lunedì 11 novembre 2013

Quarta giornata per l'8° Festival di Roma: in scena l'Iran e Danimarca, con due drammi sulla famiglia, ovvero storie di donne divise fra 'dolore e gioia'

ROMA, 11 - Ormai alla quarta giornata l'8° Festival Internazionale del Film di Roma è entrato nel vivo delle proiezioni delle diverse sezioni, concentrandosi soprattutto sui film in concorso, ma non solo perché continuano le anteprime e gli eventi. Il concorso ufficiale ha proposto l'iraniano "Acrid - Agro" di Kiarash Asadizadeh, un dramma che racconta ellipticamente quattro storie di coppia - che si intrecciano idealmente - dal punto di vista femminile. La relazione di Sohella e Jalal, coppia di mezza età, viene messa a dura prova dal comportamento irresponsabile di lui, ginecologo che trascura lei. Azar è la nuova secretaria del dottore, anche lei in crisi col marito Khosro, dal quale ha avuto due figli. Lui, che è istruttore di una scuola guida, ha una relazione con una delle sue 'allieve', Simin, docente universitaria. E proprio una studentessa che segue i suoi corsi di chimica, Mahsa, è indicisa sul futuro del rapporto col fidanzato. Sobrio e lucido quadro corale della coppia contemporanea, dove i protagonisti e i loro sentimenti diventano universali, tanto che la sola differenza con noi sono i costumi. Asadizadeh, poi, si contraddistingue dai suoi compatrioti con un ritmo più agile (la durata del film è di 94'), più vicino a quello occidentale, ed evita le sottolineature, spesso eccessive. Bisogna sottolineare che affronta un argomento tabù in patria: la crisi della famiglia nella società iraniana. L'ottimo risultato è anche merito di un bel cast, dove spiccano - ovviamente - le attrici.

Il secondo film in gara, il danese "Sorrow and Joy" (Dolore e gioia) del pluripremiato cineasta Nils Malmros, ispirato a una storia vera, accaduta negli anni Ottanta e che ha qualche punto in comune con la tragedia di Cogne, anche se ambiente, motivazioni e attori sono diversi, anzi qui non ci sono dubbi sulla colpevolezza della donna. Autore di pietre miliari come "Lars Ole 5.C" e "Kundskabens Træ", le pellicole di Malmros sono state presentate in concorso nei maggiori festival internazionali, da Cannes a Berlino. Ora, dopo aver portato sul grande schermo storie di giovani amori non corrisposti e infelici, nel suo nuovo lungometraggio Malmros ribalta la prospettiva raccontando la storia di una coppia adulta alle prese con un'immensa tragedia.
Inverno, 1984: il regista Johannes torna a casa da un convegno fuori città e si ritrova di fronte ad una tragedia inspiegabile: la moglie Signe, una donna tanto bella quanto fragile, ha ucciso la piccola Maria, la figlia di nove mesi. Costretto dagli eventi a non perdere anche lui la testa e proteggere Signe dalla condanna che l'attende, prova a ricostruire la loro storia raccontandola all'ispettore di polizia. Lui con l'ossessione per la carriera cinematografica, lei gelosa troppo gelosa del suo lavoro e delle sue attrici; entrambi perdutamente innamorati...
Gelido ritratto psicologico che passa al setaccio un rapporto apparentemente ideale che nasconde in profondità insicurezze e insoddifazioni di lei, mentre lui non riesce a capire i suoi disperati segnali d'aiuto. Fuori concorso l'italiano "Il venditore di medicine" di Antonio Morabito con Claudio Santamaria e Isabella Ferrari. Dramma d'attualità, nel mondo della farmaceutica e, quindi, della Sanità tra corruzione, speculazione e crisi economica e morale, nell'Italia d'oggi. Il tutto tramite la storia di un informatore (visitatore) medico totalmente privo di scrupoli. Sul Red Carpet, oltre i due protagonisti, anche Marco Travaglio (nel ruolo di un primario) ed Evita Ciri. Sempre fuori concorso, anche "La Santa" di Cosimo Alemà, regista fondatore di The Mob, società leader nella realizzazione di videoclip musicali. Il film, che unisce immaginario western 'sudista', scene drammatiche e sequenze di azione pura, racconta la storia di quattro forestieri all’inseguimento di un sogno: rubare la statua della Santa del paese. I quattro si accorgeranno solo troppo tardi di aver commesso il più grande errore della loro vita. Se ve lo ricordate lo spunto è simile al celebre "Operazione San Gennaro" di Risi con Totò, Manfredi e C. Dall'Italia all'America e dalla Gran Bretagna di nuovo in Italia arriva una nuova (ennesima) versione della storia d’amore più famosa di tutti i tempi e conosciuta in tutto il mondo: alla Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica è stato presentato, alle ore 19.30, "Romeo and Juliet", rilettura del celebre classico di William Shakespeare firmata dal regista e sceneggiatore italiano Carlo Carlei (da "La corsa dell'innocente" a "Fluke" e al remake televisivo del "Generale Della Rovere". Sul red carpet alcuni dei più noti interpreti delle maggiori serie televisive angloamericane: l’attore e modello Douglas Booth (Romeo), star della serie BBC "Grandi Speranze", l’attore e produttore Damian Lewis, protagonista di "Homeland - Caccia alla spia" e Christian Cooke (Mercuzio), interprete dell’acclamata miniserie televisiva di Channel 4 "The Promise" (Capuletti); accanto a loro l’attrice colombiana Nathalie Rapti Gomez, che ha recitato anche in numerose serie televisive italiane (quest’anno era con Sabrina Ferilli in "Baciamo le mani - Palermo New York 1958") e ha vinto un Globo d'Oro nel 2008 come migliore attrice per il film "Ultimi della classe" di Luca Biglione.
Alle ore 18 presso la sala Petrassi, il pubblico del Festival ha avuto occasione di confrontarsi con Spike Jonze, per una Cinechat in collaborazione con Studio Universal. Il geniale e provocatorio artista, regista di "Essere John Malkovich", "Il ladro di orchidee" e "Nel paese delle creature selvagge", ideatore della discussa serie televisiva “Jackass”, autore di innovativi videoclip per i Beastie Boys, Arcade Fire, Björk, Chemical Brothers, R.E.M., Daft Punk, produttore del pluripremiato documentario "Heavy Metal in Baghdad", è al Festival con "Her", che è stato a lungo applaudito alla proiezione per la stampa e un buon successo presso il pubblico. CinemaXXI ha presentato in prima mondiale di "Fear of Falling", il nuovo lungometraggio del premio Oscar Jonathan Demme ("Il silenzio degli innocenti"). L’idea del film nasce da una produzione teatrale, mai andata in scena, dell’attore, regista e sceneggiatore Andre Gregory, basata sul dramma “Il costruttore Solness” (“Bygmester Solness”) di Henrik Ibsen, tradotto e adattato dall’attore e commediografo Wallace Shawn. Gregory e Shawn, legati da un sodalizio artistico che dura da circa quarant’anni, tornano a recitare sul grande schermo come protagonisti di ""Fear of Falling", dopo la non dimenticata collaborazione con Louis Malle, che li aveva diretti ne "La mia cena con André" e "Vanya sulla 42ª strada", operazione non molto dissimile da questa.
Al Teatro Studio, è stato presentato "Makara" del regista indiano Prantik Basu (vincitore nel 2012 del Festival di Mumbai e di Kalpanirjhar con il film "Ek, Do") seguito dal documentario "Quando i tedeschi non sapevano nuotare" di Elisabetta Sgarbi. Il film racconta la storia della Resistenza nel Basso Ferrarese e nel Polesine, raccogliendo episodi e testimonianze di chi ne ha fatto parte. Al MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo, i due cortometraggi "Gli immacolati" di Ronny Trocker e "That Has Been Bothering Me the Whole Time" di Arash T. Riahi, che hanno preceduto la proiezione di "Atlas" del regista e fotografo francese Antoine d’Agata, allievo di Larry Clark e Nan Goldin. In serata, il film di Marco Martins e Michelangelo Pistoletto "Twenty-One-Twelve the Day the World didn’t End". La pellicola, ibridando finzione e narrazione documentaria, porta sul grande schermo la crisi attuale e il ruolo dell’arte come catalizzatore delle trasformazioni all’interno della società. Il film è stato realizzato e presentato in collaborazione con lo stesso MAXXI. Nella linea di concorso Prospettive Doc Italia, il Teatro Studio ha ospitato "Ritratti abusivi" di Romano Montesarchio, autore, regista e direttore della fotografia di documentari premiati nei maggiori festival internazionali e trasmessi dai principali canali televisivi italiani e europei. Il film, montato dal grande Roberto Perpignani, narra la vita, sospesa fra miseria e illegalità, degli abitanti abusivi del Parco Saraceno.
In mattinata, la BNL - Gruppo BNP Paribas ha organizzato un incontro dal titolo “Cinema, Lavoro e Responsabilità”, un’occasione per approfondire i temi legati al futuro del cinema, con il coinvolgimento di registi, attori e aziende che ogni giorno coniugano la passione per il cinema con il lavoro e il business. Sono intervenuti Fabio Gallia, Nicola Maccanico, Maria Sole Tognazzi, Pierfrancesco Favino, Cristiana Capotondi e Luigi Abete. Moderatore Laura Delli Colli. Nel programma delle retrospettive l'ormai classico del mitologico "Ursus" di Carlo Campogalliani e "Febbre di vivere" di Claudio Gora, per l'omaggio dedicato all'attore-regista.
Alice nella città ha presentato ben tre film: "Ma Maman est en Amérique, elle a rencontré Buffalo Bill" di Marc Boréal e Thibaut Chatel, "Sitting Next to Zoe" di Ivana Lalović, l'italiano "Se chiudo gli occhi non sono più qui" di Vittorio Morini, un dramma esistenziale tra immigrazione e crisi, studio, lavoro e sentimenti, incentrato su un adolescente italiano di origini filippine. José de Arcangelo