domenica 18 ottobre 2009

Da Roma, un omaggio al caro amico e grande attore Heath Ledger


ROMA, 18 - Al Festival Internazionale del Film di Roma è stato reso omaggio, dalla sezione L’altro Cinema - Extra, a Heath Ledger, l’attore australiano che in pochissimi anni è diventato star indiscussa di Hollywood e che, dopo un’assurda e precoce morte a soli 28 anni, è già diventato mito. E’ stato una sorta di James Dean del terzo millennio perché anche lui come il ‘ribelle senza causa’ - e nonostante ne abbia girato qualche film in più di lui - è stato tormentato ed inquieto protagonista dentro e fuori dal set. Un attore in ascesa che raggiunse la maturità e l’affermazione con “Brokeback Mountain” di Ang Lee e la consacrazione, postuma, con il premio Oscar per il ruolo ne “Il cavaliere oscuro” ultimo (finora) capitolo cinematografico di Batman.

Prima della première italiana dell’atteso film del sempre visionario Terry Gillian di “The Imaginarium of Doctor Parnassus / Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo”, che Heath Ledger non ha potuto ultimare e in cui è stato poi ‘sostituito’ egregiamente in alcune sequenze dai bragi colleghi e amici Johnny Depp, Colin Farrell e Jude Law (hanno devoluto i loro guadagni al figlio del rimpianto attore), il pubblico dell’amata-odiata kermesse romana ha potuto apprezzare alcuni suoi brevi film inediti firmati da regista, portati da (altri) suoi amici-colleghi del collettivo denominato ironicamente The Masses, malgrado i loro progetti non siano certo popolari né tanto meno dei blockbusters.

Già perché l’amato interprete di "Casanova" e "I fratelli Grimm" studiava il mestiere del regista-autore, diventando una specie di mecenate del gruppo di amici artisti. Imparava così tutto il processo creativo: dalla sceneggiatura al montaggio. E, da grande appassionato di musica, ha firmato 6 videoclip con tecniche diverse, dall’astratto all’animazione, passando dalla sperimentazione vera e propria. Tra questi, “Morning Yearning” di Ben Harper e “Black Eye Dog”, dedicato alla memoria del cantautore inglese Nick Drake (pensava anche a un biopic su di lui) che, per uno strano scherzo del destino, morì a soli 26 anni a causa di un’overdose di medicinali, proprio come Ledger.

Secondo la testimonianza dei suoi amici, la produttrice Sara Cline e il regista Mat Amato, Heath si stava preparando ad esordire dietro la macchina da presa con la trasposizione del romanzo “The Queen’s Gambit” (La regina degli scacchi) di Walter Stone Tevis (1983), un ‘gioco’ che era una sua passione. Infatti, Cline e Amato, hanno ricordato l’amico scomparso attraverso gli archivi del collettivo (con il benestare della famiglia dell’attore scomparso), in cui Ledger era entrato negli ultimi 18 mesi di vita.

Il lungometraggio di Gillian - nelle sale dal 23 ottobre, distribuito da Moviemax -, lo vede invece nei panni del misterioso e seducente giovane Tony, strappato dalle grinfie della morte – un’altra coincidenza, visto che proprio il film fa rivivere Ledger ora e per sempre sullo schermo – e che si rivelerà l’asso nella manica di Parnassus nelle sue secolari scommesse col diavolo.

Infatti, il suggestivo e travolgente “Parnassus” è una fiaba senza tempo che racconta le vicende dell’omonimo dottore (Christopher Plummer) che ha lo straordinario dono di realizzare i sogni del pubblico del suo piccolo spettacolo itinerante chiamato l’Immaginarium, coadiuvato dalla figlia Valentina (la fotomodella Lily Cole), dal sarcastico e cinico assistente nano Percy (Verne Troyer) e dal giovane e bonario tuttofare Anton (Andrew Garfield). Tutti i desideri vengono esauditi e le ambizioni realizzate grazie ad un magico specchio. Ma questo dono così speciale gli è stato fatto centinaia di anni fa da Mr. Nick (Tom Waits), uomo divertente e scanzonato che altri non è sennò il diavolo in persona e che in cambio gli aveva preteso, se mai avesse avuto una figlia, la consegna della sua anima al compimento del sedicesimo anno di età.

Nella Londra contemporanea, la figlia di Parnassus è alla vigilia dei 16 anni e Mr. Nick si prepara a riscuotere l’agognato premio. Per fortuna Parnassus è convinto di conoscere il diavolo come le sue tasche e spera di riuscire ad ingannarlo coinvolgendolo nell’ennesima scommessa con una posta ancora più alta. Entrambi dovranno sedurre cinque anime e portarle dalla loro parte. Il primo che raggiungerà l’obiettivo, deciderà del fato della ragazza. E a questo punto ‘arriva’ Tony che, non solo sconvolgerà l’esistenza e i piani dei quattro girovaghi, ma s’innamorerà – ricambiato – della bella e giovanissima Valentina.

Il grande regista è riuscito a sincronizzare la magnifica interpretazione di Ledger ripensando alla storia – scritta con lo stesso co-sceneggiatore di “Brazil” e “Le avventure del barone di Munchhausen”, Charles McKeown - e senza l’aiuto la tecnologia digitale. Infatti, ogni sequenza interpretata da Depp, Farrell e Law rappresenta uno dei vari aspetti del personaggio che Heath andava recitando, ogni volta che ‘entrava’ nel magico specchio. In questo modo, la ‘favola’ umana diventa ancora più suggestiva e si arricchisce di riferimenti all’esistenza umana di ieri, di oggi e di sempre.

“Parla delle persone creative – confessa Gillian a proposito della sua pellicola -, degli artisti. Cercano di ispirare gli altri, incoraggiandoli ad aprire gli occhi per apprezzare la verità del mondo, ma la maggior parte di loro non ha successo. Questa è la realtà. E’ un’idea magica e tragica al tempo stesso, un gruppo di persone straordinarie in un teatro favoloso che viaggia per Londra, ma senza che nessuno ne faccia caso. Sono convinto che, nel mondo moderno, la gente non veda più quello che è veramente importante. Tutti sono concentrati sul loro Ipod, sui videogiochi o a investire in borsa, tutte attività interessanti e che richiedono tempo, però ci sono tante cose straordinarie e importante che accadono là fuori e nessuno presta attenzione”.

Ed ecco che spuntano i riferimenti alla nostra società attuale che, appunto, non sogna più ad occhi aperti, non partecipa a riti culturali collettivi come faceva una volta per il teatro e per lo stesso cinema, dove fantasia e cultura sono tornati ad essere interesse di pochi.

José de Arcangelo