sabato 29 ottobre 2016

Penultimo giorno per la 2.a edizione del Tolfa Slow Film Fest 2.0 con il documentario "Transumanza" e il cortometraggio "Libera"

Penultima giornata del Tolfa Slow Film Fest 2.0, la prima kermesse interamente dedicata ad una visione cinematografica “slow”, giunta quest’anno alla sua seconda edizione. Oggi, partenza all’insegna di una delle Passeggiate di questa edizione, tra i misteri e le bellezze della città di Tolfa, in collaborazione con l’Associazione Ottavocolle di Irene Ranaldi e il contributo di Giovanni Padroni. La passeggiata, che inizierà alle 16.00, si concluderà al Teatro Claudio con una degustazione di prodotti tipici e la proiezione del documentario "Transumanza" di Roberto Zazzara (ore 18.00). Pellicola appartenente alla Sezione Documenta, proiettato in collaborazione con l’On the Road Film Festival di Roma, un documentario on the road sul camminare e sull’esperienza del viaggiare dove molti hanno viaggiato. Si proseguirà alle 21.00 con il cortometraggio “Libera” di Olimpia Ballerini (Sezione Smart), proiettato in collaborazione con l’Accademia di Cinema Griffith di Roma. A seguire, alle 21.15, verrà proiettato “Song Birth” di Simona Irrera (che incontrerà in sala il pubblico della kermesse), documentario dedicato ai cantautori metropolitani di oggi e alla creatività musicale contemporanea, appartenente alla Sezione Wuman Visions, tutta dedicato agli sguardi femminili. Tolfa Slow Film Fest è interamente ad ingresso gratuito, grazie al contributo della Regione Lazio, e al Patrocinio del Comune di Tolfa e alle tante preziose collaborazioni (a partire da quelle con il Polo Culturale Tolfa, il Teatro Claudio,l’Università Agraria di Tolfa, l’On The Road Film Festival di Roma, l’Associazione Ottavo Colle, l’Accademia di Cinema e Televisione Griffith di Roma e il Cisterna Film Festival).

venerdì 28 ottobre 2016

Arriva per Halloween e compie sedici anni il Trieste Science+Fiction Festival stracarico di film ma anche di fumetti, musica, omaggi e celebrazioni

Dall’1 al 6 novembre 2016 torna, nella 16.a edizione, il Trieste Science+Fiction Festival, organizzato da La Cappella Underground. Quindi, Trieste tornerà ad essere la città della scienza e della fantascienza, grazie alla sua storica manifestazione internazionale dedicata all’esplorazione dei mondi del fantastico.

Fondato a Trieste nell'anno 2000, Trieste Science+Fiction Festival è il più importante evento italiano dedicato ai mondi della fantascienza e del fantasy nei settori del cinema, della televisione e dei new media; letteratura, fumetti, musica, arti visive e performative completano l'esplorazione. La selezione ufficiale del festival presenta anteprime mondiali, internazionali e nazionali, con tre sezioni competitive che ospitano filmaker e cineasti da tutto il mondo: il Premio Asteroide, competizione internazionale per il miglior film di fantascienza di registi emergenti, e i due Premi Méliès d’argento in collaborazione con la European Fantastic Film Festivals Federation per il miglior lungometraggio e cortometraggio di genere fantastico europeo.
In programma anche il focus Spazio Italia, gli Incontri di Futurologia, le esposizioni di videogiochi vintage e i tornei di Play It Again, la mostra di fumetti per i 25 anni di Nathan Never, il concerto dei Tre Allegri Ragazzi Morti, e la Notte degli Ultracorpi, sabato 5 novembre, con lo spettacolo audio/video “Dj Yoda Goes to the Sci-Fi Movies” in cui il famoso dj hip hop manipolerà le musiche e le immagini dei più famosi film di fantascienza, scelte assieme al team del British Film Institute. A partire da quest'anno, alla normale programmazione viene affiancata una nuova sezione, denominata Fantastic Film Forum, una giornata intensiva di incontri e masterclass, specificamente dedicata a distributori, produttori, registi, sceneggiatori e talenti emergenti.
L’ospite più atteso di questa edizione sarà l’attore olandese Rutger Hauer, a cui verrà consegnato il Premio Urania d’Argento 2016 (in collaborazione con la celebre collana di fantascienza Mondadori Urania). “Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. È tempo di morire.” È il celebre monologo pronunciato dal replicante Roy Batty alias Rutger Hauer in “Blade Runner” di Ridley Scott.
Nel documentario della BBC “Dangerous Days: On the Edge of Blade Runner, Hauer”, il regista Ridley Scott e lo sceneggiatore David Peoples dichiararono che fu proprio l'attore olandese a scrivere il monologo di una delle sequenze più memorabili e toccanti della storia del cinema. Rutger Hauer è divenuto con quel ruolo un'icona assoluta della fantascienza cinematografica moderna. Tra gli oltre ottanta film interpretati da Rutger ricordiamo: “Fiore di carne” e “Kitty Tippel” di Paul Verhoeven, il sopracitato “Blade Runner”,” Eureka” di Nicholas Roeg, “Osterman Weekend” di Sam Peckinpah, “Ladyhawke” di Richard Donner, “The Hitcher - La lunga strada della paura” di Robert Harmon, “La leggenda del santo bevitore” di Ermanno Olmi, “Confessioni di una mente pericolosa” di George Clooney, “Sin City” di Robert Rodriguez e Frank Miller, “Batman Begins” di Christopher Nolan.
Il film di apertura del Trieste Science+Fiction Festival sarà l'anteprima italiana di “Morgan”, prodotto da Ridley Scott e diretto dal figlio Luke Scott. Distribuito dalla 20th Century Fox, il film sbarcherà nelle sale italiane il prossimo 9 novembre. Morgan è il prossimo stadio dell'evoluzione umana. Ma l'evoluzione può essere una cosa pericolosa: cosa succede quando la creatura surclassa il suo creatore? E da quale parte stare: quella di questo prodigio dell'ingegneria genetica o quella dell'azienda che ne supervisiona lo sviluppo? Nel cast stellare: Kate Mara, Anya Taylor-Joy, Paul Giamatti, Toby Jones, Michelle Yeoh e Jennifer Jason Leigh. La musica è di Max Richter.
La preapertura del festival celebrerà i cinquant'anni di “Star Trek” con la proiezione in anteprima italiana di “For the Love of Spock” di Adam Nimoy, figlio dell’attore Leonard Nimoy, il mitico Spock della serie cult. Un documentario unico nel suo genere, che racconta la vita di Spock e di Leonard Nimoy, l’attore che gli ha prestato il volto per cinquant’anni. Per la gioia di tutti gli appassionati della serie Adam Nimoy sarà tra gli ospiti della manifestazione, martedì 1 novembre, assieme a Terry Farrell, l'amatissima Jadzia Dax di “Star Trek: Deep Space Nine”.
Il film di chiusura sarà “Zero Days”, il nuovo thriller geopolitico del premio Oscar Alex Gibney, “il più importante documentarista del nostro tempo”. Il documentario è una sconvolgente indagine sullo “Stuxnet”, il virus informatico creato per la prima volta da uno stato sovrano con lo scopo esplicito di essere usato come arma contro una nazione ostile. Presentato a Trieste prima della distribuzione nelle sale a cura di I Wonder Pictures.
Appartengono alla selezione cinematografica ufficiale (NEON) del Trieste Science+Fiction Festival 2016 i seguenti titoli in Anteprima e in Concorso: l’anteprima mondiale di “Almost Dead” di Giorgio Bruno, sei ore di tempo per trovare un siero capace di fermare un virus che trasforma gli esseri umani in zombie; “Approaching the Unknown”, scritto e diretto da Mark Elijah Rosenberg, al suo debutto, con Mark Strong nel ruolo del capitano William Stanaforth alle prese con la sua solitaria missione su Marte; l’austriaco “Attack of the Lederhosen Zombies” di Dominik Hartl, zombie movie ambientato in un rifugio di montagna; il greco “Blind Sun” di Joyce A. Nashawati, disegno di un futuro prossimo in cui l'acqua scarseggia, la violenza sociale monta e il sole, fortissimo, arde impietoso; “Creative Control” di Benjamin Dickinson, film che esplora la realtà aumentata e le relazioni interpersonali nella Brooklyn di domani; “Embers”
di Claire Carré, già definito uno dei più memorabili film di fantascienza indipendenti degli ultimi dieci anni, in cui i sopravvissuti a un'epidemia globale cercano di dare un senso alla loro vita in un mondo senza memoria; l'inglese “Kill Command” di Steven Gomez, che, in un ritorno ai temi di Terminator e Robocop, presenta un'unità d'élite dell'esercito inviata su di un'isola per testare i più recenti prototipi di macchine per uccidere; “Mon Ange” di Harry Cleven, poetica fiaba sci-fi tra una ragazza che non può vedere e un ragazzo che non può essere visto; “The Open” di Marc Lahore, ambientato in uno scenario di guerra globale, dove c’è ancora chi non vuole arrendersi alla catastrofe e rinunciare al tennis; “Realive” di Mateo Gil, sceneggiatore di “Vanilla Sky” ovvero
di “Apri gli occhi (Abre los ojos) e “Mare dentro, che racconta una storia di ibernazione e resurrezione hi-tec; “il primo film di fantascienza dentro”, “The Rift” di Dejan Zečević, in cui un satellite precipita sulla Terra portando con sé qualcosa da un altro mondo; “Sum of Histories” di Lukas Bossuyt, incentrato sugli effetti di una scoperta strabiliante: è possibile mandare email nel passato; l'anglo-iraniano “Under the Shadow” di Babak Anvari, che riflette sulla condizione della donna nel dopo rivoluzione a Teheran attraverso l'archetipo della casa posseduta e la mitologia dei djinn; “Virtual Revolution” di Guy-Roger Duvert, ambientato nella Parigi del 2047, divisa tra “connessi”, la stragrande maggioranza, e “viventi”, una piccola élite ancora attaccata alla realtà; “Vulcania” di José Skaf, un luogo misterioso, perso nello spazio e nel tempo; e, infine, “Monolith” di Ivan Silvestrini, thriller
sci-fi italo-americano tratto dalla grafic novel di Roberto Recchioni, curatore di “Dylan Dog” per Bonelli Editore, Mauro Uzzeo e LRNZ, in cui il Monolith del titolo è il SUV più sicuro del mondo, costruito per proteggere i propri cari da qualsiasi minaccia. Gli altri film Fuori Concorso: l’argentino “Daemonium: soldato dell’inframundo” di Pablo Parés, autentico tourbillon sci-fi nel quale magia e tecnologia coesistono con umani e demoni; “I Am not a Serial Killer” di Billy O’Brien (visto a la Festa del Cinema di Roma), storia di un ragazzo incapace di amare che combatte un mostro che uccide per amore; il gore indiano “Ludo” di Q e Nikon, un gioco
semplice ma mortale di cui cadono vittime quattro adolescenti; il francese “Moonwalkers” di Antoine Bardou-Jacquet, commedia cult sulle leggendarie riprese in studio dell'allunaggio dell'Apollo 11; “La rage du démon” di Fabien Delage, brillante indagine sul ritrovamento di un film raro, affascinante e pericoloso, attribuito a George Méliès; l'accoppiata coreana firmata da Yeong Sang-Ho con l'animazione adulta “Seoul Station”, storia di divoratori e divorati in una Seul in cui è difficile trovare un rifugio, che fa da prequel al survival horror “Train to Busan”, in cui i passeggeri di un treno lottano contro una terribile epidemia che trasforma tutti in zombie; l'exploitation americano “Southbound”, cinque racconti ad incastro tra incubi e segreti in una lunga notte su una
strada desolata; il giapponese “Terraformars” del regista cult per eccellenza Takashi Miike, autentica gemma sci-fi ambientata su Marte nel 2599 tra insettoni mutanti e super mercenari. Torna anche quest’anno Spazio Italia, la speciale vetrina che il Trieste Science+Fiction Festival dedica alle produzioni fantastiche e fantascientifiche “made in Italy”. In programma, “Alieween” di Federico Sfascia, “East End” di Skanf & Puccio e “Blatta”, il nuovo progetto di web serie di Daniele Ciprì. Gli eventi speciali di Spazio Italia sono la proiezione di “Ballad in Blood” di Ruggero Deodato ispirato al caso Meredith Kercher,
alla presenza del celebre regista di “Cannibal Holocaust”, e la versione definitiva di “Blood on Méliès' Moon” (La porta sui mondi) di Luigi Cozzi. Deodato ritorna al grande schermo con “Ballad in Blood”. Ispirandosi agli eventi di cronaca nera connessi all’omicidio di Meredith Kercher e riprendendo un elemento tipico del suo cinema come il found footage (impossibile dimenticare il suo “Cannibal Holocaust”, vero e proprio archetipo del genere), il regista costruisce una storia violenta e morbosa, fatta di droga, sesso e violenza, ambientata in un microcosmo universitario conturbante e inquietante. La colonna sonora del film è composta da Claudio Simonetti, fondatore dei Goblin e compositore di indimenticabili colonne sonore, ospite lo scorso anno di Trieste Science+Fiction Festival.
E a Trieste torna anche Cozzi col suo “Blood on Méliès Moon”, di cui aveva mostrato in anteprima proprio al Trieste Science+Fiction Festival 2015 il work-in-progress. La storia ci dice che in Francia, nel 1890, l’inventore Louis Le Prince, dopo aver brevettato una macchina per filmare le immagini in movimento e proiettarle su uno schermo, è scomparso in circostanze misteriose: da allora di lui e di quella sua invenzione non si è saputo più nulla. Che cos’è successo a quel Louis Le Prince? Fino a oggi questo mistero (assolutamente autentico) è rimasto irrisolto. Trieste Science+Fiction Festival celebra la ricorrenza dei 40 anni della pioneristica rassegna Fant'Italia curata da Lorenzo Codelli e Giuseppe Lippi, proponendo una cinquina di titoli che, come molti loro illustri predecessori, contemporanei e discendenti, hanno
dato lustro al fantastico italiano nel mondo. Ecco quindi, in collaborazione con la CSC - Cineteca Nazionale, “La casa dalle finestre che ridono” di Pupi Avati (un altro splendido quarantenne!) e “Il gatto a nove code” di Dario Argento, presentati in copie 35mm ‘vintage’, a cui fa da contraltare il restauro nuovo di fiamma e in 4K di “Terrore nello spazio” di Mario Bava (1965). Infine, il ricordo di un regista recentemente scomparso, i cui film sono sempre stati presentati a Trieste, Corrado Farina, di cui verranno presentati il geniale divertissement giovanile, “Il figlio di Dracula”, e un film ancora non apprezzato abbastanza, “Baba Yaga” (1973).
Sci-Fi Classix, la sezione dei grandi classici del cinema di genere in nuove edizioni restaurate e rimasterizzate riportate in sala del Trieste Science+Fiction Festival. L'evento speciale di Sci-Fi Classix è fissato per sabato 5 novembre: Dario Argento presenterà il restauro in 4K di “Zombi” (Dawn of the Dead) di George A. Romero, nella versione montata e curata all’epoca dal maestro del brivido italiano per il mercato europeo con le musiche dei Goblin. Seguono tre grandi classici delle cinematografie d'oltre cortina: il pionieristico film di Jindřich Polák “Ikarie XB 1”, e due capolavori della fantascienza sovietica come “Per Aspera ad Astra” di Ričard Viktorov e il celebre “Solaris” di Andrej Tarkovskij.
La 16a edizione del Trieste Science+Fiction Festival si arricchisce di una nuova sezione – denominata Fantastic Film Forum – dedicata ai professionisti del cinema e ideata in prospettiva futura come spazio d'incontro, fucina di progetti, piattaforma di promozione e diffusione per il cinema fantastico al fine di creare un momento di interscambio di esperienze e contatti, in un'ottica di cooperazione prettamente europea ed internazionale. Il Fantastic Film Forum si propone di riunire produttori, registi, sceneggiatori, tecnici e distributori presenti al festival per una giornata intensiva di incontri specialistici e masterclass con maestri e talenti emergenti.
La fantascienza è un "esercizio continuo di immaginazione", di chi saremo e in che pianeta vivremo. Anche quest'anno si rinnova la collaborazione tra il Laboratorio Regionale di Educazione Ambientale dell'ARPA FVG e il Trieste Science+Fiction Festival. Il programma della 16esima edizione del festival presenta diversi titoli che sono stati contrassegnati da un simbolo, con l'intenzione di suggerire al pubblico una lettura e una riflessione non solo cinematografica e fantascientifica del film ma anche ambientale, nello spirito di un'umanità responsabile del proprio domani. Da non perdere gli Incontri di Futurologia tra scienza e letteratura, realtà e fiction, astrofisici e scrittori, acceleratori di particelle ed agenti Alfa: Carlo Fonda dello SciFabLab dell’ICTP, Paolo Gallina (vincitore del premio Galileo per la divulgazione
scientifica con “L’anima delle macchine”), il teorico dell'Informazione Giuseppe O. Longo, Paolo Molaro dell’Osservatorio Astronomico di Trieste, Michele Rebesco dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, Claudio Tuniz dell’Abdus Salam International Centre for Theoretical Physics (ICTP), e infine Marina Cobal, che al CERN di Ginevra guida il team italiano dell’esperimento Atlas al mega acceleratore LHC; il vincitore del premio letterario Urania Luca Cremonesi Baroncini, Giuseppe Lippi, curatore di Mondadori Urania, e Bepi Vigna, uno degli sceneggiatori storici di Nathan Never, assieme ai disegnatori Mario Alberti e Romeo Toffanetti.
Ritorna mutante la mostra Play It Again: (R)evolution sui videogiochi che hanno fatto sognare intere generazioni e che vuole offrire uno sguardo e uno spazio privilegiato sull’intero cammino di sviluppo del pixel: un viaggio tra rovine quasi dimenticate e realtà virtuali ancora inesplorate. Strati di silicio e plastica si sono sedimentati e sovrapposti, formando il terreno su cui poggia l’intera cultura videoludica odierna. Un terreno ricco di reperti dall’inestimabile valore sentimentale. Nel 1991 arrivava in edicola il primo numero di “Nathan Never”, la serie di fantascienza di Sergio Bonelli Editore ideata da Michele Medda, Antonio Serra e Bepi Vigna. L’Agente Speciale Alfa festeggia oggi i suoi 25 anni con una mostra di tavole preziose e materiali originali appositamente selezionati, regalando un inedito itinerario storico sulle tracce di albi e speciali legati all’universo di Nathan Never.
La mostra Pulp Magazines Story espone parte della ricca collezione di Riccardo Valla (1942-2013), tra i massimi studiosi e operatori editoriali nell’ambito della fantascienza in Italia, amico e stretto collaboratore del Muƒant. Con il termine “pulp” venivano definite all'inizio del XX secolo le riviste a poco prezzo di narrativa popolare. È su queste pubblicazioni che si sviluppano i principali generi dell'immaginario novecentesco: il poliziesco, il romanzo rosa, l'horror e, ovviamente, la fantascienza. “Blatta”, la miniserie di Daniele Ciprì presentata all’interno di Spazio Italia, prende vita dalle pagine della graphic novel creata da Alberto Ponticelli, un affascinante affresco distopico dalle rarefatte atmosfere neo-noir, a metà tra Mad Max e High-Rise. Le tavole originali in mostra donano al Trieste Science+Fiction Festival una visione di fantascienza sporca e soffocante, testimoni di
un possibile futuro che ognuno di noi vorrebbe evitare. La mostra è parte integrante di un progetto crossmediale che miscela arti illustrative, performance dal vivo e serialità cinematografica, realizzato da Parsec Teatro e Grey Ladder, con il sostegno di Compagnia di San Paolo. Never Say Toys espone gli scatti originali di Federico Scargiali. La Toy Photography esprime l’amore per i giocattoli della nostra infanzia, dando vita a degli oggetti inanimati, raccontando una storia o un’emozione in un unico scatto. Una mostra fotografica per tornare bambini con la consapevolezza di un adulto. Le notti di Trieste Science+Fiction Festival si colorano anche di musica, concerti e feste con La Notte degli Ultracorpi che porta in esclusiva in Italia DJ Yoda Goes to the Sci Fi Movie, uno spettacolo audiovisivo di cinema di fantascienza e hip hop, taglia e
incolla, tutto mixato dal vivo: da “Robocop” a “Ritorno al futuro”, da “Star Wars” a “E.T.”, da “Tron” ad “Alien”. La notte di Halloween sarà una grande occasione per riavere i Tre Allegri Ragazzi Morti a Trieste dopo l’uscita di “Inumani”, ottavo album in studio che segna la fine di una trilogia iniziata con l’album “Primitivi del futuro”. Insieme dal 1994 i TARM, punta di diamante della scena indipendente italiana ,hanno fatto più di mille concerti e si esibiscono mascherati. Le sedi principale del Trieste Science+Fiction Festival saranno la Sala Tripcovich, grazie alla collaborazione della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi, il Teatro Miela e il Magazzino delle Idee. L'adiacente palazzo della Casa del Cinema, sede delle principali associazioni di cultura cinematografica cittadine, sarà il quartier generale del festival.
Il manifesto ufficiale del Trieste Science+Fiction Festival è stato realizzato da Davide Toffolo, uno degli autori più rappresentativi della scena fumettistica italiana. Tra i suoi romanzi a fumetti, sono da ricordare: “Carnera”, “Pasolini”, “Il Re Bianco”, “Très!” e “Graphic Novel Is Dead”. È co-fondatore e voce della band Tre Allegri Ragazzi Morti, un progetto in cortocircuito multimediale tra musica e fumetto. Trieste Science+Fiction Festival è organizzato dal centro ricerche e sperimentazioni cinematografiche e audiovisive La Cappella Underground con la collaborazione e il sostegno di: MiBACT – Direzione Generale Cinema, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Provincia di Trieste, Comune di Trieste, Università degli Studi di Trieste, Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”, Fondazione CRTrieste, Fondazione Benefica Kathleen Foreman Casali, ARPA - LaREA.

giovedì 27 ottobre 2016

Konchalovskij, a Roma per presentare "Paradise", incontra il pubblico del Tertio Millennio Film Fest e riceve un RdC Award. "Non è un film sull'olocausto"

Andrei Konchalovskij a Roma per presentare al pubblico “Paradise”, vincitore del Leone d’Argento alla 73.a Mostra del Cinema di Venezia e candidato dalla Russia per l’Oscar come miglior film straniero, nell’ambito del Tertio Millennio Film Fest. Il maestro russo cha incontrato il pubblico prima e dopo la proiezione al Cinema Trevi. Autore di film indimenticabili quali “La storia di Asja Kljacina che amò senza sposarsi”, “Maria’s Lovers” fino a “Le notti bianche del postino”, il regista russo era ospite del festival e,

dopo aver ricevuto a Venezia il premio Robert Bresson dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, nella capitale ha avuto dalla Rivista del Cinematografo un RdC Award per il miglior film straniero. E proprio sulla sua ultima opera “Paradise”, ambientata in un lager, esordisce “Non è un film sull’olocausto ma sul male che seduce, un’analisi della burocrazia nei campi di concentramento, una riflessione sulla seduzione del male. Sullo sterminio degli ebrei sono stati fatti centinaia di film, e volevo evitare il consueto camminamento nei lager, visto e rivisto, come in un Nabucco di Verdi rivisitato”.
“La parola attualità non mi piace perché con l’arte non c’entra niente. Quale attualità c’è in Dante? Nella Nona di Beethoven? L’attualità presuppone un discorso di politica, e la politica cambia ma l’essere umano no. Il dolore resta dolore, il male resta male. Le persone fanno del male perché è così seducente, le persone infliggono un male profondo credendo di fare la cosa giusta, addirittura buona. Io non fornisco risposte ma sollevo delle domande”. “Tutto mi interessa perché non esistono storie noiose ma narratori noiosi. Oggi, venendo qui, osservavo gli artisti di strada, quelli che fanno le ‘statue’ e stanno lì immobili per ore. Mi chiedevo cosa fanno quando tornano a casa, se hanno una casa, a cosa pensano mentre stanno lì fermi. Ci vuole uno sguardo più intenso per dare realtà alle storie, ma anche un buon udito per ascoltare il sussurro di Dio. Einstein, ad una conferenza stampa, disse che ‘la teoria della relatività è molto semplice, allora perché aspettare, la natura ha una voce molto bassa ma io ho un udito molto acuto’”.
“Altrettanto con la definizione ‘moderno’, davanti ad un’opera o si piange o si ride, ma se non provi emozioni non è moderna; un film può essere molto moderno ma se non provoca emozioni ti addormenti. Ogni cosa è possibile se si condividono le emozioni e si dà un significato alto alla storia. Oggi è molto difficile perché ogni emozione viene banalizzata, anzi tutto viene banalizzato attraverso internet, persino il sesso. Perciò c’è chi sostiene che l’olocausto non è mai esistito e chi invece giustamente ribatte che è esistito. Ma sono soprattutto le nuove generazioni che non capiscono di cosa si tratta. Perciò bisogna impegnarsi e lottare per il ricordo, visto che i soldati tedeschi erano persone perbene, della media borghesia, facevano quello che facevano perché lo facevano gli altri. Questo è successo tremila anni fa, è successo allora e succede oggi”.
“E’ sempre bello ricevere dei premi – confessa -, è come avere dei regali sotto l’albero di Natale, sono un apprezzamento di film che faccio per me stesso senza preoccuparmi degli altri, e sono sempre pronto al flop. Puoi scrivere un fantastico romanzo senza bisogno di un computer, perché basta soltanto una matita e un pezzo di carta. Con i film non è possibile perché costano, è facile a dirsi ma difficile da farsi. Per un giovane cineasta senza fama è estremamente difficile perché chi dà i soldi vuol sapere quanti ne torneranno indietro; anch’io all’inizio dovevo farmi una strada, ora dopo più di cinquant’anni, ispiro una certa fiducia ma chi mi dà i soldi ha un compito molto rischioso. Oggi con le nuove tecnologie è molto più economico realizzarli perché si può girare persino con un headphone, ma il problema è il talento, ci vuole sempre. E come diceva il più grande maestro Robert Bresson ‘il futuro del cinema è nelle mani dei giovani registi che sono pronti a pagare per fare un film’. Purtroppo è un concetto in contrasto con la filosofia moderna da Coca Cola, la concezione del successo, successo e ancora successo”. José de Arcangelo
Paolo Virzì e Andrei Konchalovskij sono tra i vincitori degli RdC Awards 2016. I prestigiosi riconoscimenti della «Rivista del Cinematografo» consegnati nell’ambito del Tertio Millennio Film Fest ieri, giovedì 27 ottobre alle ore 20.30, nel corso di una cerimonia al Cinema Trevi di Roma (Vicolo del Puttarello, 25), condotta da Fabio Falzone, giornalista e critico cinematografico per TV2000. Al regista italiano va il Premio Navicella Cinema riservato al miglior film italiano per “La pazza gioia” interpretato da Micaela Ramazzotti, Valeria Bruni Tedeschi e Valentina Carnelutti. Al maestro russo è invece assegnato l’RdC Award per il miglior film straniero per “Paradise”, già vincitore del Leone d’Argento alla Mostra del Cinema di Venezia e proiettato in anteprima al TMFF alla presenza dello stesso regista. A consegnare il premio a Konchalovskij è Michele Placido. Gli altri riconoscimenti sono stati assegnati a Luigi Fedele e Blu Yoshimi, i due giovani interpreti di “Piuma” di Roan Johnson, ai quali va il Premio Rivelazione 2016, a Marco Pontecorvo che si aggiudica il Premio Navicella Fiction per “Lampedusa - Dall'orizzonte in poi”, accompagnato dalla protagonista Carolina Crescentini; a Gabriele Mainetti e Michele Braga, è andato il Premio Colonna Sonora per il film rivelazione “Lo chiamavano Jeeg Robot”, e al critico cinematografico Alberto Crespi ha ricevuto il Premio Diego Fabbri per il libro “Storia d'Italia in 15 film” edito da Laterza.
TUTTI I PREMI Premio Navicella Cinema “La pazza gioia” di Paolo Virzì Premio RdC Miglior Film Straniero “Paradise” di Andrei Konchalovskij Premio Rivelazione Luigi Fedele e Blu Yoshimi per “Piuma” Premio Navicella Fiction “Lampedusa - Dall'orizzonte in poi” di Marco Pontecorvo Premio Colonna Sonora Gabriele Mainetti e Michele Braga per “Lo chiamavano Jeeg Robot” Premio Diego Fabbri Alberto Crespi per “Storia d'Italia in 15 film” (Laterza)

lunedì 24 ottobre 2016

La 20.a edizione del Tertio Millennio Film Fest si inaugura con l'anteprima italiana, alla Casa del Cinema, di "La ragazza senza nome" dei fratelli Dardenne

Si apre domani con l’anteprima nazionale di "La ragazza senza nome" di J.Pierre e Luc Dardenne, alla presenza dei due registi, la 20.a edizione del Tertio Millennio Film Fest, in programma a Roma dal 25 al 29 ottobre. Il film sarà proiettato alle ore 20.30 alla Casa del Cinema nella nuova versione voluta dai due fratelli Dardenne che hanno rimontato il film e tagliato 7 minuti da quella presentata in concorso allo scorso Festival di Cannes. Al restauro di "Processo alla città", diretto da Luigi Zampa e considerato il primo film sulla camorra, è affidata la preapertura della manifestazione alle ore 18.00 al Cinema Trevi. Organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo con il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura e del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, in collaborazione con l’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali CEI e con il sostegno della Direzione Generale Cinema MiBACT, il festival è da sempre attento ad indagare i temi legati alla spiritualità e dallo scorso anno promuove un importante progetto di rinnovamento nel segno del dialogo interreligioso e interculturale con la collaborazione delle Comunità protestante, ebraica e islamica. Linea di convergenza per tutte le culture chiamate in causa dalla rassegna è la questione femminile. Le società, con le dovute differenze, sembrano tutte esercitare una forma di pressione indebita nei confronti della donna che può portare talvolta a condizioni subdole di emancipazione, altre volte sfociare in forme di violenza intollerabile. Avviene in "Coldness" di Bahram e Bahman Haj Abol Loo (Ark) (26 ottobre alle ore 18.30 al Cinema Trevi), in "Nahid" di Ida Panahandeh (28 ottobre alle ore 18.00 alla Sala Comunitaria Chiesa Valdese), in "Malaria!" di Parviz Shahbazi (28 ottobre alle ore 16.30 al Cinema Trevi), nell’atteso "Agnus" Dei di Anne Fontaine (26 ottobre alle ore 20.30 al Cinema Trevi) e in "Paradise", il capolavoro di Andrei Konchalovsky, vincitore del Leone d’Argento alla 73.a Mostra del Cinema di Venezia e candidato dalla Russia per la corsa all’Oscar come miglior film straniero. Il lungometraggio sarà proiettato giovedì 27 ottobre alle ore 17.30 al Cinema Trevi e per l’occasione il regista russo sarà a Roma per incontrare il pubblico. "Le vie della salvezza - ha ripetuto più volte Papa Francesco -, non sono precluse a nessuno: uomini e donne, indifferentemente. Persino il più abietto può incontrare la Grazia, come attestano la storia del pluriomicida mafioso Pippo Grassonelli raccontata in "Ero Malerba" di Toni Trupia (28 ottobre alle ore 18.30 al Cinema Trevi) o "Canzoni d’amore oltre il genocidio" nel quale vittime e carnefici del genocidio in Rwanda si riconciliano attraverso un programma di dialogo e comunicazione. Il documentario di Giuseppe Carrieri sarà al centro di un evento speciale organizzato in collaborazione con TV2000 e in programma il 28 ottobre alle ore 16.30 nella Filmoteca Vaticana (proiezione ad inviti). L’arte e la cultura rivestono allora un doppio fondamentale ruolo: quello di mettere in comunicazione gli uomini e quello di elevarli, aprendo loro gli occhi su un destino più autentico. Una missione che il cinema dei grandi – come quell’Ermanno Olmi che si racconta senza remore in "E venne l’uomo" di Federico Pontiggia e Alessandro Bignami (27 ottobre alle ore 16.00 al Cinema Trevi) – ha sempre perseguito. Ecco allora in cartellone il film "The Idol" di Hany Abu-Assad (28 ottobre alle ore 20.30 nella Sala Comunitaria Chiesa Valdese) e il documentario "Les Sauteurs" di Moritz Siebert, Estephan Wagner e Abou Bakar Sidibé (26 ottobre ore 16.30 al Cinema Trevi) sul tema dell’immigrazione. E ancora "Syrian Edge" di Juan Martin Baigorria e Lisa Tormena (29 ottobre alle ore 18.30 al Cinema Trevi) e "Nassarah" di Riccardo Bicicchi (29 ottobre alle ore 19.00 al Cinema Trevi) che puntano l’obiettivo sul conflitto siriano; "Yo-Yo Ma e i musicisti della Via della Seta" di Morgan Neville (28 ottobre alle ore 20.30 al Cinema Trevi) sul potere universale della musica nell’unire i popoli oltre i limiti geografici e "Il figlio dell'altra" di Lorraine Lévy (27 ottobre alle ore 20.30 al Centro Ebraico Italiano Il Pitigliani – proiezione ad inviti) sullo sfondo del conflitto israelo-palestinese. Nell’ambito del Tertio Millennio Film Fest, il 27 ottobre alle ore 20.30 nel corso di una cerimonia al Cinema Trevi condotta da Fabio Falzone saranno assegnati gli RdC Awards, gli storici riconoscimenti della Fondazione Ente dello Spettacolo e della Rivista del Cinematografo attribuiti ogni anno a protagonisti del mondo del cinema, della televisione e della cultura. Chiuderà il festival il 29 ottobre alle ore 20.30 alla Casa del Cinema l’evento speciale "Un’avventura romantica" (Alessandro Cicognini) di Davide Cavuti al quale seguirà un incontro con Edoardo Sivaro, Michele Placido, Debora Caprioglio, Lino Guanciale e Gaetano Aronica. Il Festival è organizzato in collaborazione con: Associazione protestante cinema “Roberto Sbaffi”, Associazione Internazionale Protestante Cinema INTERFILM, Centro Ebraico Italiano Il Pitigliani,, Comunità Religiosa Islamica Italiana COREIS, Casa del Cinema di Roma, Centro Nazionale del Cortometraggio, Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale, Istituto Luce-Cinecittà, Organizzazione internazionale cattolica per le comunicazioni SIGNIS, Rai Cinema, Religion for Peace Italia, TV2000. Il Festival si fregia della medaglia di rappresentanza della Presidenza della Repubblica.

sabato 22 ottobre 2016

Alla XI Festa del Cinema il pubblico sceglie "Capitan Fantastic" di Matt Ross con l'amatissimo Viggo Mortensen e cinque impagabili ragazzi, i suoi figli nella finzione

Captain Fantastic di Matt Ross ha vinto il “Premio del Pubblico BNL” all’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma. Il film, presentato nella Selezione Ufficiale della Festa del Cinema, in collaborazione con la sezione autonoma e parallela Alice nella città, è una favola dolce-amara sull’educazione dei figli, sul prepararli ad affrontare la vita quasi da survivor, ma col rischio che non siano preparati ad affrontare il nostro mondo contemporaneo.

Nel cuore delle foreste del Nord America, lontano dalla società, un padre dedica la propria vita a trasformare i suoi sei figli in adulti straordinari. Ma una tragedia si abbatte sulla sua famiglia, costringendolo a lasciare quel paradiso, faticosamente costruito, per iniziare, insieme con i suoi ragazzi, un viaggio nel mondo esterno che metterà in dubbio la sua idea di cosa significa essere un genitore, e tutto ciò che ha insegnato ai suoi figli. Una riflessione non banale sui sogni di un mondo migliore della generazione degli anni a cavallo tra i Sessanta e i Settanta che conquista e commuove mettendo a fuoco contraddizioni e pregiudizi, fra avventura e commedia, dramma psicologico e romanzo di formazione.
Captain Fantastic è l'opera seconda firmata da Matt Ross, già attore per registi del calibro di Martin Scorsese, Terry Gilliam e John Woo. Il film attraversa e mischia i generi ed è in grado di alternare sequenze spassose a momenti di pura commozione, anche grazie alla grande interpretazione di Viggo Mortensen (l'Aragorn de "Il Signore degli Anelli"): l’attore newyorkese giramondo, uno dei più applauditi del red carpet di questa XI edizione della Festa, è stato inoltre protagonista di un affollatissimo Incontro Ravvicinato con il pubblico. Il “Premio del Pubblico BNL”, in collaborazione con il Main Partner della Festa, BNL Gruppo BNP Paribas, è stato assegnato dagli spettatori: attraverso myCicero, l’app ufficiale della Festa del Cinema realizzata da Pluservice, e il sito www.romacinemafest.org, il pubblico ha espresso il proprio voto sui film in programma.
Captain Fantastic uscirà nelle sale cinematografiche italiane il prossimo 7 dicembre distribuito da Good Films.
“Sono affascinato da tutti i temi che ruotano attorno all’essere genitori – confessa il regista nelle notte -. Ben ha abbandonato il mondo esterno e qualsiasi ambizione personale per dedicare la sua vita a essere il miglior padre possibile. La questione è: è il miglior padre del mondo, oppure il peggiore? Quello che fa è folle, oppure follemente bellissimo? Vorrei essere stato abbastanza coraggioso e altruista da abbandonare le mie aspirazioni e ambizioni di carriera per i miei figli. Per Ben, tutto ciò che faceva prima di questo assume un’importanza secondaria rispetto a crescere i suoi figli. Fa tutto ciò pagando un prezzo, ed è attorno a questo tema che ruota il film”. José de Arcangelo

venerdì 21 ottobre 2016

Alice nella Città chiude con una commedia nera che è una vera gradita sorpresa "Swiss Army Man" di Scheinert e Kwan con Daniel Radcliffe e Paul Dano

Presentato nella sezione Panorama, in chiusura di Alice nella città – il festival autonomo e parallelo della Festa del Cinema di Roma -, e reduce del successo al Sundance Film Festival e tre volte premiato (dal pubblico, dalla critica internazionale e Imaging the Future Award) al Neuchatel International Fantastic Film Festival, ecco la vera sorpresa “Swiss Army Man” sceneggiato e diretto a quattro mani da Daniel Scheinert e Dan Kwan con l’inedita coppia Paul Dano e Daniel Radcliffe, ormai lontano dal maghetto “Harry Potter”. Una commedia bizzarra e surreale, nera e quasi

fantahorror, visionaria e divertente, piena di riferimenti, citazioni e rimandi, dal celeberrimo “Robinson Crusoe”, portato numerose volte sul grande schermo, a “One Hour Photo” e ai tanti ‘amici immaginari’ della letteratura e del cinema, in questo caso in carne e ossa però morto e risuscitato. Forse. Un caotico viaggio nella psiche, attraverso la fantasia e l’immaginazione della nostra mente (e quella degli autori), metafora di una società in cui i rapporti virtuali (dai social alle chat, non
solo) ad un certo punto diventano terribilmente veri, in una sorta di universo parallelo, dove spesso ci inventiamo una vita parallela. “Swiss Army Man” racconta del giovane Hank, naufrago in un’isola deserta, che sull’orlo del suicidio vede apparire sulla spiaggia il cadavere di un coetaneo, Manny (un inimitabile Radcliffe), che gli fa dimenticare i suoi propositi suicidi e gli offre l’occasione di un’amicizia mai avuta prima. Anzi col suo ‘aiuto soprannaturale’ riuscirà a intraprendere il viaggio di ritorno a casa.
Ricco di trovate e gag, invenzioni e flash back, dialoghi brillanti e originali effetti, in uno scenario ora lussureggiante ora apocalittico (la ricostruzione degli ambiente sociali con materiale da scarico ricorda il Richard Lester di “Mutazioni - The Bed Sitting Room”). Ma anche ‘l’educazione sentimentale’ del già cadavere Manny è davvero godibilissima pur se irreverente e/o politicamente scorretta. A qualcuno magari potrà disgustare l’uso dei gas corporali come propulsore acquatico, ed altro, ma è tutto all’insegna del divertimento puro e innovativo, a tratti anche romantico e commovente.
Infatti, la si può godere come una semplice e divertentissima commedia nera, anche quando offre diversi livelli di lettura, dalla riflessione esistenziale all’accettare se stessi, alla solitudine di una generazione abbandonata a se stessa in una società dove l’ipercomunicabilità tecnologica ha sostituito quella fisica e spirituale veramente ‘umana’. Tutti ci troviamo spesso a ‘parlare’ col computer e persino con gli elettrodomestici, ma sempre più raramente con un’altra persona, almeno non direttamente, cioè ‘dal vivo e in diretta’. Sarà questa la vera fine del mondo prima di quella ecologica?
Nel finale, da non rivelare ma forse il momento più debole, si torna bruscamente alla realtà, dove ovviamente è impossibile giustificare un mondo creato dall’immaginazione più sfrenata, quella che – a volte – ci aiuta a sopravvivere, scacciando le tentazioni suicide. Vedere per credere. José de Arcangelo
(3 ½ stelle su 5)

Chiude la 14.a edizione di Alice nella Città: premiati "Kicks" dell'americano Justin Tipping e "Little Wing" della finlandese Selma Vilhunen (Camera d'Oro Taodue)

Chiude la 14.a edizione di Alice nella Città, la sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma dedicata alle giovani generazioni. Alle ore 11.00 nella Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica, la giovane giuria di Alice nella città, composta da 27 ragazze e ragazzi tra i 14 e i 19 anni selezionati su tutto il territorio nazionale, e i direttori artistici Fabia Bettini e Gianluca Giannelli, hanno consegnato il Premio come miglior film del concorso Young/Adult a “Kicks” opera prima del regista americano Justin Tipping.

La motivazione della giuria: “Per la realtà feroce messa in luce da un continuo e potente scambio tra immagini e suono, che eleva la tragica e violenta condizione delle periferie a personale odissea urbana del giovane Brandon. Il film sorprende per la propria originalità, facendo riflettere sulla futilità della violenza e sull’orrore che inevitabilmente scatena se applicata.”
Il film, con Jahking Guillory, Christopher Jordan Wallace, Christopher Meyer, racconta la storia di Brandon, quindicenne che sogna un paio di nuovissime Air Jordans. Appena riesce a mettere le mani sul meraviglioso paio di scarpe, però, gli vengono rubate da una gang di zona. Brandon e i suoi due amici affronteranno una pericolosa missione attraverso Oakland per riaverle. Il premio Taodue Camera d’Oro per la miglior opera prima o seconda è stato assegnato, all’unanimità dalla giuria presente, a “Little Wing” della regista finlandese Selma Vilhunen.
La motivazione: “Per la straordinaria capacità di raccontare un viaggio di formazione spiazzante, in cui i rapporti tra genitori e figli apparentemente si ribaltano; e per la capacità di emozionare grazie alle strade parallele cui ti costringono la vita e l’arte quando ti attraversano.”
La storia di Varpu, una ragazza dodicenne, in veloce corsa, verso l'età adulta e di sua madre Siru che non vuole crescere. Varpu vive con la madre e non ha mai conosciuto suo padre. Ma una notte, stanca di dispetti e pettegolezzi dei suoi compagni di equitazione e di sua madre, decide di rubare una macchina e guidare verso Nord alla ricerca di suo padre, di cui conosce solo il nome. Il Premio Camera d’Oro Taodue per la miglior opera prima o seconda del programma di Alice nella città (12 film fra Concorso Young Adult e Alice/Panorama) è stato consegnato alla presenza della giuria presieduta dall’attore Matt Dillon e composta dalla produttrice Camilla Nesbitt, l’attrice Anna Foglietta, il regista Gabriele Mainetti, il regista Claudio Giovannesi e gli sceneggiatori Giordano Meacci e Francesca Serafini.
Alice nella città ha rilasciato i numeri di questi otto giorni (dal 13 al 20 ottobre) di questa 14.a edizione: si è registrata una crescita del 15% di incassi rispetto all’edizione dello scorso anno, senza contare le 11 proiezioni di questo prossimo week end conclusivo. E Alice nella città entra nella rete dell’EFA. Oltre a Torino e Firenze ora anche Roma è entrata nel network dell’EFA Young Audience Award. Una rappresentante degli European Film Award arriverà infatti a Roma nei prossimi giorni, all’interno del MIA (Mercato Internazionale Audiovisivo) per parlare con il pubblico di Film Litteracy e dell’importanza internazionale del premio.
Domani e domenica, week end di chiusura di questa edizione sarà all’insegna dell’indie di successo. Alle 12.00 di sabato 22 sarà proiettato in anteprima in Sala Sinopoli il film d’animazione “Rock Dog”, una coproduzione tra Cina e USA che racconta la storia di Bodi, un simpatico mastino tibetano, il cui padre vorrebbe seguisse le sue orme come guardiano di un gruppo di pecore che vivono nel loro villaggio. Ma Bodi ha un altro sogno: trasferirsi in città e diventare una rock star. Alle 18.00 verrà presentato il piccolo caso cinematografico “Funne - Le ragazze che sognavano il mare”, di Katia Bernardi. Un gruppo di giovani ottantenni organizzano una gita al mare: un evento unico per loro che no l’hanno mai visto. Si organizzano per raccogliere i fondi, preparano i bagagli e partono per la gita che cambierà la loro vita. Un documentario divertente e toccante, presentato nella sezione Kino Panorama Italia di Alice nella città.
Per concludere, la sera del 22 ottobre sarà proiettato alle 20.30 il film “Swiss Army Man”, uno dei più acclamati dalla stampa in questa edizione di Alice nella città. Hank, naufragato su un’isola deserta, sta per uccidersi quando nota un cadavere portato sulla spiaggia dalle onde. Hank ci fa amicizia, lo chiama Manny, per scoprire solo più tardi che il suo nuovo amico non solo può parlare ma ha una miriade di abilità sovrannaturali… che potrebbero aiutarlo a tornare a casa. Dopo aver sbalordito il Sundance 2016, il chiacchierato film dei Daniels (Scheinert & Kwan)arriva ad Alice per incantare il pubblico italiano.

lunedì 17 ottobre 2016

Il toccante dramma di un'adolescente alla ricerca del padre che non ha mai conosciuto in "Little Wing" di Selma Vilhunen, presentato ad Alice nella Città

Nella sezione autonoma e parallela Alice nella città – nell’ambito della Festa del Cinema di Roma –

e nella sezione Young Adult, è toccato invece allo scandinavo “Little Wing”, opera prima della regista finlandese Selma Vilhunen, con Linnea Skog e Paula Vesala, una storia di adolescenti alle prese con problemi propri dell’età, con i primi segni di ribellione e con i conflitti familiari. “Little Wing”, infatti, racconta la vicenda di Varpu, una ragazza di 12 anni che è in rapida
crescita verso l'età adulta e di sua madre Siru che non vuole crescere. Varpu vive con lei e non ha mai conosciuto suo padre. Una notte, stufa dei suoi compagni di equitazione e di sua madre, decide quindi di rubare una macchina e guidare verso nord alla ricerca di suo padre, di cui conosce solo il nome. Ma il genitori non è esattamente quello che si aspetta, anzi. Incontrarlo innescherà qualcosa nella vita di Varpu e di Siru, costringendole a riflettere sul loro ruolo nella vita d’una e dell’altra, e nel mondo.
Un’amara riflessione sull’esistenza di figli di genitori separati, di sofferenza e ribellione, di incomprensioni e contraddizioni, di responsabilità e affetto, raccontata senza retorica né falso moralismo, ma con la delicatezza e la profondità che il tema merita. Quindi, un romanzo di formazione che non nasconde la dura e cruda realtà quotidiana tra le quattro mura di casa, e un toccante dramma su genitori e figli che diventa universale. José de Arcangelo