lunedì 3 settembre 2007

Festival di Venezia: Demenziale viaggio esistenziale in India per Wes Anderson

VENEZIA, 3 – Presentazione ufficiale oggi del film di Wes Anderson "The Darjeeling Limited" preceduto dal corto "Hotel Chevalier", sorta di prologo e riuscito divertissement che non uscirà in sala accoppiato al film come sarebbe giusto; ma anche del cinese "The Sun Also Rises" di Jiang Wen e del francese "La Graine et le mulet" di Abdellatif Kechiche che ha strappato un quarto d'ora d'applausi al pubblico pagante, non solo. A mezzanotte è stato il turno di "The Hunting Party" di Richard Shepard, un thriller d'azione che diventa "tragicommedia", ovviamente nera, di cui l'autore dice: "Ciò che mi ha spinto a scrivere e dirigere il film è stato l'umorismo macabro di molti reporter di guerra, la forza elettrizzante e drammatica di una storia vera e gli aspetti oscuri e al contempo comici della caccia internazionale ai criminali di guerra".

Però nella superaffollata giornata di ieri non c'era rimasto il tempo per parlare della conferenza stampa di Claude Chabrol e del cast di "La fille coupée en deux".

"Semplificata nella forma – esordisce Chabrol ‑, quella che raccontiamo (con la sceneggiatrice Cécile Maistre ndr) è una storia di grande intensità e complessià che si basa su un fatto vero trasposto ai giorni nostri. Un delitto passionale da cui è stato tratto "La ragazza sull'altalena" di Richard Fleischer, accaduto a New York nel 1907, quando un giovane uccise l'architetto (del Madison Square Garden ndr), Stanford White. Abbiamo pensato che adattandolo ad elementi, modi e costumi dei tempi nostri potesse illuminare e far emergere alcuni personaggi interessanti".

"Ci sono elementi del fatto originale – aggiunge la Maistre – che non ho mantenuto per ovvie ragioni, come il fatto che lei aveva 16 anni e lui 50, perché non erano più importanti. Mi sono occupata del triangolo e di punti di riferimento precisi, dando a lei le motivazioni moderne di una ragazza di 25 anni che lavora e vive ancora con la madre".

Infatti, il film di Chabrol sotto l'apparente convenzionalità del triangolo, fotografa sempre ottimamente (è il suo forte) la provincia francese, tra ipocrisia, passioni e delitti, ma indaga soprattutto nelle pieghe più imprevedibili e cupe dei nostri sentimenti.

"La cosa più facile – afferma la bella e sempre più brava Ludivine Sagnier – è fare quello che è già stato scritto. Ho cercato di far eliminare la scena della piuma nel sedere ma non ci sono riuscita. Sono stata conquistata da Claude e dai due (attori e personaggi ndr) come accade a tante. Gabrielle mi interessava perché è un personaggio tragico molto moderno, reagisce perché è stata umiliata, travolta dallo scandalo, e si deve difendere con forza".

"Perché il mio personaggio non è una donna gelosa? – ribatte Valeria Cavalli che nel film è Donà, la moglie tradita dello scrittore –, perché Claude ha talento nel raccontare le cose che teniamo nascoste. Le coppie reggono fino alla fine perché le donne accettano spesso il tradimento, perché hanno condiviso molte cose, perché lasciamo che ognuno faccia la propria vita. E' una profonda verità che nessuno ha il coraggio di raccontare. Io mi sono lasciata andare senza problemi".

"Le donne gelose – ribatte il regista – sono più rare degli uomini. Ho scelto Lione (per l'ambientazione ndr), anche se esitavo tra Lione e Bordeaux, perché me ne sono innamorato. Esitavo sul dare un'immagine turistica, ma non volevo neanche nascondere le origini della città. L'origine del personaggio (Paul, il giovane milionario che s'innamora della ragazza e la sposa ndr) è vera, perché i laboratori farmaceutici sono una realtà propria di Lione. Volevo fossero fatti di cronaca non inventati di sana pianta. Credo esistano in Francia solo 3 o 4 città con queste caratteristiche".

"I personaggi femminili più importanti – continua il grande autore – sono quattro e si trovano in fasi diverse del percorso di liberazione. Donà si trova più a suo agio e sopporta in silenzio, Capucine (Mathilda May) è una donna libera e lo ripete diverse volte, la madre è la donna della metà del secolo XX che, alla fine, fa quello che non dovrebbe, mentre Gabrielle, forse, porta a compimento una certa idea di libertà, forse riuscirà a liberarsi completamente".

"La mia idea – conclude Chabrol – era far sì che grazie alla tivù (Gabrielle presenta il Meteo ndr) gli stereotipi e gli uomini si confondano, non solo i due protagonisti. L'immagine di sé e sé stesso, lo scambio tra la superficie e il fondo, tra apparenza e realtà. La televisione fa parte di quelli che creando problemi ci deve poi aiutare a risolverli. Ma con attenzione, anche perché rivela la realtà delle sue menzogne. Vi ricordate Colin Powell che diceva di avere le prove della presenza in Iraq di armi di distruzione di massa, se fosse stato vero avrebbe alzato almeno il braccio per farcele vedere. Invece si è tenuto sempre in basso e in realtà non abbiamo visto niente. E' come quel film tedesco dove c'è solo un bacio ma alla fine scopriamo che è pornografico".

"Il percorso di questa giovane – chiude anche la Sagnier – mi aveva lasciato un po' interdetta. Ma dopo è stata la forza di Gabrielle che mi ha segnato, l'ambiguità fra parola e realtà, fra l'immagine di sé e quello che si è, che sei veramente. Colpisce proprio che poi scelga (nel sorprendente finale ndr) l'illusione, la magia, per esorcizzare le proprie sofferenze. Per me attrice è una metafora".

Grande attesa, non delusa, per il film di Anderson "The Darjeeling Limited" che si è rivelato una gustosissima e intelligente commedia tra l'avventura demenzial-esistenziale e il gioco del Blake Edwards più scatenato ("Hollywood Party" per intenderci). Anche perché la storia dei tre fratelli Whitman, cioè Francis (Owen Wilson), Peter (Adrien Brody) e Jack (Jason Schwartzman, anche co-sceneggiatore col regista e Roman Coppola, a sua volta coproduttore), è ambientata in India e soprattutto sul treno che dà il titolo al film. Pieno di riferimenti e citazioni (se volete anche di "Sciuscià" di De Sica), cameo di Bill Murray e Natalie Portman (anche protagonista del corto con Schwartzman), e piccola parte per la grande Angelica Huston (la madre), il film segue il viaggio "spirituale" di questi tre fratelli che non si vedono da un anno, dalla morte del padre, per andare alla ricerca della madre scomparsa, appunto, in India.

A proposito di "The Darjeeling Limited", il regista ha comunicato che "è composto da due parti. La prima, il cortometraggio, è una storia a sé ma in qualche modo collegata al film principale. Il corto non sarà proiettato nei cinema, ma sarà disponibile su internet, sarà mostrato nei festival e sarà contenuto nel dvd. Il nostro obiettivo sarebbe quello di far sì che ogni spettatore che va a veder il film abbia visto prima il cortometraggio".

Interessante il documentario cinese indipendente presentato nella sezione "Orizzonti", "San – Ombrello" di Du Haibin che, attraverso le immagini e le dichiarazioni dei protagonisti (cioè senza nessun commento aggiunto) ci fa vedere come lo sviluppo economico del grande paese sia soprattutto nelle grandi città, mentre nelle campagne operai e contadini riescano appena a sopravvivere. Infatti, molti di loro emigrano in città per dedicarsi a una più allettante attività commerciale, per entrare nell'esercito, cercare lavoro o tentare di frequentare l'università. Nessun problema di censura invece per i film indipendenti, hanno detto regista e produttori, anche perché la distribuzione avviene solo se il film ottiene un riconoscimento nei festival internazionali.

Per la "22a. Settimana della Critica" è stato presentato "Small Gods" di Dimitri Karakatsanis (Belgio-Olanda), un interessante dramma costruito come un giallo, tra violenza e disagio. Un quadro della società contemporanea attraverso la storia di una donna, col senso di colpa per la morte del figlioletto, che viene rapita in ospedale da un misterioso giovane. Anche qui siamo dalle parti del racconto esistenziale ma strutturato, appunto, come un thriller psicologico.

José de Arcangelo