giovedì 21 luglio 2016

Al Giffoni Film Festival approdano la cilena Pepa San Martìn che presenta il suo film "Rara", sui diritti dei figli nati da genitori omosessuali, e Matteo Garrone che riceve il Premio Truffaut e annuncia il suo prossimo lungometraggio su Pinocchio

E’ arrivato in concorso al Giffoni Film Festival, sezione +13, “Rara” di Pepa San Martìn accompagnata dalla giovanissima attrice protagonista Julia Lübbert, alias Sara. Il film, che al prossimo Festival di San Sebastian riceverà il Premio Sebastiane Latino, “affronta un tema di grande attualità - dice la regista. Oggi noi abbiamo il riconoscimento dei diritti sulle unioni civili ma non quelli dei figli nati da genitori omosessuali. Mi sono ispirata a un fatto di cronaca eclatante in Cile che mi ha dato spunto di grande riflessione - spiega –, ho capito che la società civile è più rapida nella sua evoluzione della politica e - aggiunge - ci possiamo trovare con coppie gay che hanno figli ma se una coppia gay si separa ecco il problema perché c’è un genitore che resta senza diritti e così i figli sono privati di un genitore quindi di un diritto. Questo è quello che ho cercato di mostrare nel film”.

“Rara”, infatti, racconta la storia di Sara, tredicenne dolce e un po’ introversa che vive una vita normale per l’età che ha, se non fosse per il fatto che i suoi genitori si sono separati e, mentre la madre vive con un’altra donna, il padre, contrario e combattivo rispetto al tema, intraprende una battaglia per ottenere la custodia di Sara e di sua sorella Cata. Il film è pensato per gli omofobici - spiega la regista - è pensato proprio per loro, perché dobbiamo abituarci alle famiglie in cui ci possono essere genitori dello stesso sesso e dobbiamo accettare, e rispettare, l’idea secondo cui un bambino possa crescere serenamente e bene, senza essere soggetto al giudizio altrui, in una famiglia in cui due omosessuali si amano, si rispettano e condividono la visione di come si possa impostare una vita insieme nel presente e nel futuro.
Matteo Garrone, invece, è pronto per una personale versione di Pinocchio, la sua nuova avventura cinematografica. Il regista, a Giffoni per ricevere il prestigioso premio Truffaut, conferma il suo prossimo impegno cinematografico, tratto dalla fiaba di Collodi. “Sarà legato alla favola, girerò in Italia e in italiano. Sto facendo provini con i bambini in tutta Italia, quello di Pinocchio è un ruolo molto complesso. Girerò in primavera per uscire nel 2018”, annuncia. “Anche 'Il Racconto dei Racconti' aveva un rapporto fiabesco con le immagini come in tutti i miei film”.
Garrone ricorda ancora una volta l'avventura di “Gomorra”. “Quando nel 2006 incontrai per la prima volta Roberto Saviano – afferma -, che allora non era ancora conosciuto come oggi e aveva pubblicato il libro da poche settimane, decidemmo di lavorare a quel progetto per rendere al meglio visivamente le pagine del libro. Ma dissi subito che la cosa migliore sarebbe stata fare una serie televisiva perché si sarebbero potuto trattare tutti i temi che affrontava. All'epoca non c'erano i presupposti per fare una serie televisiva perché il mercato non era così grande e forte come è ora. Quando dopo il film mi proposero la serie non aveva senso perché sarei dovuto tornare negli stessi luoghi e sarebbe stato difficile. Ma penso che aver fatto una serie tivù sia una scelta sacrosanta e giustissima, ha avuto un enorme successo e penso abbiano fatto un ottimo lavoro”. Garrone si tiene ben distante dalle polemiche che hanno coinvolto la serie: “Gomorra è un film che va aldilà del luogo in cui era ambientato ed è un film che parla di temi universali", dice.
A Napoli, dove sono ambientati quasi tutti i suoi film, Garrone riconosce la possibilità di offrire “espressioni, facce e caratteri importantissimi per un film”. E ai ragazzi che stanno iniziando a fare cinema dà un consiglio: “Per arrivare alla vostra destinazione ci vuole la passione autentica non mimetica – spiega - io a 13 ani volevo fare il tennista, non leggevo neanche un libro e i miei genitori erano disperati. Quando ho fallito da tennista ho ripiegato nel cinema”, conclude scherzando l’autore de “Il racconto dei racconti”.