venerdì 21 novembre 2014

Il 32° Torino Film Festival prende il via con il solito ricco bagaglio di film da tutto il mondo, dal thriller alla commedia, dal dramma al documentario. E il gradito omaggio alla Nuova Hollywood anni '70

Parte oggi la 32°. Edizione del Torino Film Festival – in programma fino al 29 novembre 2014 - sotto la direzione di Emanuela Martini, da anni ‘vice’ e stretta collaboratrice degli ultimi tre direttori-autori. Alla prevista e prevedibile domanda rivoltale da tanti colleghi lungo l’anno su ‘cosa resta delle precedenti edizioni’, la neodirettrice e anima del festival risponde direttamente nelle note / discorso di presentazione: “Il rigore di Nanni Moretti. La passione di Gianni Amelio. Lo spirito pop di Paolo Virzì. E naturalmente l’intelligenza con la quale tutti

e tre si sono avvicinati al Torino Film Festival, riconoscendone e apprezzandone l’identità e impegnandosi a preservarla, nel momento stesso in cui lo modellavano sui loro gusti e le loro idee di cinema”. Ma andiamo subito a vedere cosa ci riserva la selezione ufficiale e principale sezione competitiva riservata ad autori alla prima, seconda o terza opera, che presenta quindici film realizzati fra il 2013 e il 2014, inediti in Italia; i paesi rappresentati sono Argentina, Australia, Belgio, Canada, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Nuova Zelanda, Olanda, Singapore, Stati Uniti, Svezia, Ungheria. Come sempre incentrato sul cinema “giovane”, il concorso si rivolge principalmente alla ricerca e alla scoperta di talenti innovativi, che esprimano le migliori tendenze del cinema indipendente internazionale. Un cinema “del futuro”, rappresentativo di generi, linguaggi e tendenze.
Ecco i titoli: “Anuncian sismos” (Annunciano sismi) di Rocìo Caliri e Melina Morcow (Argentina); “As You Were” di Jiekai Liao (Singapore); “The Babadook” di Jennifer Kent (Australia); “Big Significant Things” di Bryan Reisberg (Usa); “The Duke of Burgundy” di Peter Strickland (GB); “Felix & Meira” di Maxime Giroux (Canada); “For Some Inexplicable Reason” di Gabor Reisz (Ungheria); “Frastuono” di Davide Maldi (Italia); “Gentlemen” di Mikael Marcimain (Svezia); “Mange tes morts” di Jean-Charles Hue (Francia); “Mercuriales” di Virgil Vernier (Francia), “N-capace” di Eleonora Danco (Italia); “Violet” di Bas Devos (Belgio-Olanda); “What We Don in the Shadows” di Jemaine Clement e Taika Waititi (NZ); “Wir Waren Koenige – The Kings Surrender” di Philipp Leineman (Germania). Festa Mobile, invece, si apre con una commedia sui generis, raffinata e spiazzante “Gemma Bovery” di Anne Fontaine, tratta dal critico e sceneggiatore Pascal Bonitzer dalla graphic novel di Posy Simmons, autrice di “Tamara Drewe” portato sul grande schermo da Stephen Frears con la stessa attrice, Gemma Arterton, qui assecondata da Fabrice Luchini. E naturalmente prende spunto dal capolavoro di Flaubert.
Poi, come di consueto, la sezione presenta (fuori concorso) il ‘bottino’ di film piaciuti ai selezionatori, raccolti in giro per il mondo e ancora inediti in Italia. Dall’anteprima del nuovo film di Woody Allen “Magic in the Moonlight” a quella dei ‘ragazzi terribili’ di “Boris”, Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo che portano “Ogni maledetto Natale”, cioè le due commedie in uscita la prossima settimana. Tra quelli che non sappiamo se usciranno, si va dall’argentino “Jauja” di Lisandro Alonso con Viggo Mortensen, che in Argentina ha vissuto, e ambientato in Patagonia; all’italiano “Mirafiori Luna Park” di Stefano Di Polito, dove tre pensionati della Fiat, disgustati della vita di oggi, decidono di occupare la fabbrica dove hanno lavorato; dal romeno “The Nostalgic Mechanics of Randomness” di Constantin Popescu, al giapponese “Pale Moon” di Daihachi Yoshida; dall’anomalo western “The Homesman” di e con Tommy Lee Jones, all’acidissima commedia familiare “The Mend”, opera prima di John Magary; dal francese “La chambre bleue”, che Mathieu Amalric ha tratto da Georges Simenon; al film del ritorno in patria di Susanne Bier “A Second Chance”. Ma non è tutto perché i film sono una trentina, e tra questi due restaurati: “Profondo rosso” di Dario Argento, in occasione del quarantesimo anniversario dell’uscita; e “Via col vento” di Victor Fleming per cui la Warner festeggia i 75 anni.
Seconda parte per la retrospettiva dedicata alla Nuova Hollywood anni Settanta, ovvero “Suicide is Painless: Il Nuovo Cinema Americano 1967-1976”, curata dalla stessa (specialista) Martini. In questa edizione, da “Il laureato” di Mike Nichols – purtroppo scomparso in questi giorni – a “La ballata di Cable Hogue” di Sam Peckinpah, da “I tre giorni del Condor” di Sydney Pollack a “Piccolo grande uomo” di Arthur Penn e “La conversazione” di Francis Ford Coppola, per ricordare i più famosi. Ma ci saranno anche degli inediti in Italia e altri misconosciuti come “The Outfit” (Organizzazione Crimini) di John Flynn, “The Return of the Secaucus Seven” di John Sayles, l’opera prima di Dick Richards “The Culpepper Cattle Co.” (Fango, sudore e polvere da sparo”, che precede “Marlowe il poliziotto privato”, ma uscito da noi dopo, o “The Big Fix”, diventato da noi “Moses Wine detective” di Jeremy Paul Kagan. Però ci sono anche “Ritratti d’artista” in cui sei artisti (un maestro della scena, due musicisti, un attore, un film maker, uno scrittore), fissati nel loro lavoro e nelle loro passioni, nel loro entusiasmo e nelle loro contraddizioni, nella loro vitalità e nella loro disillusione, da alcuni cineasti che li amano e che hanno condiviso con loro pezzi di lavoro e di vita. Da Luca Ronconi a Nick Cave, da Lucio Dalla a Carlo Colnaghi, dal ‘Rinoceronte Rosso’ Alberto Signetto a Tiziano Sclavi.
Poi ‘Torino incontra Berlino’ dove si potranno vedere il primo lavoro (per la televisione tedesca) e l’ultimo film di Volker Schlondorff, “Baal” (1969, da Bertolt Brecht con Fassbinder e Margharethe von Trotta (allora sua moglie) e “Diplomacy”, che esce al cinema in contemporanea col Festival. E uno dei capolavori dell’espressionismo con “Das cabinet des Dr. Caligari” di Robert Wiene (1920). Per il Premio Maria Adriana Prolo 2014 ritorna l’indimenticabile “Allegro non troppo” (1976), ora in blu-ray, per rivedere la sua ‘Fantasia’ tra ecologismo, erotismo e anti-totalitarismo sulle note di Debussy, Dvòrak, Sibelius, Ravel, Vivaldi e Stravinskij. TFF e Intesa Sanpaolo per Expo Milano 2015 presentano “So Long at the Fair” di Antony Darnborough e Terence Fisher (GB, 1950), un thriller gotico e inquietante ambientato all’Expo 1889. L’ex direttore Paolo Virzì presenta invece, ‘Diriti & Rovesci’, cinque bei documentari italiani tutti firmati da donne registe. “Cinque storie, cinque ritratti, cinque avventure – operaie, mogli, puttane, matti, esodati – che mescolate l’una all’altra tracciano un affresco di persone, dei loro diritti, difficili da maneggiare, dei loro rovesci, umani e civili, del loro cadere e del loro rialzarsi, dei loro sogni commoventi di riscossa”. “Let’s Go” di Antonietta De Lillo, “Per tutta la vita” di Susanna Nicchiarelli, “Qualcosa di noi” di Wilma Labate, “Triangle” di Costanza Quatriglio, “Il viaggio di Marco Cavallo” di Erika Rossi e Giuseppe Tedeschi.
Il consueto “After Hours, che propone i cosiddetti film da drive in o da mezzanotte, cult per cinefili e bizzarrie per spettatori spericolati. Naturalmente non mancano horror, thriller, noir, anzi, ma anche esemplari eccentrici e surreali. E quest’anno non manca nemmeno l’Italia con “In guerra” di Davide Sibaldi, tutto in una notte a Milano. Due omaggi, a due autori distanti e diversi tra loro, il primo all’italiano Giulio Questi, reduce del Premio Chiara col libro “Uomini e comandanti”, uno dei cineasti più eccentrici e inventivi degli anni ‘60/’70, che passava dallo spaghetti western (“Se sei vivo spara”) al fantahorror (“La morte ha fatto l’uovo” e “Arcana”) sempre con bizzarra originalità. In collaborazione con la Cineteca Nazionale di Roma saranno presentati i tre suoi lungometraggi, “Il passo”, episodio del collettivo “Amori pericolosi” (1964); e una selezione di corti e medio metraggi raggruppati col titolo “By Giulio Questi”, girati dall’autore con la camera digitale tra il 2002 e il 2007 per lo più a casa sua, dove interpreta tutti i personaggi delle sue ironiche e paradossali storie. Questi sarà a Torino dal 25 al 28 novembre. Il secondo omaggio è dedicato al giovane regista americano Jim Mickle, che ha presentato quest’anno alla Quinzaine des Realisateurs di Cannes il thriller “Cold in July”, tratto dal romanzo di Joe R. Lansdale, interpretato da Michael C. ‘Dexter’ Hall. Sia quest’ultimo film che i precedenti tre (“Mulberry St.”, 2006; “Stake Land”, 2010; “We are what We are”, 2013) verranno proiettati per l’occasione alla presenza dell’autore e dello scrittore Lansdale. Infine, una delle più importanti e longeve sezioni TFFdoc, ovvero la rassegna nazionale e internazionale dei documentari, a cui si aggiunge TFFdoc/democrazia, uno spazio di riflessione attorno ad un tema centrale. Per questa edizione, gli organizzatori – sollecitati sia dalla cronaca di un mondo sempre più in difficoltà, sia da alcuni film che li hanno stimolati – si prova a ragionare di ‘democrazia’. Evento specilae “CasaOz” di Alessandro Avataneo, che racconta da vicino le vite di cinque bambini colpiti da gravi malattie e delle loro famiglie. Da non dimenticare il concorso riservato a cortometraggi ovvero ‘Italiana.Corti’ quei ‘piccoli film’ che altrimenti non riuscirebbero a farsi vedere in sala.
Last but non least la selezione di ‘Onde 2014’ che è una sorta di mappa tracciata dal cinema su orizzonti geografici e strategie cinematografiche che forzano il dispositivo di filmare in direzione della vita. Ovvero un cinema per viaggi alla scoperta di topografie esistenziali, planimetrie labirintiche, biografie oceaniche e traversate della coscienza. Dall’italiano “Abacuc” di Luca Ferri a vietnamita “Black Sun” di Truong Que Chi; dall’americano “A Million Miles Away” di Jennifer Reeder all’argentino “La huella en la niebla” (t.l. L’orma nella nebbia) di Emiliano Grieco; dal kazako “Adventure” di Nariman Turebaev al francese “Sans titre” di Clément Cogitore; da, ancora dall’Italia, “Jour et Nuit – Delle donne e degli uomini perduti” dell’instancabile Tonino De Bernardi al serbo “Ocean” di Tamara Drakulic. Nella sezione, omaggio a Josephine Decker, tra le personalità emergenti del cinema indipendente made in Usa, e una filmmaker che declina una femminilità giocata fino in fondo come questione di corpo fisico e sociale, nei termini di un confronto a tutto campo con le dinamiche più profonde e immediate da filmare. Dedicato a cineasti nati o residenti in Piemonte è lo ‘Spazio Torino’, un concorso che testimonia il fervore cinematografico e artistico piemontese con quattro titoli: “Il fiume dell’orco” di Tommaso Donati, “Mon Baiser du Cinéma” di Guillaume Lafond e Gianluca Matarrese, “La notte in sogno” di Carlo Cagnasso, e “Ultimo giro” di Giuseppe Sansonna. Evento speciale “Un milione di alberi sacri e nessun dio” di Marzia Migliora, Francesco Gabrielli e Giuliano Girelli.
Chiude ‘TorinoFilmLab’, nato dal desiderio di affiancare al TFF un laboratorio nato nel 2008 e dedicato a talenti emergenti e che si è rivelato una vera e propria comunità creativa che sostiene giovani cineasti di tutto il mondo – con attenzione particolare a opere prime e seconde – attraverso attività di formazione, sviluppo e finanziamento alla produzione e alla distribuzione. Nel 2014 ha raggiunto il traguardo di 11 film realizzati, selezionati per partecipare ai più prestigiosi festival del mondo e, in gran parte, presentati nell’apposita sezione. Ma la festa è appena cominciata ed è inutile continuare a parlarne, visto che c’è tanto da vedere e sentire. José de Arcangelo