ROMA, 19 – Ecco la grande Sophia, la donna, l'attrice, la star, la diva, l'unica. Dopo la proiezione del documentario a lei dedicato, con spezzoni dei suoi film più celebri, interviste a personaggi a lei lontani e vicini (dalla sorella a Dacia Maraini, da Lina Wertmuller a Francesco Rosi), appare l'intramontabile Sophia Loren nazionale e internazionale. Sempre elegante, modesta, emozionata. Infatti, l'attrice racconta che, quando arrivò a Roma sedicenne, era ancora così timida che non riusciva a superare i provini. E "puntualmente ad ogni provino non mi prendevano". Vittorio De Sica invece, "mi ha guardato e alla fine del colloquio, disse 'bisogna comprare il biglietto per Sophia perché parte con noi per Napoli". Il film era "L'oro di Napoli", appunto, dove la giovanissima Sofia Scicolone interpreta l'indimenticabile pizzaiola. Da allora il sodalizio con il grande attore-regista non si sciolse mai più. "E' stata – dice la diva – l'unica persona che frequentavo fuori dal set. Non ci siamo mai dimenticati fino a… ieri. Era come se ci conoscessimo da sempre".
"In modo sentimentale, romantico, il film che amo di più è 'Matrimonio all'italiana'. Il ruolo più difficile, forse, è stato quello di 'Una giornata particolare'. Un personaggio diverso da quelli dei film di De Sica, ma quello che amo di più".
Quando le chiedono sullo schiaffo a Mastroianni, confessa: "I miei schiaffi sono sempre veri, anche sul set". Marcello e io credevamo nei personaggi, così andavamo avanti, trasportati dall'amore, dalla passione. Non pensi a cosa stai facendo. Ti butti".
"Avrei lavorato con Chaplin – confessa sulla "Contessa di Hong Kong" – anche se mi avesse dato da leggere l'elenco telefonico. Fare un film con lui che è il cinema, per me una ragazza di Pozzuoli che non ho mai fatto la scuola d'arte drammatica, era incredibile. Non potevo dirgli di no. Brando invece era un personaggio un po' difficile. Dovevamo girare una scena in un salone, seduti a un tavolo. Io l'aspettavo e Chaplin diventava sempre più nervoso, tanto che io gli dicevo 'Non c'è problema'. Alla fine arriva, si siede ma non gli esce la voce, si incroccava. Io gli dicevo Chaplin non ti ascolta e poi a Chaplin, mentendo, dice che si scusa moltissimo per il ritardo. Chaplin mi disse, digli che si fa questo anche domani io lo rimpiazzo. Diglielo te, io non posso, risposi. Però il giorno dopo non l'ha fatto. Sono andata benissimo, ma Brando doveva fare una scena in cui doveva entrare dalla porta e dire hei! Chaplin gliela fatta fare credo 50 volte. E, alla fine, disse al ragazzo del ciak 'buona la prima!'".
"A Hollywood non ho avuto problemi. Solo all'inizio con George Cukor perché voleva dare al mio inglese l'intonazione sua, americana, che io non avevo. Difficile per me perché non era la mia lingua, in inglese non ti puoi esprimere al meglio. Credo nessuno riesca a farlo intensamente in una lingua che non è la sua, puoi parlarla perfettamente, conoscere i modi di dire, le caratteristiche ma non è mai la stessa cosa".
Su Anthony Mann che l'ha diretta in "La caduta dell'impero romano" ed "El Cid", la Loren dice: "Apprezzavo il modo di lavorare di Mann, era molto bravo. A me non ha mai impressionato moltissimo il kolossal, io sentivo più le storie di De Sica, di Scola".
"Lavorare con mio figlio Edoardo è stato molto bello per me – dichiara la diva, sul film "Between Strangers" -. Non c'è dubbio, mio figlio mi conosce molto bene, il personaggio poi mi somigliava moltissimo, molto intimo. Mi sono trovata benissimo con lui".
Della sua timidezza, dice: "Soffro se devo mostrarmi, dire cose personali, ma quando mi trovo col pubblico mi scaldo, mi piace parlare col pubblico. Una volta cominciato potrei rimanere per ore e ore a parlare con la gente"
"Ogni attrice o attore prepara il personaggio in maniera diversa. Io leggo diverse volte la sceneggiatura. Si mi emoziona, la leggo ancora meglio. Se ogni tanto sento certi brividi, mi dico che possibilmente è un ruolo che potrei fare. Lavoro moltissimo. Mia madre era una donna straordinaria e mia sorella ha scritto un libro su di lei. E' un 'film' che vorrei fare perché mi emoziona tantissimo".