venerdì 29 luglio 2016

La 73.a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia cambia, si allarga e aggiorna ma non rinuncia al cinema d'autore, fra qualità e sperimentazione, esordienti e maestri. Leone d'oro per Belmondo e Skolimowski

L’ormai ‘anziana’ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – ne compie 73 anni ‘dichiarati’ ma ne ha di più – cambia, si allarga e si aggiorna ma non rinuncia ai “principi che riguardano la nostra missione di istituzione culturale, e (restano) ferme alcune formule organizzative” afferma il Presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta.

E così il programma di quest’anno - dal 31 agosto al 10 settembre 2016 -, visto che sempre d’Arte Cinematografica si tratta non esposta ‘l’obiettivo’ dal cinema d’autore, dalla qualità, dal nuovo né dalla sperimentazione. Tre i film italiani su 20 in concorso più altri nelle sezioni Orizzonti, Fuori Concorso per non parlare di Venezia Classici e delle ‘indipendenti’ e parallele 31.a Settimana Internazionale della Critica e Giornate degli autori. Due Leoni d’oro alla carriera per l’attore e divo anni ’60-’70 Jean-Paul Belmondo – l’altro era Alain Delon con cui ha lavorato spesso - e per il regista polacco Jerzy Skolimowski, da oltre
quarant’anni trasferitosi in Inghilterra. Evento speciale con i primi due episodi in anteprima mondiale del televisivo “The Young Pope” di Paolo Sorrentino con Jude Law e cast internazionale. Non mancano però le novità, illustrate dallo stesso Baratta: “Le tre principali novità di questa fase sono: l’apertura di una ‘sala nuova’ che è anche una sezione nuova; il rafforzamento dell’impegno per ‘Biennale College’ (strumento per favorire lo sviluppo di un progetto iniziale verso un’opera compiuta, che ha già dato più che lusinghieri risultati); l’avvio del cosiddetto ‘Venice Production Bridge’, nuovo strumento utile per portare al pieno finanziamento opere compiutamente progettate”.
E il Direttore della 73.a Mostra Alberto Barbera dichiara: “Di fronte a certi cambiamenti che si sarebbe tentati di definire epocali – l’avanzata a passo di corsa nella crescita del mercato cinematografico cinese (che ha superato per numero di spettatori quello americano), la perdita di centralità della sala cinematografica minacciata dallo streaming, l’affacciarsi impetuoso della Virtual Reality ai confini della dimensione filmica tradizionale – gli slittamenti progressivi che pure accompagnano lo sviluppo della forma festival sembrano davvero poca cosa. Se è vero che il rito festivaliero, definito da paradigmi immutabili come il radicamento in un luogo fisico e la presenza fisica di autori e produttori, rimane nel fondo identico a se stesso (ma è illusorio pensare che possa diventare qualcos’altro da sé), non si può non sottolineare come molte cose in questi anni a Venezia siano profondamente cambiate. Le sale di proiezione sono state ristrutturate e adeguate agli standard tecnologici più avanzati”.
Ritorna, quindi, sulla Biennale College che “ha prodotto risultati di eccellenza, che ne hanno fatto in poco tempo un modello di riferimento per analoghe iniziative e contribuito a lanciare nuovi autori nel circuito internazionale. La possibilità di vedere on line buona parte dei film di ‘Orizzonti’ in contemporanea con la presentazione veneziana allarga i confini dei potenziali fruitori della Mostra, utilizzando le inedite potenzialità del web. La creazione di un ‘mercato leggero’ è servita a riportare al
festival gli operatori commerciali che in epoche recenti potevano permettersi di saltare l’appuntamento veneziano. Altri cambiamenti sono in atto, a conferma delle intenzioni di procedere lungo la direttrice di una progressiva trasformazione, anche se prudente e aliena da irrealistiche ambizione”. Barbera ha poi rimarcato la nascita della nuova sezione “che mantiene il nome dell’esperimento effettuato con successo l’anno scorso – Cinema nel Giardino – ma cresce in dimensioni e portata (1400 posti all’aperto ndr.). Favorita in ciò dalla nuova sala che la copertura dello scavo (che ha deturpato per anni l’area prospiciente l’edificio del Casinò) ha portato in dono con sé, arricchendo il ventaglio delle strutture a disposizione. Una nuova sezione, che non risponde solo
all’esigenza di ospitare qualche film in più (una scelta apparentemente in contraddizione con la più volte dichiarata volontà di mantenere il programma più snello possibile), ma si propone di ampliare i confini di ciò che si può e si deve mostrare in un festival. In direzione di quel pubblico che la Mostra non ha mai tenuto fuori dai propri ambiti e orizzonti, ma che può e deve ancora crescere, se si vuole che la trincea progressivamente scavata fra cinema d’autore e cinema popolare – una dicotomia che speravamo di esserci lasciata alle spalle da molto tempo, e invece
rilanciata in anni recenti da un mercato in evidente affanno – possa essere nuovamente colmata, con il contributo di tutti”. I film presentati in anteprima italiana e/o mondiale: “Inseparables” (Inseparabili) di Marcos Carnevale con Oscar Martinez e Rodrigo de la Serna, versione argentina del francese “Quasi amici”; “In Dubious Battle” di e con James Franco, con Bryan Cranston, Ed Harris, Josh Hutcherson, Robert Duvall, Sam Shepard e Selena Gomez; “The Net” dell’autore coreano Kim Kin-duk; “L’estate addosso"
di Gabriele Muccino, che uscirà nelle sale il 15 settembre; “The Secret Life of Pets” (3D) lungometraggio d’animazione firmato Chris Renaud e Yarrow Cheney; il debutto dietro la macchina da presa di Michele Santoro in “Robinù” (Italia); “My Art” di e con Laurie Simmons, con Lena Dunham e la rediviva Parker Posey (Usa). “Le serate del Cinema nel Giardino, gratuite e aperte a tutti – riprende il Direttore - offrono un ventaglio articolato di proposte di film diversi ed eterogenei, che hanno in comune la più o meno
sotterranea intenzione di rivolgersi ad un pubblico il più vasto possibile, annullando o riducendo le distanze fra spettatori cinefili e quelli che cercano in primis un’occasione di intrattenimento non banale. Non è mai stato vero che i festival – e in particolare la Mostra – s’interessano solo ai film che il grande pubblico invece ignora. La contrapposizione esiste solo in certe semplificazioni strumentali. Ma se è vero che non avrebbe senso dedicare il concorso della Mostra a film che non hanno bisogno della vetrina e della promozione di un festival (che per definizione è
dedicato all’arte cinematografico), è altrettanto vero che oggi s’impone un’altra considerazione. Esiste un cinema non strettamente riconducibile alle istanze autoriali più radicali, che si propone di proseguire lungo il sentiero tracciato da quel cinema che un tempo si definiva ‘medio’ e che oggi non sappiamo come chiamare, proteso (magari confusamente) alla ricerca di modalità narrative capaci di coinvolgere un pubblico più vasto di quello (sempre più limitato) che frequenta ancora i cinema d’essai. Un cinema che non intende cedere le armi alla volgarità imperante, non si adegua
alle semplificazioni del prodotto ‘usa e getta’, non rinuncia ad essere racconto del presente, divertissement intelligente, spettacolo per molti. Un cinema che merita oggi di essere sostenuto e incoraggiato, difeso e promosso, almeno quanto quello che per comodità continuiamo a chiamare d’autore. I festival servono anche a questo”. A questo punto, Barbera, passa ad illustrare il programma in dettaglio, partendo dai film in concorso che sono 19 + altre due anteprime fuori gara e i film di chiusura, il remake di “The
Magnificent Seven” (I Magnifici 7), a sua volta ispirato ai “7 samurai” di Akira Kurosawa (in versione restaurata a Venezia Classici) firmato dallo specialista del thriller d’azione Antoine Fuqua con Denzel Washington, Chris Pratt, Ethan Hawke, Vincent D’Onofrio, Byung-Hun Lee e Peter Sarsgaard. I lungometraggi in concorso: “The Bad Batch” dell’iraniana Ana Lily Amirpour (nemmeno un mese fa è uscita nelle sale italiane l’opera prima horror “A Girl Walks Home Alone in the Night”) con Suki
Waterhouse, Jason Momoa, Keanu Reeves e Jim Carrey (Usa); “Une vie” di Stéphane Brizé, ennesima e non ultima versione del romanzo di Guy de Maupassant (Francia-Belgio); “La La Land” di Damien Chazelle con Ryan Gosling ed Emma Stone, anche Film d’apertura, (Usa); “The Light Between Oceans” di Derek Cianfrance con Michael Fassbender e la neopremio Oscar (attrice non protagonista per “Danish Girl”) Alicia Vikander (Usa-Australia-Nuova Zelanda); “El ciudadano ilustre” (t.l. L’illustre cittadino) di Mariano Cohn e Gastòn Duprat con Oscar Martinez (Argentina-Spagna); “Spira
Mirabilis”, documentario di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti (Italia-Svizzera); “Ang Babaeng Humayo (The Woman Who Left) di Lav Diaz , della durata di quasi tre ore (Filippine); “La regiòn salvaje” (tl La regione selvaggia) di Amat Escalante (Messico); “Nocturnal Animals” di Tom Ford con Jake Gyllenhaal e Amy Adams (Usa); “Piuma” di Roan Johnson, che secondo Barbera ha ritrovato lo spirito della vera commedia all’italiana di una volta (Italia); “Rai” (Paradiso) di Andrej Konchalovsky (Russia-Germania), di cui a Venezia Classici verrà presentata la versione restaurata
di “Oci Ciornie”; “Brimstone” di Martin Koolhoven con Dakota Fanning e Guy Pearce (PaesiBassi-Germania-Belgio-Francia-GB-Svezia); il ritorno di Emir Kusturica con “On the Milky Road” con Monica Bellucci (Serbia-GB-Usa); “Voyage of Time”, un documentario particolare, fra scientifico ed esistenziale, di Terrence Malick, girato nel giro di dieci anni; “El Cristo ciego” (tl Il Cristo cieco) di Christopher Murray (Cile-Francia); “Frantz” di François Ozon (Francia-Germania); l’atteso “Questi giorni” di Giuseppe Piccioni (forse il suo capolavoro) con Margherita Buy, Marta Gastini,
Laura Adriani, Maria Roveran, Caterina Le Caselle e Filippo Timi (Italia); “Arrival” di Denis Villeneuve con Amy Adams, Jeremy Renner e Forest Whitaker; “Les beaux jours d’Aranjuez (3D)” di Wim Wenders su e con Nick Cave (Francia-Germania), “Jackie” del cileno Pablo Larraìn - arrivato in extremis – con Natalie Portman. Omaggio a due registi scomparsi recentemente: a Michael Cimino con “L’anno del dragone” e Abbas Kiarostami con il suo corto postumo “24 Frames” e “This is My Film: 76 Minutes and 15 Seconds with Kiarostami” realizzato da Seifollah Samadian, da sempre suo collaboratore che gli rende omaggio dietro le quinte.
Fuori concorso: “The Bleeder” di Philippe Falardeau con Liev Schreiber e Naomi Watts (Usa-Canada); il nuovo film di Mel Gibson regista, “Hacksaw Ridge” con Andrew Garfield, Vince Vaughn e Teresa Palmer (Usa-Australia); “The Journey” di Nick Hamm con Timothy Spall (GB); “A jamais” di Benoit Jaquot (Francia-Portogallo); “Gantz:O” film d’animazione di Yasushi Kawamura (Giappone); “The Age of Shadows” di Kim Jee Woon (Corea del Sud); “Monte” dell’iraniano Amir Naderi (Italia-Usa-Francia) e “Tommaso” (già 'L'intelligenza del maschio') di e con Kim Stuart con Camilla Diana, Jasmine Trinca e Cristiana Capotondi (Italia);
“Planetarium” di Rebecca Zlotowski (Francia-Belgio) con Natalie Portman. Inoltre ci sono anche sette documentari, tra cui “Our War” di Bruno Chiaravalloti, Claudio Jampaglia e Benedetta Argentieri; “Assalto al cielo” di Francesco Munzi; “American Anarchist” di Charlie Siskel, su un uomo che, nel ’68, scrisse un libro su come fabbricare armi e bombe in casa e diventato un best seller (oltre due milioni di copie da allora), anche quando l’autore poi lo sconfessò; “Austerlitz” di Sergei Loznitsa, realizzato a Auschwitz.
Nella sezione Venezia Classici ci sono ben 20 lungometraggi e un cortometraggio restaurati, tra cui, oltre “Oci Ciornie”, “Manhattan” di e con Woody Allen; “L’argent” di Robert Bresson, “Tutti a casa” di Luigi Comencini e “Dawn of the Dead - European Cut” (Zombi) di George A. Romero. 19 i lungometraggi e 16 corti a Orizzonti, dall’Argentina al Giappone; dalla Spagna al Nepal, e sarebbe lunga segnalarli tutti, ricordiamo gli italiani “Liberami”, documentario di Federica Di Giacomo (Italia-Francia); “Il più grande sogno” di Michele Vannucci; il corto “Molly Bloom” dell’attrice Chiara Caselli.
Naturalmente non è tutto perché ci sono ancora eventi, mostre, proiezioni collaterali e persino una Pre-apertura il 30 agosto 2016, proprio con “Tutti a casa” di Comencini in Sala Darsena al Lido. Madrina delle serate di apertura e chiusura la brava attrice Sonia Bergamasco, attivissima e premiata ormai da quindici anni, ma diventata popolarissima per “Quo vado?” di Gennaro Nunziante con Checco Zalone.
Le Giurie. Concorso Venezia 73 (Leoni d’Oro e d’Argento e Coppa Volpi: il regista inglese Sam Mendes, presidente; l’artista, cantante, regista e scrittrice statunitense Laurie Anderson, l’attrice britannica Gemma Arterton; il magistrato, scrittore, drammaturgo e sceneggiatore Giancarlo De Cataldo; l’attrice tedesca Nina Hoss; l’attrice francese Chiara Mastroianni; il regista statunitense Joshua Oppenheimer; il regista venezuelano Lorenzo Vigas; l’attrice, regista e cantante cinese Zhao Wei.
Orizzonti: il regista francese Robert Guédiguian, presidente; il critico e storico del cinema statunitense Jim Hoberman; l’attrice egiziana Nelly Karim; l’attrice italiana Valentina Lodovini; l’attrice e regista coreana Moon So-ri; il critico e studioso di cinema spagnolo José Maria (Chema) Prado; il regista indiano Chaitanya Tamhane. Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” Leone del Futuro: l’attore e regista italiano Kim Rossi Stuart, presidente; la produttrice spagnola Rosa Bosch; l’attore e regista statunitense Brady Corbet; l’attrice spagnola Pilar Lopez de Ayala; il critico cinematografico francese Serge Toubiana. José de Arcangelo