martedì 24 luglio 2018

"E' forse arrivato il momento non solo di fare film ma anche di occuparsi un pochino della città", parola di Gabriele Salvatores neo direttore del Milano Film Festival, dal 28 settembre al 7 ottobre 2018

Dopo l’estate, un festival che guarda ai giovani, che mantiene anche la sua vocazione sociale e che pensa al cinema come un crocevia di arti. Il Milano Film Festival - dal 28 settembre al 7 ottobre 2018 - giunge alla XXIII edizione con tante novità. A partire dal nuovo direttore artistico, Gabriele Salvatores nato a Napoli ma cresciuto artisticamente proprio a Milano. Una nuova sfida raccolta dal regista premio Oscar per “Mediterraneo” cresciuta anche all’amore per Milano, dove scrive e produce i suoi film. Ma non solo a questo è dovuta la sua scelta di dirigere il festival ancora ‘giovane’.

“Da una parte una questione di età – ha dichiarato – E’ forse arrivato il momento non solo di fare film ma anche di occuparsi un pochino della città che mi ha cresciuto e mi ha permesso di fare questo lavoro. E poi, come diceva Miles Davis: se non vuoi invecchiare, lavora sempre con gente più giovane di te. Ed è giusto” Il festival si svolgerà in diverse luoghi della metropoli e ha tante sezioni, dal concorso internazionale ai cortometraggi, e – come è giusto - prevede ospiti e retrospettive, come quella dedicata a Matteo Garrone. Ma affronterà anche tanti nuovi argomenti. “Dalle nuove tecnologie – prosegue l’autore dei recenti “Il ragazzo invisibili” 1 e 2 -, con la prima sala VR in cui proietteremo lunghi e cortometraggi, all’omaggio ad alcuni registi. E una serie di crossover tra il cinema e le altre forme di espressione: dalla moda all’editoria, all’arte, alla musica. E Milano in questo è la città più giusta”.
Tra le molte novità annunciate, anche una giornata dedicata a un tema attuale, l’Immigration Day, il 2 ottobre. Un tema che conferma appunto la vocazione civile del festival e della città, come ha confermato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, presenta alla presentazione stampa della rassegna. “I temi vanno affrontati – ha affermato – Noi li affrontiamo cercando di dire le cose come stanno senza pretendere di avere sempre ragione ma anche evitando la massificazione del pensiero. Quando si mette insieme la riflessione e l’arte diventa più facile. E questa è un’ottima idea”.