domenica 30 ottobre 2011

Per ricordare il grande Lelio Luttazzi il suo film inedito "L'illazione", la sua unica regia cinematografica

Un sorprendente inedito di Lelio Luttazzi "L'illazione" - in prima mondiale al Festival Internazionale del Film di Roma domenica 30 alle 17.00 e la stessa sera, alle 22.00, in onda su Rai5 -, la prima e unica regia cinematografica del grande showman italiano - che è stato anche scrittore, autore di canzoni e di colonne sonore, cantautore, attore -, vittima di un 'errore giudiziario' che ha segnato la sua esistenza, nonostante la completa assoluzione. Un terribile equivoco, un incubo kafkiano, un linciaggio mediatico, un accanimento senza precedenti su una persona perbene e su un personaggio in vista, amato dal pubblico, anche d'oltreoceano.
"E' stata una vera persecuzione - dichiara la moglie Rossana che l'ha sposato cinque anni dopo - tanto che questa storia ritornava ogni volta sui giornali, non c'era anno in cui non uscisse un articolo in cui veniva detto 'Lelio Luttazzi che nel 1970 era stato accusato' senza specificare che l'atto era stato completamente stralciato. Allora si andava in galera senza perché e lui, infatti, si è fatto 27 giorni in cella di isolamento senza ragione. E proprio in quei giorni scrisse 'Operazione Montecristo' in cui parla del fatto e che la Fondazione pubblicherà insieme a tutti i suoi racconti e scritti".
Il film tv - prodotto nel 1972 dalla Nexus Film per la Rai - è una sorta di riflessione sulla giustizia, un atto di accusa a un certo modo di gestire la libertà e la giustizia che in quelli anni era particolarmente ambiguo, anzi ingiusto. Si veniva accusati e giudicati in base ad 'illazioni', appunto.
La storia. Un gruppo di persone, tra cui un giudice, riunite in una villa di campagna. Attraverso apparentemente innocenti e amichevoli chiacchiere formali davanti a un bicchiere di vino, il giudice, ambiguo e spietato, imbastisce un processo kafkiano ad uno di loro, che nel film è l'unico personaggio che non ha neppure una battuta. Vittima o assassino? Innocente o colpevole? Giustizia o ingiustizia? Abuso di potere o presunzione?
Un lucido dramma fatto di dialoghi, di atmosfere (anche rarefatte), con una parte un po' onirica (visioni, sogni, pensieri in immagini). E' figlio del suo tempo e risente quindi un po' del clima e delle mode di quegli anni, ma la riflessione resta attuale e scottante. Anche perché la verità non mai una sola.
"Abbiamo citato anche Oscar Wilde - dice Mario Valdemarin che interpreta il presunto colpevole, Lorenzo Banfield - che diceva 'bisognerebbe trattare con spirito qualsiasi argomento, dove si ride non c'è immoralità'. E Lelio aveva quella leggerezza, quella delicatezza nell'affrontarlo, mai aggressiva".
E nonostante tutte le querelle e le cause vinte contro i giornali che rivangavano su un 'fatto che non era mai esistito', si continuava a dire 'fra Walter Chiari e Lelio Luttazzi nevica polvere bianca'.
Lo spaventoso equivoco lo chiarisce ancora una volta la moglie del rimpianto Luttazzi - nel suo film interpreta Decio Martinoli, il padrone di casa, un intellettuale che si autodefinisce intellettualoide : "Chiari ha telefonato a Lelio la mattina presto (lui dormiva fino a tardi) e ha risposto la donna di servizio a cui Walter ha lasciato detto di dirgli che aveva chiamato e di telefonare ad un suo amico, lasciandogli il numero, perché lui dall'albergo di Bologna dove si trovava non riusciva a rintracciarlo, e di dirgli, a sua volta, di chiamarlo. Questa persona era uno spacciatore di cui Lelio non conosceva nemmeno l'esistenza ma che era sotto controllo della questura. Tutto qui. E tutto è stato chiarito e il processo stralciato".
Il film non è stato mai mandato in onda dalla Rai che l'aveva prodotto perché era su "un argomento che era meglio non trattare". Era stato ritrovato dalla moglie nella stalla della casa di campagna romana che dovevano lasciare (che è poi quella in cui è stato girato), ma Luttazzi non ne voleva più sapere, le aveva detto persino di buttarlo. Lei invece lo conservò in archivio, lo fece riversare poi in vhs e nel 2000 in dvd. Dopo la morte del marito lo fece vedere a un critico di fiducia che si espresse positivamente e a quel punto venne portato a Paolo Giaccio di Rai5, infine a Piera Detassis e insieme hanno deciso di presentarlo al Festival. Visto che la copia in possesso di Luttazzi non era in buone condizioni sono stati cercati gli originali, il negativo e il positivo (in 16 mm), negli archivi Rai, ed è stato restaurato da L'Immagine Ritrovata di Bologna con la supervisione di Cesare Bastelli, collaboratore di Pupi Avati.
Nella pellicola, oltre a Luttazzi e Valdemarin, recitano Anna Saia (Paola), Annabella Incontrera (Monica), Alessandro Sperlì (il giudice Cesare Calò), Anny degli Uberti (Fausta Calò), Gaby Marini (l'anima vagante), Cinzia Bruno (l'adolescente) e Augusta Mazzoli (Lina, la contadina).
José de Arcangelo