sabato 9 luglio 2016

Alla Mostra del Nuovo Cinema un illuminante incontro con le registe di "Sguardi femminili" nel cinema russo, anzi della Federazione Russa

PESARO, 9 – La mattina alla 52.a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema è cominciata con gli incontri dedicati alla sezione “Sguardi femminili” nel cinema russo. Le registe Ella Manzeeva, che ha presentato la sua sorprendente opera prima “Gabbiani”, ambientata in Calmucchia, una delle repubbliche che fanno parte della Federazione Russa; e Vladlena Sandu, autrice del corto “Kira”, accompagnate dal produttore Oleg Kirichenko, per “About Love” (Dell’amore) di Anna Melikyan, già operatore del primo film dell’autrice, e dalla Segretaria per i rapporti internazionali del cinema russo Irina Borisova.

“L’appoggio statale per il cinema esiste – dice Kirichenko -, ma oggi la situazione sta migliorando, e questo è stato designato come l’anno del cinema russo e ci sono tanti progetti per gli esordienti. Tutti i film girati da Melikyan sono stati finanziati dal Ministero della Cultura della Federazione Russa”. “Il Ministero partecipa non solo alla produzione e lo sviluppo di progetti cinematografici nazionali – afferma Borisova -, ma anche all’estero, né soltanto in Italia. Ad agosto a Cannes sostiene il festival del cinema russo, ci sono otto festival di cinema russo all’anno nel mondo, tutti finanziati dal Ministero”.
“La Calmucchia è una realtà particolare, è una comunità mongola che da 400 anni fa parte della Russia, erano soprattutto guerrieri della parte meridionale della Russia. Il destino del popolo calmucco è tragico, sono rimasti circa 6mila, e molti morti durante la repressione staliniana. Io ho assorbito la cultura e la mentalità russa, mi sento più vicina ai russi che ai mongoli. Al contempo c’è un forte tentativo di conservare quell’energia interiore, l’individualità e le forme di espressione che sono gli elementi del popolo calmucco.
E’ molto difficile nella società contemporanea mantenere una propria autenticità, sono orgoglioso quando posso affermare la mia appartenenza al popolo calmucco. Quando ho cominciato a scrivere la sceneggiatura non avevo capito che avrei scritto su questo. Per fortuna oggi il cinema viene realizzato nella lingua dei popoli russi. Il mio film è stato visto nel continente (Europa ndr.) e ha ricevuto diversi premi, questo è un elemento molto prezioso per il mio popolo, e io volevo che non fosse l’unico. E’ una provincia, quindi, ha dei problemi di corruzione, di traffico di droga, che però sono anche di carattere nazionale, magari in modo più sotterraneo”.
“La rara presenza dei film russi nelle sale europee è legato al fatto dei diritti cinematografici – aggiunge la Borisova -, i film che presentiamo nel mercato non hanno una richiesta così elevata da superare i problemi di carattere economico. E’ molto importante, però, fare una distinzione tra pubblico da festival e quello che va al cinema. Gli agenti cinematografici puntano soprattutto al profitto e questo crea una sorta di barriera sulla circolazione dei film”.
“E’ il mio lavoro di laurea – confessa Vladlena Sandu -, è una favola contemporanea ambientata a Mosca (Fedor's Journey ndr.) e vista attraverso lo sguardo di un bambino. Veramente non è il mio primo cortometraggio, perché ne ho girato 7, tra cui uno d’ispirazione letteraria. Un film collettivo, una sorta di almanacco di novelle dirette da cineaste russe, della durata di due ore. La protagonista è la città di San Pietroburgo, ma fra un anno dovrò occuparmi del mio primo lungometraggio”. “Il mio prossimo film sarà sempre ambientato in Calmucchia – conclude la Manzeeva -, il titolo accenna alla malattia tra vivi e morti. Sono stata tre mesi a Berlino perché è un progetto sostenuto da partner europei, sto lavorando a questo. Il progetto è stato presentato come coproduzione alla Berlinale”. José de Arcangelo