
"The Rowan Waltz" di Alena Semenova (e Aleksandr Smirnov) si ispira a fatti realmente accaduti alla fine della Seconda guerra mondiale, per parlare di delusioni e morte, tradimenti e amore, riflessione e sacrifici. Il tutto raccontato in un melodramma in bilico tra classicismo e modernità. Infatti, a tratti ricorda gli affreschi di certo cinema sovietico anni Sessanta, in particolari di Sergej Bondarcjuk, ma senza la retorica e l'eroismo epico dei drammi di allora. E, naturalmente, l'autrice ci offre lo sguardo femminile su una guerra costata milioni di morti, nato da un episodio raccontato dall'anziana vera protagonista.
Alla vigilia della fine del conflitto, il governo sovietico aveva inviato dei militari nei villaggi della provincia nordoccidentale della Vologda per insegnare agli abitanti rimasti, in gran parte anziani, giovani donne e bambini, a disinnescare le mine lasciate nei campi della zona dai tedeschi. Le ragazze però, all'inizio non prendono sul serio la missione e pensano solo a contendersi l'attenzione dei militari, salvo poi abbandonarsi allo sconforto appena avvengono i primi (mortali) incidenti.

Un bel mélo - nemmeno lungo (98') - che mette a confronto la magnificenza della natura (splendidi i paesaggi della campagna russa) con l'assurda violenza dell'uomo (le mine, annunciatrici di morte). Non si capisce però - come ha confessato il coautore e direttore della fotografia Smirnov - la televisione russa abbia rifiutato di mandarlo in onda, quando il film è stato venduto e visto in diversi paesi, non solo dell'area ex sovietica.
In piazza è stato presentato invece "Peremirie - La tregua" di Svetlana Proskurina, un dramma esistenziale che sottolinea lo stato in cui vivono i cittadini russi oggi. Una situazione di sospensione, naturale ed immutabile al tempo stesso, come quella del protagonista, il giovane camionista Egor Matveev (il bravo Ivan Dobronravov, l'ex ragazzo de "Il ritorno" di Andrej Zvjagincev). Dopo una serie di tappe, il giovane approda in un villaggio non segnato su nessuna carta geografica, che potrebbe essere il luogo della sua nascita. Ed è testimone di un conflitto scoppiato da lungo tempo tra minatori e abitanti della cittadina, le cui cause restano misteriose. Incontra alcuni compagni

Lucido e coinvolgente, è un dramma in sospeso (e dal finale aperto) come i suoi protagonisti, dove niente è come sembra, mentre regnano il degrado ad ogni livello (umano, sociale, architettonico, ecologico) e una certa rassegnazione. E la vita pare non avere più nessun valore.
Per i documentari russi è toccato a "Pure Thursday - Un giovedì pulito" di Aleksandr Rastorguev. Uno sconcertante film sull'orrore della guerra cecena attraverso il punto di vista dei giovani russi, i quali, confusi e spaventati, non sono pronti a morire. La solitudine e la paura attraveso il contrasto visivo (ed emotivo) tra semplice azioni di routine (farsi la barba o la doccia, cucinare, mangiare) e terribili atti di guerra (essere costretti a saltare da un aereo senza paracadute, un attacco improvviso). Nel documentario

Il Bertolucci de "La tragedia di un uomo ridicolo" (1981) ha aperto la giornata della retrospettiva dei suoi film, mentre "L'ultimo imperatore" (1987), in versione originale inglese con sottotitoli italiani) l'ha chiusa.
Il Dopofestival ha proposto, infine, una interessante selezione dal festival parigino "Signes de Nuit". Una carrellata nel mondo del corto di videoarte, tra sperimentazione e riflessione, tra estetica e comunicazione (espressione), tra diversità ed originalità.
"Signes de nuit propone film che riflettono nuovi punti di vista, immagini originali e approcci critici sui nodi cruciali della modernità. Un luogo per il cinema che espande i propri confini. Un cinema stupefacente, diverso, potenzialmente libero dalla pressione della tradizione, pronto a sperimentazioni imprevedibili, con l'obiettivo di stabilire una comunicazione che fuoriesca dalle semplificazini offerte dai mass-media".
José de Arcangelo