sabato 29 luglio 2017

La 74.a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia all'insegna della realtà (virtuale) fra emigrazione e crisi della famiglia. 4 i film italiani nel concorso su una ventina disseminati nelle altre sezioni. Leone d'Oro per Redford & Fonda

La 74.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – dal 30 agosto al 9 settembre 2017 -, stavolta ospita ben 4 film italiani nel concorso internazionale, altri 4 nella sezione Orizzonti e tanti altri (una ventina in totale) disseminati nelle diverse sezioni ufficiali e/o autonome. E non mancano le opere prime e seconde, mentre gli argomenti vanno dalle migrazioni alla crisi della famiglia, con un particolare sguardo sul mondo femminile. Quindi, quest’anno si evita una delle solite polemiche sulla presenza italiana o meno nel primo grande festival cinematografico della storia.

Anche perché lo stesso direttore Alberto Barbera ha ammesso di lamentarsi spesso dello sbilanciato rapporto quantità e qualità dei film italiani, “quest'anno invece la situazione è pressoché capovolta, la qualità dei titoli selezionati è molto alta e c'è stato davvero l'imbarazzo della scelta. Se una rondine non fa primavera, più rondini portano un segnale davvero positivo”. Almeno fino alla presentazione vera e propria quando più di qualcuno avrà da ridire sulle scelte, ma andiamo ai titoli più attesi come il primo film americano di Paolo Virzì “The Leisure Seeker” (Ella & John) con Helen Mirren e Donald Sutherland, da una sceneggiatura di Stephen Amidon e i fedelissimi Francesco Piccolo e
Francesca Archibugi; la nuova rivisitazione di genere nel musical napoletano dei Manetti Bros. in “Ammore e Malavita” su camorra e neomelodici – l’anno scorso c’è stato il trionfo di “La la Land” -, con Claudia Gerini, Giampaolo Morelli, Serena Rossi e Carlo Buccirosso; “Una famiglia” di Sebastiano Riso, che aveva esordito proprio alla Settimana Internazionale della Critica tre ani fa con “Più buio di mezzanotte”, con Micaela Ramazzotti e Patrick Bruel; e il debuttante Andrea Pallaoro con “Hannah” con Charlotte Rampling, unica protagonista.
Non è stata trascurata la presenza americana fra ritorni d’autore e nuove proposte, così come del cinema europeo, in particolare la Francia, fra debutti e coproduzioni internazionali. Tornano al Lido, Darren Aronofsky con “Mother!” interpretato da Jennifer Lawrence, Javier Bardem e la rediviva Michelle Pfeiffer; Paul Schrader – appena uscito in Italia il precedente “Cane mangia cane” - porta “First Reformed” con Ethan Hawke e Amanda Seyfried; Guillermo del Toro con il ‘fiabescologico’ “The Shape of Water” con Sally Hawkins e Michael Shannon; Alexander Payne “Downsizing” con Matt Damon e Christoph Waltz; George Clooney “Suburbicon” con ancora Matt Damon fra Julianne Moore e Oscar Isaak; mentre il veterano Frederick Wiseman presenta “Ex
Libris – The New York Public Library”. Dalla Francia ritornano Abdellatif Kechiche (aveva conquistato Venezia con “Cous Cous” e Cannes con “La vita di Adèle”) con “Mektou, My Love: Canto Uno”, coproduzione con l’Italia; l’inimitabile Robert Guédiguian con “La Villa” sempre con un cast di fedelissimi capeggiati dalla moglie-musa Ariane Ascaride e Jean-Pierre Darroussin; Xavier Legrand con “Jusqu’à la garde”. Anche i registi cinesi portano film di coproduzione come Vivian Qu “Angels Wear White” (Francia), Ai Weiwei “Human Flow” (Germania), mentre il libanese Ziad Doueiri firma “The Insult” (ancora Francia). Un film australiano, “Sweet Country” di Warwick Thornton con Sam Neill; uno israeliano “Foxtrot” di Samuel Maoz (coprodotto da Germania, Francia, Svizzera); uno dalla Gran Bretagna “Three Billboards Outside Ebbing, Missouri” di Martin McDonagh, ambientato in America, con Frances McDormand, Woody Harrelson e Sam Rockwell; e uno giapponese “The Third Murder” di Koreeda Hirokazu.
Importanti autori anche nelle proposte fuori concorso, quali Jon Alpert con il documentario “Cuba and The Cameraman”; Gianni Amelio con il corto “Casa d’altri (eventi speciali) sul terremoto ad Amatrice; Ritesh Batra che firma “Our Souls at Night” con Jane Fonda e Robert Redford che si ritrovano sul set più di 50 anni dopo “A piedi nudi nel parco” di Gene Saks e “La caccia” di Arthur Penn e a quasi trenta da “Il cavaliere elettrico” di Sydney Pollack, quest’anno entrambi Leoni d’Oro alla carriera; David Batty col documentario “My Generation” (Gran Bretagna) con Michael Caine; Antonietta De Lillo con “Il Signor Rotpeter con Marina Confalone; il nuovo ‘doc’ di Abel Ferrara “Piazza Vittorio”; Stephen Frears che torna a dirigere Judi Dench in “Victoria & Abdul” con Ali Fazal, Eddie Izzard; William Friedkin con The Devil and Father Amorth, che
tornai ai temi de “L’esorcista”, stavolta con un documentario; Rachid Hami con “La Mélodie” (Francia); il redivivo Takeshi Kitano con “Outrage Coda” (film di chiusura) interpretato dal suo alter ego, ovvero Beat Takeshi. Ma ci sono anche il nuovo film dell’argentina Lucrecia Martel “Zama”; quello dello spagnolo Fernando Léon de Aranoa “Loving Pablo”, con Bardem e Penelope Cruz, su Escobar; degli italiani Francesco Patierno “Diva!” con Barbora Bobulova; Silvio Soldini “Il colore nascosto delle cose” con Valeria Golino e Adriano Giannini; e di Giovanni Totaro con il documentario “Happy Winter.
Senza dimenticare altre sezioni come Orizzonti (gli italiani “Nico” di Susanna Nicchiarelli; “La Gatta Cenerentola” di Alessandro Rak, già autore de “L’arte della felicità”; “Brutti e cattivi” di Cosimo Gomez e “La vita in comune” di Edoardo Winspeare; e tra gli altri l’argentino “Invisible” di Pablo Giorgelli, regista del precedente “Las acacias”), Classici restaurati (da “Non c’è pace tra gli ulivi” a “Novecento”) e la rassegna nuova di zecca - annunciata da Barbera stesso - sulla realtà virtuale e che “non sarà il futuro del cinema ma una sperimentazione e una ricerca che coinvolge già ora anche molti cineasti tradizionali”; e quelle autonome come la 32.a Settimana Internazionale della Critica e le Giornate degli autori. Sono tantissimi i film che è impossibile nominarli tutti qui. José de Arcangelo