Dopo l’estate, un festival che guarda ai giovani, che mantiene anche la sua vocazione sociale e che pensa al cinema come un crocevia di arti. Il Milano Film Festival - dal 28 settembre al 7 ottobre 2018 - giunge alla XXIII edizione con tante novità. A partire dal nuovo direttore artistico, Gabriele Salvatores nato a Napoli ma cresciuto artisticamente proprio a Milano. Una nuova sfida raccolta dal regista premio Oscar per “Mediterraneo” cresciuta anche all’amore per Milano, dove scrive e produce i suoi film. Ma non solo a questo è dovuta la sua scelta di dirigere il festival ancora ‘giovane’.
“Da una parte una questione di età – ha dichiarato – E’ forse arrivato il momento non solo di fare film ma anche di occuparsi un pochino della città che mi ha cresciuto e mi ha permesso di fare questo lavoro. E poi, come diceva Miles Davis: se non vuoi invecchiare, lavora sempre con gente più giovane di te. Ed è giusto” Il festival si svolgerà in diverse luoghi della metropoli e ha tante sezioni, dal concorso internazionale ai cortometraggi, e – come è giusto - prevede ospiti e retrospettive, come quella dedicata a Matteo Garrone. Ma affronterà anche tanti nuovi argomenti. “Dalle nuove tecnologie – prosegue l’autore dei recenti “Il ragazzo invisibili” 1 e 2 -, con la prima sala VR in cui proietteremo lunghi e cortometraggi, all’omaggio ad alcuni registi. E una serie di crossover tra il cinema e le altre forme di espressione: dalla moda all’editoria, all’arte, alla musica. E Milano in questo è la città più giusta”. Tra le molte novità annunciate, anche una giornata dedicata a un tema attuale, l’Immigration Day, il 2 ottobre. Un tema che conferma appunto la vocazione civile del festival e della città, come ha confermato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, presenta alla presentazione stampa della rassegna. “I temi vanno affrontati – ha affermato – Noi li affrontiamo cercando di dire le cose come stanno senza pretendere di avere sempre ragione ma anche evitando la massificazione del pensiero. Quando si mette insieme la riflessione e l’arte diventa più facile. E questa è un’ottima idea”.