giovedì 14 novembre 2013

RFF. La ragazza che combatteva troppo per sopravvivere e cambiare il mondo, ovvero Jennifer Lawrence alias Katniss Everdeen, acclamata dai fan

"Hunger Games - La ragazza di fuoco" è il secondo capitolo della nuova saga interpretata sul grande schermo Jennifer Lawrence, attrice (subito dopo) premio Oscar per "Il lato positivo" ma che la statuetta la meritava già per il precedente "Un gelido inverno", di cui era stata protagonista (e nominata) a 18 anni. L'abbiamo incontrata insieme ai colleghi, al regista e ai produttori in occasione dell'anteprima al Festival Internazionale del Film di Roma, visto che uscirà nelle sale il 28 novembre distribuito da Universal International Pictures Italia.

"Da quando ho letto per la prima volta i libri - esordisce Jennifer Lawrence, la protagonista alla presentazione, in abito lungo, scollato, nero patinato sulla scia del film - ho capito che il personaggio poteva diventare un modello per i giovani, e ora mi sento responsabile verso la gente che ti segue e ti guarda come un esempio da imitare. Venendo a Roma mi sono ricordata del premio Marcello Mastroianni che ho avuto a Venezia, sono momenti davvero entusiasmanti come quando prendi un Oscar, ma non sono cambiata. Sono premi e averli ti fa piacere. Io come persona sono gratificata, ma continuo a vivere come prima".
"Tutti mi chiedono se sento questa pressione - dice a proposito dell'inaspettato successo conquistato non ancora ventenne -, credono deva avere questa sensazione. Amo il cinema e fare l'attrice, ho sempre accettato i film per il personaggio, per la sceneggiatura, oppure perché mi piace il regista. Non presto tanta attenzione, a questo quadro mi fa certa ansia, non faccio caso a quello che si scrive e si dice di me. Vorrei essere più simile a Katniss (la protagonista della saga ndr.). L'ho letto a 18 anni, e so benissimo come può sentirsi, tanto che quando torna vincente si sente un'aliena. La gente ti tratta come se fossi diversa quando in realtà tu non sei diversa".
"Avevo una parte piccola 'Like Crazy', in cui dovevo improvvisare e usare parole che pronunciavo io; poi ne 'Il lato positivo' mi sono identificata nel personaggio per via della sua energia, ero abbastanza vicina a lei per questo; anche se mi costringeva a prendere caffè, come la Sam (antha) di "Like Crazy". Quando ho iniziato a lavorare - sono sempre stata una sportiva -, non sapevo cosa era la dieta. Mi dicevano che dovevo dimagrire, ma è brutto per chiunque sentirsi dire 'devi perdere peso'. Quando ti senti a tuo agio non ti dovresti preoccupare dell'aspetto fisico. Ma in giro c'è un concetto di corpo perfetto irraggiungibile, è questa immagine che mettono davanti alle persone. La gente ti guarda e ti segue, però spesso le immagini sono prodotte col photoshop, altre colleghe invece dicono di mangiare sano ma non so come facciano. I media propongono tutti questi valori che a me sembrano sbagliati, e odio quelle colleghe che danno delle grasse alle altre donne. Va bene, concepiamo la bellezza, ma non ne posso più delle diete".
"Ho avuto occasione di partecipare a questo progetto straordinario - ribatte il regista Francis Lawrence, da "Constantine" a "Come l'acqua per gli elefanti", ma nessun legame di parentela con la protagonista -, dove la materia prima è racontare l'idea della violenza sui giovani, in una saga seguita anche dagli adulti, che ha trasformato le persone in tutto mondo, che fa riflettere sul momento nel quale viviamo. E' stato appassionante". "E' raro poter partecipare ad un progetto che ha tanto significato - afferma Josh Hutcherson che è Peeta Mellark -, tanto successo, situazioni che si sviluppano in modo realistico. Una storia complessa che piace a tante persone e affronta tante tematiche. Un personaggio straordinario, fantastico, dotato di forza ed energia. Anche noi dobbiamo continuare il tour della vittoria che sono stancanti, ma strordinari". "Per un attore poter crescere e cambiare col personaggio è un'esperienza molto interessante, rispetto all'inizio sono ora trasformata perché sono stata costretta ad uccidere, subisco lo stress post traumatico. Tutto è assolutamente credibile; oltre agli effetti speciali devi usare la propria fantasia, se si continua ad immaginare soltanto, non cambia nulla". "Condivido la passione di chi combatte - dichiara Liam Hemsworth, alias Gale Hawthorne -e ha la forza e il desiderio di cambiare le cose. Lei ha questa forza che la trasforma, la spinge a continuare a combattere. Questi giovani si rifiutano di arrendersi, ed è un messaggio importante per i giovani, per le ragazze che devono andare avanti con coraggio e determinazione".
"Katniss Everdeen è diversa da Skywalker (di 'Star Wars - Guerre stellari' ndr.) - chiosa il regista -, che compie il viaggio, questa avventura, per combattere il lato oscuro; Katniss, invece, vuole sopravvivere, ma si sente legata agli altri, perciò la gente si identifica in lei. E' 'perfetta' ma vive insieme agli altri, condivide con loro l'esistenza. Io sono un grande fan di 'Star Wars', ma l'abbiamo studiato soprattutto per la struttura del film. Aver lavorato con dei premi Oscar mi ha un po' intimorito, ero sotto pressione, ma tutto ciò mi dava energia, anche perché ho ereditato un cast (il capostipite era diretto da Gary Ross ndr.), di cui l'unica certezza era Jennifer, perché gli altri non li conoscevo, ma loro hanno accettato di lavorare con umiltà e fiducia, sono tutti attori di grande talento, ma trovarmi davanti tanti premiati mi aveva intimorito".
"Uno degli scherzi migliori l'ha fatto Jeffrey Wright - racconta Hutcherson - che, sincero e gentile, ha dato a Jennifer una scatolina, tipo tiffany, piena di grilli, lei ringrazia e appena l'apre comincia a urlare e scappa. Ma non so come abbia fatto perché è difficile mettere 200 grilli in una scatolina! Tormento uno sull'altro, sviluppato un rapporto molto particolare, è come sorella noiosa cont aglia di capelli strepitoso". "Queste storie trattano della violenza nei confronti delle persone - dichiara la produttrice Nina Jacobs -, come paese siamo sempre stati in guerra, continuamo a combattere e a portarci dietro le ferite di quelli che hanno partecipato; Francis come regista è molto sofisticato, soprattutto nel modo che l'ha percepita e trasmessa attraverso gli occhi dei personaggi, dell'effetto che ha avuto su di loro. L'impatto della violenza sui nostri personaggi è più potente attraverso la reazione di grandi attori che nella violenza stessa".
"Mi interessano molto le sequenza sulla perdita - conclude il regista -, l'impatto emotivo, loro sono sopravvissuti e cambiati, e ora sono costretti a vivere le conseguenze della violenza". "Quando ho iniziato a recitare avrò avuto 11 o 12 anni - confessa Hutcherson -, ho sempre lavorato con attori stroardinari, è molto divertente doppiare anche i cartoni, ma difficile lavorare sul sincronismo labiale. Mi hanno detto: 'Ci piace la tua voce', e ho accettato per fare qualcosa di diverso". José de Arcangelo