sarà in programma nella capitale dall’8 al 16 settembre, con una selezione di titoli da tutte le sezioni (Concorso, Fuori Concorso, Orizzonti, Settimana della Critica, Giornate degli Autori). Anche la Panoramica 2008, alla sua 29a. edizione, a Milano dall’8 al 14 settembre con i film della Mostra e i Pardi del Festival del Film di Locarno.

José de Arcangelo