mercoledì 5 settembre 2007

Festival di Venezia: Tim Burton's Day a Venezia

VENEZIA, 5 – Dopo la presentazione di "Tim Burton's The Nightmare Before Christmas" in 3-D(isney), ovvero in versione tridimensionale da vedere con i famosi occhialetti, finalmente l'inimitabile regista ha incontrato la stampa e più tardi incontrerà anche al pubblico, quando gli verrà consegnato il Leone d'oro alla carriera dalle mani di Johnny Depp, protagonista – con Helena Bonham-Carter – anche del suo nuovo horror-musical.

"Dal 2004 ad oggi – ha detto il direttore Marco Muller – la Mostra ha consegnato il Leone ad autori che hanno messo al centro del loro cinema la fantasia al potere, così quest'anno non poteva che essere consegnato ad altri che a un regista visionario come Tim Burton".

"Sono venuto a Venezia anni fa – dice il regista – proprio per presentare "The Nightmare Before Christmas", perché è il desiderio di ogni regista che non lavora solo per il botteghino. E' un'esperienza più pura perché è un festival molto speciale e significa moltissimo per me. E poi è più bello avere un leone che la statuetta di un uomo nudo su una palla (l'Oscar ndr)".

"Le fiabe non le ho mai lette – continua –, da ragazzino vedevo i film con i mostri, erano quelle le mie favole. Ma la fiaba mi piace perché è una storia sublime, che fonde sogno e realtà. Tecnologia c'è già tanta nel cinema, ma a me piace lavorare più sul versante umano, usare il meno possibile il computer. E' bello stare sul set tutti insieme perché lì scatta la spontaneità artistica. Mi piace. Come qualsiasi altra invenzione viene usata per il bene e per il male. Considero ogni singolo processo a sé, a starne dietro si perde un po' la testa. Bisogna restringere un po' gli effetti speciali, usarli in modo diverso, con maggiore inventiva e fantasia. A volte si crea meglio con meno mezzi. Il risultato è più artistico e divertente. Bisogna soltanto tenerli sotto controllo".

A proposito di "Sweeney Todd", l'horror-musical ‑ di grande successo a Broadway ‑ che Burton ha appena finito di girare con Depp, Helena Bonham-Carter e Sacha Baron Cohen ("Borat") e che uscirà in America per Natale e da noi subito dopo. Abbiamo visto un assaggio di 8 minuti.

"Non sono mai stato – confessa – un grande fan del musical, ma 'Sweeney Todd' unisce horror e musical in modo fantastico. E' una grande sfida che ho accettato nel modo che mi piace farlo. Abbiamo girato con la musica sul set, come fosse un film muto con musica dal vivo, come si faceva allora col pianoforte durante la proiezione dei film di Lon Chaney. Un'esperienza veramente entusiasmante. Non so ancora se sarà più commedia che horror. Sarà interessante vedere cosa succede.".

Su "Big Fish", che qualcuno considera ancora troppo lontano dal suo stile e dalla sua poetica, ma che in realtà non lo è, afferma: "E' arrivato a un certo punto della mia vita, mio padre era morto da poco. Un fatto che ti colpisce in modo particolare e che non puoi anticipare. Sembrava un film horror perché, forse, è qualcosa di simile al mio spirito. Forse è un po' diverso dagli altri, ma per me è stata un'esperienza catartica".

"Io mi sono sempre sentito fortunato – dichiara l'autore di "La sposa cadavere" ‑, perché non posso essere classificato come regista, né indipendente né degli studios. Mi sono sentito più libero e questo premio è l'onore maggiore mai ricevuto e, forse, mi rinvigorirà, mi darà maggiore forza e mi spingerà ad andare avanti".

Sulla sceneggiatura, dice: "Non ho mai scritto da solo, ma è importante che sia anche mia, perciò lavoro in stretta collaborazione con lo sceneggiatore. E' un'occasione per ritirarmi e guardare la storia dall'esterno".

Su alcune costanti, visive-simboliche come la spirale, ribatte: "Non le inserisco consapevolmente, sono fatti collegati al mio subconscio, hanno un significato interiore per me, ma non l'ho mai analizzato. Forse sono cose che si sentono, qui sta la forza del cinema che fa venir fuori certe cose meglio di quelle intellettualizzate, pensate prima. Comunque qualcosa significano, ma per scoprirlo bisogna entrare nel mistero del cinema".

Non ama un suo film più dell'altro. "Dipende dal progetto – dice ‑. Mi sento vicino a tutti quanti, anche se alcuni hanno avuto meno successo. Tutti hanno un posto nel mio cuore, forse, in speciale 'Ed Wood', 'Nightmare Bifore Christmas' ed 'Edward mani di forbice', anzi fanno parte del mio cuore".

Sul feticcio Johnny Depp: "Difficile dire perché (il loro lungo e ricco sodalizio ndr) , è bello lavorare con lui perché vuole e diventa ogni volta il personaggio, una creatura diversa. In Edward non parlava, in altri non smetteva mai, in questo addirittura canta. E' divertente e creativo, gli piace provare tutto".

"La cosa interessante (in 'Sweeney Todd' ndr) è che nessuno degli attori è cantante professionista, ma soprattutto caratteristi. Ed è difficile cantare sul set, ma loro l'hanno reso speciale e ognuno alla fine lo ha fatto, senza esagerare troppo, ma è una delle poche volte che senti le voci degli stessi attori. E' uno strano processo che rende molto vulnerabili ma qualcosa ne esce fuori, rivela la persona".

José de Arcangelo